Alberto Genovese, l’sms della vittima 18enne alle amiche: “Sono in una situazione pericolosissima”
Alberto Genovese, l’sms della vittima 18enne alle amiche
Alberto Genovese, top manager 43enne (ex fondatore di Facile.it, da cui è uscito nel 2014) è stato accusato di spaccio, violenza sessuale, lesioni e sequestro di persona nei confronti di una 18enne. La vittima è stata “violentata, ammanettata, legata mani, piedi e collo, costretta a drogarsi ancora, nonostante implorasse “basta” nella notte del 10 ottobre. (Qui la ricostruzione della drammatica vicenda)
“Genovese ha agito prescindendo dal consenso della vittima, palesemente non cosciente per circa la metà delle 24 ore trascorse con lui, tanto da sembrare in alcuni frangenti un corpo privo di vita, spostato rimosso, posizionato, adagiato, rivoltato, abusato, come se fosse quello di una bambola di pezza”, ha dichiarato il gip, Tommaso Perna.
Le amiche della giovane ragazza hanno raccontato di aver tentato tre volte di salvarla quella notte alla festa. All’una e mezza della notte tra il 10 e l’11 ottobre, una delle amiche si presenta davanti alla porta della stanza da letto di Alberto Genovese. La loro amica è lì dentro. (Le ragazze erano arrivate alla festa di Genovese, in piazza Santa Maria Beltrade intorno alle 20.3o). Ma il buttafuori la blocca: “Non si può disturbare“. “Là dentro c’è la mia amica, deve venire via con me, devo parlarci“, dice l’amica della 18enne secondo quanto riporta il Corriere della Sera.
“In quel momento ho avuto una brutta sensazione“, racconta la seconda amica ai poliziotti della Squadra mobile, diretti da Marco Calì. “Si diceva che usasse la “droga dello stupro” e che dopo le ragazze non ricordassero nulla”, dice ancora l’amica della vittima.
La ragazza prova a telefonare all’amica. “Ma ho la certezza che è in quella camera senza cellulare, perché il suo telefono squilla nella “cesta” (recipiente in cui le ospiti erano obbligate a lasciare gli smartphone, ndr)”. “Lasciare il telefono all’ingresso è la regola” alle feste di Genovese. Le amiche lasciano la festa e il cellulare della vittima si riaccende alle 20 del giorno dopo, 11 ottobre. Le amiche ricevono un sms disperato: “Sono in una situazione pericolosissima“, riporta il Corriere della Sera.
Secondo la ricostruzione, la notte del 10 ottobre la 18enne sta per andare via, quando viene trattenuta e chiusa in camera del padrone di casa. A sorvegliare fuori dalla porta un bodyguard (elemento che configura il sequestro di persona) che non consente alle amiche neanche di avere notizie. È dentro la stanza da letto che si susseguono le sevizie: ammanettata, legata mani, piedi e collo, costretta a drogarsi ancora, nonostante implorasse “basta”.
Totalmente incosciente e sottoposta a diverse pratiche, la ragazze riprende i sensi soltanto la sera dopo, svegliandosi con lividi e ferite in tutto il corpo. Ma Genovese la caccia in strada, semisvestita e con una sola scarpa: “L’altra me l’ha lanciata dalla finestra della camera insieme ad una banconota da 100 euro”, confessa agli investigatori. A soccorrerla sul posto una volante del commissariato di zona. E il 118 che la porta alla Mangiagalli, dove viene accertato lo stupro e scatta la denuncia, oltre ad un certificato di prognosi per 25 giorni.