Lo stipendio da 4 euro l’ora è “anticostituzionale”, azienda condannata a risarcire dipendente
Pagare meno di 4 euro l’ora un dipendente è “anticostituzionale”: lo ha stabilito un giudice del lavoro di Milano, che ha accolto il ricorso di una lavoratrice padovana che percepiva 3,96 euro per ogni ora. L’azienda ha violato l’articolo 36 della costituzione, secondo il quale “il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.
La donna, dipendente di Civis, società di vigilanza privata con sede legale a Milano, si era rivolta all’Adl Cobas per intentare causa contro i datori di lavoro. La società la pagava circa 640 euro netti, al di sotto della soglia di povertà stimata dall’Istat nel 2020 (840 euro), per svolgere servizio di portierato in un magazzino della grande distribuzione.
I giudici hanno imposto a Civis di prendere come riferimento per l’inquadramento della donna il Ccnl “Portierato”, che prevede differenze retributive di 372 euro mensili, il 30% in più di quanto corrisposto attualmente. Inoltre hanno stabilito che gli altri contratti di settore, il “S.A.F.I.” (firmato dalla UIL) e “Aiss” (firmato da UGL), sono illegittimi perché prevedono una retribuzione al di sotto della soglia di povertà.
Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte: “Cifre come questa non permettono di vivere una vita dignitosa: sono paghe da fame, che violano quanto scritto nella nostra Costituzione all’art. 36”.
Anche il Capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in commissione Lavoro della Camera, Franco Mari, sottolinea come “dopo la sentenza del giudice del lavoro di Milano tocca al Parlamento: Le opposizioni hanno il dovere di fare una sintesi, non al ribasso, tra le cinque proposte di legge sul Salario Minimo in discussione”.