“Troppo arsenico nelle acque del viterbese”: l’Ue denuncia l’Italia alla Corte di giustizia
Dopo l'inchiesta di TPI il tema assume sempre più importanza
“Troppo arsenico nel viterbese, le acque non sono sicure”: così la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia per la fornitura del servizio idrico. TPI, con l’inchiesta “Acqua amara” aveva già denunciato questa situazione gravissima dove 350mila cittadini si sono ritrovati senza accesso all’acqua potabile poiché piena di arsenico, sostanza cancerogena certa. L’ISDE (asssociazione medici per l’Ambiente) l’ha definita “la più grande crisi umanitaria europea degli ultimi anni”. Chi sono i responsabili di tutto questo? La società partecipata e ente gestore Talete Spa e soprattutto gli amministratori locali e regionali, che dovevano dearsenificare le acque e non lo hanno fatto, che dovevano controllare e non lo hanno fatto.
La denuncia Ue
Infatti, la decisione dell’Ue arriva “poiché da molto tempo in alcune zone della provincia di Viterbo, nel Lazio, i livelli di arsenico e fluoruro nell’acqua superano i valori parametrici stabiliti dalla direttiva sull’acqua potabile: ciò può danneggiare la salute umana, in particolare quella dei bambini”, scrive l’esecutivo di Bruxelles.
“Sono sei – si legge nella nota – le zone in cui i livelli sicuri di arsenico nell’acqua potabile restano al di sopra delle soglie di sicurezza: Bagnoregio, Civitella d’Agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Ronciglione e Tuscania. Nelle zone di Bagnoregio e Fabrica di Roma sono state inoltre superate le soglie di sicurezza per il fluoruro”.
“Sebbene la Commissione accolga con favore sia l’adozione da parte dell’Italia di misure che vietano o limitano l’approvvigionamento idrico nelle zone interessate, sia l’invio ai consumatori di informazioni sulla situazione, ad oggi sei zone di approvvigionamento idrico non sono ancora pienamente conformi alla direttiva“, scrive la Commissione.
La normativa
Il deferimento è per mancato rispetto delle prescrizioni della direttiva sull’acqua potabile (direttiva 98/83/CE). La direttiva impone agli Stati membri di garantire che le acque destinate al consumo umano siano salubri e pulite, e richiede che nell’acqua potabile non siano presenti microrganismi e parassiti, né sostanze che potrebbero rappresentare un pericolo per la salute umana.
In particolare, per quanto riguarda l’arsenico i limiti prestabiliti sono 10 microgrammi/litro. Mentre in alcune zone del viterbese i valori sono addirittura di 5 volte superiori a questo numero.
Acqua Amara è diventata anche una petizione su Change.org per l’acqua pubblica e potabile a Viterbo, firma qui.