Dossieraggi, ecco perché la Equalize spiava Alex Britti
L’ex suocero di Alex Britti cercava informazioni che potessero mettere in cattiva luce il cantautore. È quanto emerge dall’inchiesta dei magistrati di Milano sulla presunta associazione a delinquere che spiava politici, imprenditori e personaggi dello spettacolo per poi vendere le notizie raccolte o per utilizzarle a scopo estorsivo.
Britti è fra i nomi che erano oggetto delle attenzioni della Equalize, la società di investigazioni che costituiva il perno della presunta organizzazione criminale, che lo avrebbe fatto pedinare e sarebbe persino riuscita a organizzare un fermo di polizia per incastrarlo.
Secondo quanto scrive il quotidiano La Verità, a rivolgersi all’agenzia di via Pattari per reperire informazioni sull’artista sarebbe stato Fulvio Pravadelli, ex manager di Publitalia e direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo, nonché padre di Nicole Pravadelli, ex compagna di Britti e madre di suo figlio.
La vicenda si inserisce nell’ambito del contenzioso tra il cantautore e la donna per l’affidamento del figlio. In un primo tempo era stato deciso l’affido condiviso del ragazzo, che viveva con la madre a Roma e che il padre poteva vedere quando voleva. Poi, però, Nicole Pravadelli si è dovuta trasferire a Milano per lavoro e i giudici hanno stabilito che il figlio dovesse rimanere nella Capitale con il padre.
Il padre della donna si sarebbe quindi rivolto alla Equalize per realizzare un dossier su Britti allo scopo di trovare qualche elemento che potesse riportare il nipote sotto l’affido della madre: una ricostruzione che gli avvocati dell’ex manager Publitalia smentiscono categoricamente.
In una intercettazione agli atti, uno dei principali indagati, l’informatico Nunzio Calamucci, dice: “Ci hanno chiesto di trovare qualunque cosa che possa mettere in cattiva luce Britti, stiamo verificando i suoi precedenti, anche quelli di polizia. Sai, mi risulta che ha una roba vecchia del 1991 per droga: era detenzione ai fini di spaccio. Lo sapete no? All’epoca per una canna condivisa ti prendevi lo spaccio. Per la sua ex suocera sapere che è stato implicato in una cosa del genere sarebbe oro”.
Britti sarebbe stato anche pedinato da emissari della Equalize. Addirittura sarebbe stato organizzato un fermo “pilotato” dell’artista alla stazione centrale a Milano: “Ci siamo inventati il fermo, il tipo che era con lui potrebbe avere addosso qualcosa, ci avevano dato una mano colleghi della stazione. Ma niente, avevamo sperato di trovarlo nei guai”, riferisce sempre Calamucci.
Nelle carte dell’inchiesta si legge anche di un colloquio tra Britti e Vittorio Brumotti, l’inviato del programma tv Striscia la Notizia che si occupa spesso di servizi contro lo spaccio di droga. “Brumotti l’ha beccato in una festa”, racconta al telefono Calamucci: “Lo ha fatto parlare tra una battuta e l’altra, un po’ in confidenza. Alla fine, ha registrato tutto. E ora abbiamo quel materiale, una registrazione che può essere utile per agitare un po’ Alex”. In realtà, però, sembra che Britti abbia al massimo di aver fumato qualche spinello per calmarsi prima dei concerti.
In una nota, l’avvocato Jacopo Pensa, che assiste Fulvio Pravadelli, precisa che il mandato alla Equalize era stato “conferito esclusivamente a tutela della figlia” e che “non è mai stato quello di acquisire informazioni pregiudizievoli sul medesimo, né tanto meno di spiarne la vita [di Alex Britti, ndr]”. “Si è dunque trattato di un rapporto personale, passato attraverso lo studio legale di riferimento e da condurre con la massima trasparenza, regolarmente documentato e retribuito da Fulvio Pravadelli. C’è da aggiungere che, alla fine, i dati acquisiti non sono stati neppure mai utilizzati, né sul piano legale, né tantomeno in altri ambiti. Fulvio Pravadelli è dunque del tutto estraneo alle vicende di natura illecita di cui i media riferiscono in questi giorni”, si legge nella nota del legale.