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Home » Cronaca

Andrea Purgatori, “scambiati postumi di ischemia per metastasi”. Martedì la tac, mercoledì l’autopsia

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Si continua a indagare sulle cause che hanno portato alla morte di Andrea Purgatori, il noto giornalista scomparso a 70 anni. I magistrati hanno iscritto due nomi sul registro della Procura. Si tratterebbe dei sanitari che, lo scorso maggio, gli diagnosticarono un tumore avanzato, con metastasi al cervello, nella struttura privata Pio XI, fra cui il dottor Gianfranco Gualdi, responsabile della Radiologia della clinica.

Un lutto improvviso, su cui ora si cerca di fare chiarezza. Purgatori aveva un tumore ai polmoni. Ma il giornalista sarebbe stato stremato dalle cure errate. Fino a metà maggio aveva lavorato, non immaginando che sarebbero stati i suoi ultimi giorni di vita. Bisognerà cercare di ricostruire cosa è avvenuto negli ultimi tre mesi nella vita del conduttore di Atlantide.

L’agonia di Andrea Purgatori è cominciata lo scorso 24 aprile, il giorno in cui ha scoperto di avere un tumore. Si era sottoposto a controlli per chiarire a cosa fosse dovuta quell’eccessiva spossatezza che lo stava colpendo. Il dottor Gualdi, uno dei due indagati per omicidio colposo, lo ha ricevuto alla casa di cura Pio XI, sull’Aurelia a Roma. Purgatori si era sottoposto a Tac e biopsia alla casa di cura Villa Margherita, un’altra struttura della Capitale. E poi, si era rivolto al dottor Gualdi, che gli aveva prescritto un percorso di radioterapia a causa di alcune metastasi riscontrate al cervello.

Martedì si effettuerà una Tac che dovrà accertare se esistesse o meno la massa tumorale diagnosticata alla clinica Pio XI, mercoledì l’autopsia per scoprire le cause della morte di Purgatori. Dopo la diagnosi, il cronista ha iniziato cure ad alto dosaggio, ma continuava a stare male. Così, dopo un nuovo controllo a Villa Margherita (la casa di cura dove aveva effettuato la prima Tac e la biopsia), arriva un responso a sorpresa: le metastasi al cervello non ci sono.

Possibile che Gualdi si sia sbagliato? Purgatori a quel punto si rivolge ad un altro medico, Alessandro Bozzao, un docente della Sapienza secondo cui le metastasi non ci sarebbero mai state, si legge su Il Messaggero. Qui nasce lo scontro tra i due dottori, quest’ultimo e il dottor Gualdi. Le condizioni del giornalista nel frattempo precipitano. Lui è stremato dalle cure che non funzionano e l’8 luglio viene accompagnato in ospedale, probabilmente colpito da un’ischemia. Morirà 10 giorni più tardi.

Un’ischemia che sarebbe stata trascurata e dunque verosimilmente fatale. Per questo sono state acquisite le cartelle cliniche nelle strutture private che lo avevano in cura, oltre al Policlinico dove è morto. Bozzao, il medico che ha visitato Purgatori dopo la diagnosi del collega indagato, ha parlato a Il Messaggero spiegando gli errori che, secondo lui, sono stati fatti nel caso del giornalista: “Gli esami che ha fatto il paziente sono stati corretti, è l’interpretazione che può essere variabile. La diagnosi dipende dall’esperienza di chi la fa”, ha spiegato. “L’interpretazione diversa da parte di chi ha eseguito gli esami ha portato a conseguenze terapeutiche diverse rispetto a quelle che avrei scelto io. Io ho le mie opinioni, chi ha letto le altre risonanze ne ha un’altra, e di conseguenza sono state fatte terapie mirate”.

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