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L’autista NCC: “Molti bergamaschi tornavano da Wuhan e non facevano quarantena”

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L’autista NCC: “Molti bergamaschi tornavano da Wuhan senza quarantena”

Mentre va avanti l’inchiesta della procura di Bergamo sulla gestione dell’emergenza Coronavirus in Lombardia, un autista NCC ha raccontato a Repubblica che “tra febbraio e marzo molti imprenditori bergamaschi tornavano da Wuhan (primo focolaio di Covid-19 nel mondo) senza andare in quarantena”. Era proprio lui ad andarli a prendere in aeroporto e ad accompagnarli fino a casa: “Arrivavano a Orio al Serio, Linate, Malpensa. Quando, con il lockdown, gli aeroporti hanno chiuso, sono andato a recuperare i clienti in Svizzera (a Zurigo o a Lugano per i jet privati) e a Nizza. Perché tanti clienti di rientro hanno dovuto volare su questi scali. Poi macchina fino a Bergamo. Mi chiedevo perché queste persone, che tornavano da Pechino, Shanghai, Wuhan, Shenzhen, non venissero messe in quarantena. La stessa domanda se la sono fatta anche i miei colleghi”.

Una domanda piuttosto lecita, visto che già a fine febbraio (il 23) erano stati registrati i primi casi di Coronavirus nella Val Seriana, che sono piuttosto noti i rapporti stretti tra alcune aziende locali con la Cina e che oggi è abbastanza chiaro che il Covid girasse nella Bergamasca da ben prima. “La mia media è di 12mila chilometri l’anno – spiega ancora l’autista NCC – ma tra febbraio e marzo ne ho fatti 3.700. Non abbiamo mai smesso di lavorare. Quando il Governo ha deciso di chiudere l’intera Italia, il 10 marzo, il trasporto pubblico non di linea, i taxi e gli NCC sono stati esentati dal divieto. E’ in quel periodo che l’autista ha toccato con mano cosa è successo in quella delicata fase dell’emergenza: “Le aziende hanno continuato a lavorare fino al blocco delle attività non essenziali. Alcune hanno iniziato a rallentare già prima. Però per tutto febbraio ho trasportato clienti business. Tanti di ritorno dall’Oriente. Via Francoforte, Berlino, Monaco, Londra. Imprenditori della Val Seriana e che in valle abitano anche. Ho visto tantissimi studenti, Erasmus e non, che atterravano a Orio al Serio, accolti dalle famiglie al completo. Mamme, papà, fratelli, nonni. Baci e abbracci e zero controlli”.

Quando è esploso il focolaio di Alzano e Nembro (a cui TPI ha dedicato un’inchiesta a puntate), l’autista NCC ha iniziato a prendere precauzioni sul lavoro: “Sanificazione dell’auto, niente strette di mano, distanza per quanto possibile”. E quando il 12 marzo vengono chiusi anche 23 aeroporti italiani, gli imprenditori di rientro dalla Cina non si sono di certo arresi: “Nizza, Zurigo, Lugano. Molti si sono fatti venire a prendere lì. Anche al confine. Un’auto dall’aeroporto. Un’altra, la mia, dal confine. Hanno rivisto i piani di viaggio in base a divieti e chiusure”. Una testimonianza, questa, che potrebbe dimostrare quanto abbia pesato quel periodo di incertezza a cavallo dei primi Dpcm del Governo, in cui molte persone rientravano in Italia senza alcun controllo, sull’esplodere della pandemia in tutta Italia.

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