Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 18:15
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Cronaca

Sei anni fa la strage di Lampedusa: “I miei figli sopravvissuti sono tornati sull’isola per non dimenticare”

Immagine di copertina
L'arrivo di uno dei due superstiti del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, Lampedusa, 2 ottobre 2019. ANSA/ PASQUALE CLAUDIO MONTANA LAMPO

Il 3 ottobre 2013, al largo di Lampedusa, un barcone si rovescia e affonda: muoiono 368 migranti in quello che è considerato uno dei peggiori naufragi del Mediterraneo. Oggi, Giornata della memoria e dell'accoglienza, Lampedusa ricorda tutte le vittime delle migrazioni.

Oggi l’anniversario della strage del 3 ottobre 2013 a Lampedusa. I superstiti sull’isola per non dimenticare le vittime di ogni naufragio

Lillo e Piera ricordano tutti i nomi di chi negli anni ha bussato alla porta della loro casa, a Lampedusa. Il primo è stato Mohamed: nel 2011 era scappato da solo dalla Tunisia e ha suonato il campanello per cercare un paio di scarpe. Ogni domenica ha trovato un pasto e compagnia. “La primavera araba ci ha fatto capire cosa significava fuggire dalle guerre e dalla povertà. Sull’isola tutti ci siamo rimboccati le maniche per accogliere chi ne aveva bisogno”, ricorda a TPI Bartolomeo Maggiore, che lavora come assistente amministrativo nell’istituto comprensivo Luigi Pirandello. Sua moglie, Piera Macaluso, è ispettrice della polizia municipale. Da quel momento, i due hanno aiutato come potevano i migranti arrivati sull’isola e la famiglia si è allargata. 

“Il 3 ottobre 2013 è stato una tragedia. Non riesco a dimenticare i corpi chiusi nei sacchi neri sul pontile. Non sono riuscito a sopportare quell’immagine”, racconta Maggiore. È appena arrivato in ufficio, quando legge la notizia del barcone affondato al largo dell’Isola dei Conigli. Le vittime sono almeno 368 in quello che è considerato uno dei più gravi naufragi nella storia del Mediterraneo.

Tornando a casa incontra Alex, uno dei sopravvissuti. “In strada ho visto un ragazzo che piangeva e l’ho invitato a prendere un caffè. Non potevo immaginare cosa avesse appena passato. L’ho portato da me a mangiare e a fare una doccia. Mia moglie ha preparato un the caldo”, prosegue. “Il giorno dopo, Alex è tornato da noi insieme a Tami, un suo amico”.

Alex e Tami sono sopravvissuti alla lunga notte in cui il barcone, partito dal porto libico di Misurata, si è rovesciato a 800 metri dell’Isola dei Conigli, la striscia di terra separata da Lampedusa. A bordo della nave ci sono tra le 520 e 555 persone. I superstiti sono 155 anche se qualcuno sostiene che ci sono una ventina di dispersi. Secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni, la causa del naufragio è un incendio scoppiato nella stiva quando l’imbarcazione è ancora ferma in attesa dei soccorsi. Le fiamme scatenano il panico a bordo e spingono tutti i passeggeri da un lato, causando il rovesciamento dell’imbarcazione. Centinaia di vittime muoiono in mare, dove si riversano i litri di nafta presenti nella stiva. Molti migranti muoiono intossicati e molti affogano. 

“Da quando li abbiamo conosciuti, sono diventati parte della famiglia. Sono nostri figli ed è stato doloroso vederli andare via”, aggiunge Maggiore. Alex vive in Olanda: ha ottenuto il diploma, lavora in un’officina di biciclette e ha due figli. Tami vive in Norvegia, dove studia e lavora. E nella famiglia si è aggiunto anche Seidou, adottato. Era arrivato in Sicilia su un barcone il 4 gennaio del 2014, dopo un viaggio nel deserto partito da un villaggio del Senegal. Ora si è diplomato e lavora.

“Alex e Tami hanno realizzato i loro sogni e, come padre, non posso che esserne felice. Sono venuti entrambi a Lampedusa per ricordare chi non c’è più. Nella traversata, Alex aveva perso il suo migliore amico e sono tante le famiglie che non hanno avuto nemmeno un corpo da piangere”.

Oggi, Giornata internazionale della memoria e dell’accoglienza, i sopravvissuti alla tragedia incontrano gli oltre duecento studenti arrivati sull’isola da tutta Europa per parlare di migrazioni, diritti e integrazione. “Partecipo anche io alla marcia verso la Porta d’Europa. La memoria è un atto doveroso. Ed è bello vedere qui tutti questi giovani. Mi ridà fiducia in un’Europa che può essere diversa da quello che è diventata. Accogliente e aperta”.

Ti potrebbe interessare
Cronaca / Chi era Ennio Doris, il banchiere raccontato nel film C’è anche domani
Cronaca / Landini alla Marcia Mondiale per la Pace a Bologna: “La lotta per la pace e la giustizia sociale sono inseparabili”
Cronaca / Torino, madre uccide la figlia di 10 mesi nella vasca da bagno e poi tenta il suicidio
Ti potrebbe interessare
Cronaca / Chi era Ennio Doris, il banchiere raccontato nel film C’è anche domani
Cronaca / Landini alla Marcia Mondiale per la Pace a Bologna: “La lotta per la pace e la giustizia sociale sono inseparabili”
Cronaca / Torino, madre uccide la figlia di 10 mesi nella vasca da bagno e poi tenta il suicidio
Cronaca / Alessandro Basciano arrestato per stalking nei confronti dell'ex Sophie Codegoni
Cronaca / Cesara Buonamici denuncia per stalking il fratello Cesare: “Perseguitava lei e il marito”
Cronaca / Sciopero dei treni a novembre 2024: quando sarà il prossimo?
Cronaca / Napoli, bambino di 10 anni accoltella 13enne che rifiuta di consegnargli il pallone
Cronaca / Lecce, 26enne inala la "droga della risata" da un palloncino e muore
Cronaca / Il giallo del panino e il chirurgo bocciato al test di medicina: cosa sappiamo finora sulla morte di Margaret Spada
Cronaca / Chi era Amar Kudin, il poliziotto-rugbista di 32 anni morto nell’incidente fra due volanti a Roma