Allarme siccità, l’Italia è a secco: manca l’acqua in quasi tutte le regioni
Ci sono zone d’Italia in cui non piove da 50 giorni: la siccità sta diventando cronica e rischia di passare in secondo piano rispetto alle altre emergenze in atto, ma per le Nazioni Unite è “la prossima pandemia mondiale per la quale non esistono vaccini”.
Il sociologo e attivista Carlo Petrini, in un articolo per La Stampa, ricorda che “attualmente la siccità colpisce già circa 1,5 miliardi di persone, ma secondo le stime, al 2030, il 40% della popolazione mondiale sarà soggetta a condizioni di stress idrico”.
Questi dati descrivo una situazione allarmante e dovrebbero essere da stimolo “per azioni di adattamento e mitigazione“.
La situazione
“I climatologici – scrive Petrini – si riferiscono al bacino del Mediterraneo indicandolo come un hot spot dei cambiamenti climatici; dove eventi estremi quali bombe d’acqua, ondate di calore e siccità si possono verificare con maggiore probabilità e intensità. Limitandoci al fenomeno della siccità e al 2021. I dati riportano un deficit idrico che ha pervaso quasi tutte le regioni della nostra Penisola. Con l’anno nuovo la situazione non è migliorata. In Piemonte non piove da 50 giorni. Il livello dei bacini fluviali e lacustri è sceso al di sotto delle medie storiche del periodo e le montagne sono prive di neve”.
A subire i danni maggiori provocati dalla siccità è chi dipende dal lavoro agricolo, “settore legato a doppio filo all’acqua che è essenziale per lo sviluppo di qualsiasi coltura”. Secondo uno studio della Coldiretti la mancanza di pioggia genera una perdita economica di un miliardo di euro annui.
Cosa fare
Per far fronte a questa emergenza Carlo Petrini chiede “misure volte a contrastare i danni”. E, a livello macro, chiede l’approvazione del “piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Un documento che – scrive il sociologo – è in fase di approvazione dal 2018 e che permetterebbe di indirizzare sapientemente le risorse del Pnrr verso interventi di adattamento e mitigazione. Tra i primi vanno annoverati il potenziamento del riutilizzo dell’acqua piovana e l’urgente ristrutturazione della rete idrica nazionale. Dove oggi viene perso il 42% dell’acqua immessa”.