Sui vaccini AstraZeneca non c’è nessun allarme: ecco i dati che lo dimostrano
Una nota metodologica del professor Enrico Gori, Ordinario di Statistica Metodologica all'Università di Udine, e di Raffaella Marin, senatrice leghista che siede nella Commissione Igiene e Sanità
Allarme generale! Sembra che tra i vaccinati accadano eventi nefasti proprio come succede, normalmente, a coloro che non sono vaccinati: attacchi di cuore, trombosi, incidenti stradali ecc. In Inghilterra ben 275 morti tra i vaccinati con AstraZeneca (il vaccino che va per la maggiore in UK). Grossi titoloni nei giornali. Che strano eh? Non tanto. Perché il vaccino rende immuni dal Covid e non dalla morte!
Se un vaccino è un buon vaccino, infatti, non esistono “morti per vaccinazione” ma esistono “morti con vaccinazione”, per qualche causa di morte (come la trombosi). Per stabilire se è colpa del vaccino si confrontano le proporzioni di morti per quella causa, tra i vaccinati e tra i non vaccinati. Se la proporzione è grosso modo la stessa non si può attribuire la causa della morte al vaccino!
Regno Unito: 66 milioni di abitanti; 600mila morti mediamente all’anno, pari a 1.643 morti al giorno; vaccinati (ad oggi) 16 milioni, morti attesi giornalieri tra i vaccinati: 1.643 x (16/66) = 398. È dunque cosa strana se muoiono 275 persone vaccinate con AstraZeneca ? La risposta è no!
Ancora. Vorremmo far notare che il numero medio di morti in periodi no Covid in Italia è circa 600mila. Non vorremmo sconvolgere affermando che, pertanto, se tutta la popolazione italiana si vaccinasse, “dopo” il vaccino si verificherebbero, nel giro di un anno, 600mila morti! Alcuni di questi, anche nel giorno del vaccino, anche se può sembrare strano: si guardi al paradosso del compleanno!
Per semplicità assumiamo che N persone si vaccinino tutte nello stesso giorno e che, per effetto della mortalità generale, p di queste moriranno entro l’anno. Il modo più semplice per calcolare la probabilità P(p) che ci sia almeno una persona, tra queste p persone, che muoia lo stesso giorno in cui si sono vaccinate, è calcolare dapprima la probabilità P1(p) che ciò non accada.
Il ragionamento è questo: data una qualunque persona del gruppo di p persone che moriranno nell’anno, vi sono 364 casi su 365 per i quali il giorno della morte si verifichi in un momento diverso da quello di vaccinazione; se si considera una seconda persona, anche per questa ci sono 364 casi su 365 e via dicendo.
Quindi (poiché è logico assumere che le morti siano eventi indipendenti): P1(p) = (364/365)^p, da cui P(p) = 1- (364/365)^p, il cui grafico in funzione di p è illustrato nella figura, la quale ci dice che all’aumentare dei vaccinati (e quindi dei morti attesi in relazione alla mortalità generale) già con 1.000 morti attesi (abbiamo detto che se tutti gli italiani si vaccinassero questi sarebbero 600mila non 1000!) la probabilità di osservare almeno un vaccinato che muore nel giorno del vaccino è quasi del 95%!
Veniamo ora ai due casi di trombosi dopo il vaccino AstraZeneca in Italia. Secondo la Fondazione Veronesi, la trombosi è la terza più comune malattia cardiovascolare subito dopo l’ischemia miocardica e l’ictus cerebrale. L’incidenza esatta non è nota, ma è stimata in 50amila casi all’anno in Italia, ovvero 2,28 casi x milione al giorno.
Ora, se su 1,5 milioni di vaccinati Astrazeneca in Italia si sono verificati 2 casi di trombosi, pari a 1,34 x milione (e su più giorni), questi sono morti “per il vaccino” o “con il vaccino”? Poiché tale incidenza è sempre inferiore a quella che si osserva tra i non vaccinati (2,28 di cui sopra) dobbiamo concludere che si tratta, con altissima probabilità, di “morti con il vaccino” e non “per il vaccino”.
In relazione a questi dati ed evidenze metodologiche, si evidenzia la necessità di una opportuna campagna di informazione che, chiarendo la “normalità” del fenomeno “morti tra i vaccinati” e “morti nello stesso giorno del vaccino”, rinvii ogni decisione agli organi sanitari competenti dopo le valutazioni del caso, e metta al bando gli allarmismi nella stampa, TV e social, che rischiano di minare la fiducia nella campagna vaccinale.
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