Assolti per stupro di gruppo, la Corte europea condanna l’Italia: “Nella sentenza pregiudizi verso le donne”
Assolti per stupro di gruppo, la Corte europea condanna l’Italia
La Corte europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia per una sentenza su un presunto stupro di gruppo che aveva visto l’assoluzione dei sei imputati accusati della violenza ai danni di una ragazza.
La vicenda risale al 2008 quando una giovane ha denunciato sei ragazzi, tutti tra i 20 e i 25 anni all’epoca dei fatti, per un presunto stupro di gruppo avvenuto nella Fortezza da Basso, a Firenze.
In primo grado i giovani erano stati tutti condannati a quattro anni e mezzo di reclusione per violenza sessuale, ma la Corte d’Appello di Firenze nel 2015 aveva ribaltato la sentenza con l’assoluzione degli imputati. Una decisione che aveva provocato lo sgomento della vittima, la quale ha quindi fatto ricorso alla Corte di Strasburgo.
Ricorso che ha provocato la condanna della Corte europea ai danni dell’Italia, che si tramuterà in un risarcimento per danni morali del valore di 12mila euro in favore della ragazza. Secondo il tribunale di Strasburgo, infatti, la sentenza della Corte d’appello di Firenze utilizza “un linguaggio e argomenti che veicolano pregiudizi sul ruolo delle donne che esistono nella società italiana” e in diversi passaggi “non rispetta la vita privata e l’integrità personale” della vittima.
I giudici hanno ritenuto che i diritti della ragazza non siano stati “adeguatamente tutelati” e hanno sottolineato come fossero ingiustificati i “riferimenti fatti alla lingerie rossa ‘mostrata’ dalla ricorrente durante la serata” in cui è avvenuto il presunto stupro e le “osservazioni riguardanti la bisessualità, le relazioni, il rapporto sessuale sentimentale e occasionale”.
Nella sentenza della Corte d’Appello di Firenze, infatti, si faceva riferimento alla vita “non lineare” della ragazza, che veniva definita: “Un soggetto fragile ma al tempo stesso creativo, disinibito, in grado di gestire la propria (bi)sessualità, di avere rapporti fisici occasionali di cui nel contempo non era convinta”.
La stessa giovane all’epoca dell’assoluzione in un’intervista a La Repubblica, dichiarò: “Hanno giudicato me e la mia vita, non quello stupro. A loro interessava che fossi bisessuale o che genere di mutandine indossassi quella notte, non quello che avevo subito”.