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Il Governo vuole ricucire con Arabia Saudita ed Emirati: via il divieto di vendere armi per la guerra in Yemen

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Un'immagine del raduno per il sesto anniversario della campagna militare a guida saudita nello Yemen. credit: Ansa foto

La decisione non riguarda l'export di bombe o missili che potrebbero essere utilizzate nella guerra in Yemen, ma di fatto la clausola impegna tutto il resto degli armamenti e sistemi esportabili nei due Paesi

Il governo italiano ha deciso di eliminare la clausola cosiddetta “end-user certificate” rafforzata sulla vendita di armi verso i due Paesi del Golfo, Arabia Saudita ed Emirati Arabi. Nonostante la decisione non riguardi l’export di bombe che potrebbero essere utilizzate nella guerra in Yemen, di fatto la clausola impegna tutto il resto degli armamenti e sistemi esportabili nei due Paesi.

Se dunque l’export di bombe resta bloccato, a cosa serve questa modifica? Eliminare un ostacolo alla vendita di armi di altro tipo che saranno così utilizzabili nel conflitto yemenita serve a recuperare un rapporto diplomatico, in special modo con Abu Dhabi, che è oggi ai minimi storici.

“Stiamo tornando a un normale regime (di esportazione). Le armi possono essere potenzialmente utilizzate in Yemen”, ha affermato Michele Nones, vicepresidente dell’Istituto Affari Esteri italiano (IAI).

“Chinare il capo di fronte a queste ritorsioni vuol dire cedere a un ricatto“, dichiara al Fatto Quotidiano Giorgio Beretta, analista dell’osservatorio Opal Brescia. Mentre Francesco Vignarca di Rete Italiana Pace e Disarmo chiede: “Si tratta di una mossa per riavvicinare un Paese che dopo un solo blocco all’export in 30 anni ha iniziato a ricattarci. Sono questi i famosi ‘partner strategici’ coi quali vogliamo intrattenere stretti rapporti commerciali?”.
La domanda è lecita. L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti sono protagonisti di una pesantissima aggressione che dal 2015 portano avanti contro lo Yemen. Le restrizioni per le esportazioni di armi verso i due stati del Golfo erano stati rafforzate due anni fa a seguito delle proteste per la guerra, definita dalle Nazioni Unite la più grande crisi umanitaria del mondo.Infuriati per il divieto, gli Emirati Arabi Uniti avevano chiesto all’Italia di ritirare aerei e personale dalla base aerea di al Minhad nello stato del Golfo entro il 2 luglio. I media italiani hanno riferito che le aziende italiane erano preoccupate di perdere i contratti civili a causa del litigio.

Come riporta l’AntiDiplomatico, proprio nei giorni scorsi, i portuali avevano denunciato il passaggio nel porto di Genova di una “nave della morte” carica di armi per l’Arabia Saudita, senza che le autorità effettuassero un’ispezione. Senza, soprattutto, che nel mondo politico si alzasse una voce di protesta.

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