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Esclusivo – Agenas, lavoratori e sindacalisti a TPI: “Con Mantoan assunzioni sospette e precari epurati”

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Dipendenti e sindacalisti di Agenas, l'agenzia da cui dipende buona parte dell'efficienza del nostro sistema sanitario, hanno denunciato a TPI un contesto lavorativo “fatto di raccomandazioni, spesso alla luce del sole, favoritismi, assunzioni di consulenti non necessari, o addirittura da formare, continue epurazioni, mobbing, stress e paura tra gli stessi assunti”. Ecco i loro racconti

Sono il dietro le quinte del nostro sistema sanitario, e ora dell’emergenza Covid-19. Qualcosa però non va da diversi mesi tra i lavoratori di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Per la prima volta in quasi 28 anni di attività, i dipendenti dell’Agenzia hanno deciso di scioperare accanto ai 70 precari, lasciati a casa senza ammortizzatori sociali lo scorso dicembre in piena pandemia. I loro contratti, dopo 10 e in alcuni casi anche 15 anni di lavoro, non sono stati rinnovati.

Così, dopo mesi di presidi e promesse fatte dal ministro della Salute, Roberto Speranza, circa la metà dei dipendenti assunti in Agenas, assieme ai precari, ha deciso di incrociare le braccia lo scorso 4 maggio, in una realtà particolarmente importante per lo Stato. Da aprile 2020 è Agenas – di fatto il braccio operativo del ministero della Salute – che tiene traccia dei tassi di occupazione dei posti letto e delle terapie intensive, oltre ad aiutare le regioni a garantire a tutti assistenza medica essenziale in piena era Covid19.

Qui, dal 1993, da quando l’Agenzia è nata, si fornisce anche sostegno alle politiche statali e regionali del sistema sanitario, si fa ricerca e si monitora tutto il sistema ospedaliero del Bel Paese. Un ente pubblico dunque fondamentale per lo Stato e le Regioni, se non fosse che al suo interno, anche a causa di queste 70 famiglie lasciate a casa, starebbe pano piano emergendo un lato diverso di Agenas. Dipendenti e sindacati nel corso dell’ultimo mese hanno infatti denunciato a TPI un contesto lavorativo “fatto di raccomandazioni, spesso alla luce del sole, favoritismi, assunzioni di consulenti non necessari, o addirittura da formare, continue epurazioni, mobbing, stress e paura tra gli stessi assunti”.

La storia inizia a complicarsi quando lo scorso ottobre, data dell’insediamento ufficiale di Domenico Mantoan dentro l’ente come nuovo direttore, viene confermata la decisione di non rinnovare il contratto a 70 persone, ma di assumerne di nuove, sempre con contratti da precari. La promessa del ministro Roberto Speranza di risolvere la situazione con un provvedimento ad hoc nell’ultimo decreto Sostegni non salva la situazione, e la norma non arriva mai. Ma è proprio da qui, dalla frustrazione dei lavoratori lasciati a casa che si apre un vaso di pandora. “State attenti se volete indagare su certe cose – scrive a TPI un lavoratore assunto da qualche mese in Agenas -, dentro l’Agenzia c’è gente potente, detto da uno che questo posto sta cercando di lasciarlo”. Le testimonianze raccolte tra dipendenti e i precari sono tutte anonime, proprio per tutelare i lavoratori che rischiano di subire ritorsioni da parte dell’ente. Come TPI abbiamo raccolto le storie di alcuni precari, tra cui ingegneri informatici, statisti, esperti di formazione e di tematiche sanitarie, oltre alle segnalazioni di diversi dipendenti ben inseriti da anni nell’Agenzia.

