Alan Kurdi, sbarcati a Malta i 40 migranti: saranno ridistribuiti in paesi Ue
L'annuncio del premier maltese Joseph Muscat
Alan Kurdi, i migranti sono sbarcati a Malta
I 40 migranti a bordo della nave Alan Kurdi, dell’Ong tedesca Sea Eye, sono sbarcati a Malta. Le persone sono state trasferite sulle motovedette delle forze armate maltesi in acque internazionali e trasferite nel porto di La Valletta.
I 40 migranti che erano a bordo, soccorsi in mare lo scorso 31 luglio, saranno ridistribuiti in altri Paesi europei.
L’autorizzazione allo sbarco a Malta era stata annunciata ieri sera su twitter dal premier maltese Joseph Muscat. “In seguito alla richiesta della Germania”, ha scritto Muscat, “Malta permetterà ai 40 migranti della Alan Kurdi di entrare in porto. Il Governo tedesco e la Commissione europea hanno predisposto affinché tutte le persone a bordo siano distribuite tra Stati Membri dell’Ue”.
Ieri mattina il capo missione della Sea Eye aveva sollecitato un’azione umanitaria, attribuendo all’Italia la responsabilità del ritardo nello sbarco.
All’annuncio della capo missione Barbara Held sullo sbarco a Malta, previsto in mattinata, i migranti a bordo della Alan Kurdi hanno gioito con applausi e abbracci.
“Volevo dirvi che presto sbarcherete a Malta e andrete in diversi paesi europei”, ha detto Held in un video che la ong tedesca ha postato su Twitter.
Da parte di Sea Eye, che ha ringraziato il governo maltese, arriva invece un nuovo attacco all’Italia dopo il divieto di ingresso nelle acque territoriali: “L’Italia ha completamente abbandonato le sue responsabilità umanitarie”, dice il portavoce Gorden Isler in un tweet. “Il comportamento di Malta è stato conforme alle leggi internazionali, quello dell’Italia un disastro”.
Restano invece ancora in mare i 121 migranti soccorsi in due distinti interventi da Opens Arms, la nave della Ong catalana che sta navigando tra Lampedusa e Malta.
“Ancora una notte a bordo e continuiamo a non avere l’autorizzazione allo sbarco. È urgente e prioritario avere un porto sicuro”, ha scritto in un tweet l’organizzazione umanitaria sottolineando che le storie dei migranti soccorsi “sono drammatiche”.
I racconti sono stati raccolto dalla giornalista spagnola Yolanda Alvarez, che si trova a bordo. “Abbiamo passato 9 mesi in un centro di detenzione, subendo anche violenze sessuali” ha detto una donna, mentre un nigeriano di 35 anni ha raccontato che, dopo esser fuggito alle violenze di Boko Haram, è stato costretto a lavorare gratis in Libia. “In Libia lavori e non ti pagano, non puoi essere felice, in Libia esiste ancora il commercio di schiavi”.