Alluvione in Emilia-Romagna: oltre mille sfollati, ma ha smesso di piovere
A meno di un anno e mezzo dall’alluvione del maggio 2023, l’Emilia-Romagna è di nuovo in ginocchio per il maltempo. Il ciclone Boris – che nei giorni scorsi ha già duramente colpito l’Europa centrale – si è abbattuto in particolare sulle province di Bologna, Ravenna e Forlì e si segnalano danni e disagi anche nella parte settentrionale delle Marche.
Sono oltre un migliaio gli sfollati, di cui 800 nel ravvenate, mentre è stata smentita la notizia secondo cui a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, ci sarebbero due persone disperse per il crollo di un tetto.
La Protezione civile ha diramato l’allerta rossa su tutta la provincia di Bologna e la Romagna, mentre il Governo si è detto pronto a valutare la dichiarazione di stato di emergenza.
Oggi, venerdì 20 settembre, le condizioni meteorologiche sono migliorate: sulle zone alluvionate splende finalmente il sole, ma i fiumi continua scorrere e resta elevato il rischio di frane.
Migliaia di case sono invase da acqua e fango, diverse strade sono ancora chiuse, mentre -dopo una giornata quasi intera di stop – la circolazione ferroviaria è ripresa ovunque, tranne che lungo la tratta tra Ravenna e Castelbolognese via Lugo.
Proprio a Lugo, nel ravennate, i pazienti ricoverati in ospedale sono stati trasferiti in via precauzionale presso altre strutture dell’Ausl Romagna per possibili interruzioni di energia elettrica o altri disservizi.
In diversi Comuni restano in vigore le ordinanze dei sindaci che impongono ai cittadini di trasferirsi ai piani alti degli edifici.
Intanto, l’alluvione ha generato una dura polemica politica tra il Governo di centrodestra e la Regione Emilia-Romagna, guidata dal centrosinistra. Il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci accusa l’Amministrazione regionale di non aver speso i fondi contro il dissesto idrogeologico stanziati da Roma. “Falso, questo è sciacallaggio”, replica la presidente facente funzioni dell’Emilia-Romagna, Irene Priolo.