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Home » Cronaca

“I giorni più duri della mia vita”: Alessia Piperno rivive il periodo di prigionia nel carcere di Evin

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A un mese esatto dal suo ingresso da detenuta nel carcere di Evin a Teheran Alessia Piperno, la travel blogger finalmente libera e rientrata in Italia, racconta la sua prigionia in Iran. “Non ho fatto nulla per meritarmi di essere rinchiusa tra quelle mura, e non posso negare che siano stati i giorni più duri della mia vita”. “Nei primi giorni di settembre – ha scritto la ragazza su Instagram – andai a visitare per la prima volta nella mia vita una prigione a Teheran. Si trattava del carcere di Ebrat, ormai diventato museo, ma che una volta era utilizzato dalla polizia segreta Savak, per torturare i detenuti. Rimasi tra quelle mura per diverse ore, cercando di immaginare la paura che si viveva all’interno di quelle celle”. E poi: “’Le urla dei prigionieri si sentivano per tutta la prigione’. Così mi raccontò la mia guida. In qualche modo sembrava come se quelle grida fossero ancora scolpite nei muri e che viaggiassero tra quei corridoi. ‘Esistono ancora prigioni così in Iran?’. Domandai alla mia guida. Lui sospirò. ‘Purtroppo si, la prigione di Evin, che si trova proprio nella parte nord di Teheran’. Sentii i brividi corrermi su tutto il corpo, senza lontanamente immaginare che 21 giorni dopo, sarei stata anche io, una detenuta, proprio in quella prigione”.

Alessia Piperno, 30 anni, fu condotta nel carcere di Evin poco dopo i festeggiamenti per il suo compleanno. “Ho visto, subito e sentito cose, che non dimenticherò mai, e che un giorno mi daranno la forza per lottare accanto al popolo Iraniano. Al tempo, non avevo partecipato alle proteste, perché ci era stato sconsigliato, e il rumore degli spari, mi metteva paura”. Da quando è stata liberata ed è potuta tornare nella sua abitazione a Colli Albani è tutto diverso: “Sono a casa, tra la mia famiglia e i miei amici, libera sì, ma fisicamente. È la mia mente a non esserlo, perché in quell’angolo di inferno sono ancora rinchiuse le mie compagne di cella, migliaia di iraniani, e il mio amico Louis. Io sono tornata a una vita normale, esco, a volte rido, faccio progetti per il mio futuro, e dormo in un letto. Oggi è lunedì, oggi in prigione si fa la doccia. Domani è martedì, ci sono i 5 minuti d’aria. La mia mente ora vive un po’ così, tra sorrisi, in un letto soffice, un piatto di pasta e tra delle mura bianche dove le urla, non cessano mai e dove l’aria si respira per 5 minuti, due volte a settimana”.

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