Dalla sanità veneta ad Agenas: le nuove assunzioni di Domenico Mantoan

Per arrivare ad analizzare le testimonianze raccolte su quanto starebbe succedendo dentro Agenas, bisogna partire dal suo direttore. Oggi a capo dell’Agenzia c’è Domenico Mantoan, una delle persone più potenti della sanità italiana. È stato per dieci anni il braccio destro del leghista Luca Zaia, il governatore del Veneto, e nel 2019 ha iniziato la sua scalata verso Roma, dove è riuscito a conquistare, su nomina del governo Pd-M5S, la posizione di presidente di Aifa (l’Agenzia regionale del Farmaco che controlla la spesa farmaceutica). Nonostante la nomina, il dirigente riesce a mantenere la sua poltrona da direttore generale della Sanità del Veneto, fino allo scorso ottobre quando decide di rassegnare le dimissioni per entrare ufficialmente a capo dell’Agenzia, grazie al decreto firmato dall’ex premier Giuseppe Conte (e dopo aver passato la scorsa estate da commissario straordinario all’interno della stessa Agenas).

Una decisione fortemente voluta dal ministro Roberto Speranza che, dopo qualche mese dalla sua nomina a fine 2019, ha applicato lo spoil system: quella pratica politica che consente di cambiare gli alti dirigenti della pubblica amministrazione ad ogni nuovo governo, silurando di fatto l’ex direttore di Agenas, Francesco Bevere. Una scelta fatta nonostante il parere contrario di diverse regioni, guidate soprattutto dal centrodestra, che avrebbero voluto riconfermare l’ex direttore ed evitare il commissariamento dell’Agenzia, legato alla situazione pandemica in corso.

Appena arrivato in agenzia, già a giugno 2020, l’ex dirigente veneto, definito da molti sia come “un tagliatore di teste dispotico e tirannico” che come “l’ideatore del modello veneto che ha battuto il Covid”, ha iniziato ad assumere nuovo personale, come richiesto dal Ministero, nonostante molte figure fossero presenti tra gli stessi 70 precari (di cui ne sono stati reintegrati una decina). Tra i nuovi dirigenti, ma anche tra i nuovi collaboratori, “di fatto nuovi precari che hanno sostituito altri precari” come spiegano i sindacati, ci sono diverse persone che hanno lavorato o continuano a mantenere un impiego per l’area sanitaria del Veneto, la stessa diretta da Mantoan fino a poco tempo fa, e per Azienda Zero.

Un ente, quest’ultimo, sempre della stessa Regione Veneto, nato da un’idea dell’ex dirigente, che coordina le attività delle aziende socio-sanitarie locali (anche l’ex direttore di Azienda Zero lo scorso novembre è finito da Padova a Roma a dirigere un altro ufficio, sempre dentro Agenas). Dunque un accentramento di personale veneto, che la legge consente, ma che ha destato diverse preoccupazioni tra gli stessi dipendenti.

“Mantoan è arrivato in Agenzia con la sua cerchia fidata di collaboratori – ci racconta un lavoratore da dentro -. Ha applicato una sorta di spoil system interno, ed ha cambiato tutti e 13 dirigenti con persone che provengono direttamente dalla Regione Veneto e da Azienda Zero. È la prima volta che un direttore di Agenas decide di cambiare tutti i vertici: si tratta di fatto di una pratica legale, certo, ma che di fatto consente al direttore di agire indisturbato come meglio crede, circondandosi di personale fidato. Così in poco tempo molte persone interne, ritenute scomode, sono state trasferite in altri uffici, e il sito dove possiamo vedere l’elenco di tutte le delibere fatte dall’Agenzia è stato oscurato”.

Di fatto, un asse Veneto-Roma che lo stesso direttore, raggiunto telefonicamente, non smentisce, sottolineando la legittimità della presenza di diversi nuovi assunti con esperienza in Veneto “perché iscritti nelle liste di mobilità”. Mantoan preferisce non risponderci direttamente, ma solo attraverso alcuni messaggi. Al di là della scelta dei dirigenti, ci sarebbero però state alcune assunzioni poco chiare, come denunciano i dipendenti più storici, assieme a Cgil, Cisl e Uil.

“C’è un’altra persona dentro Agenas, portata sempre da Mantoan, che è stata presa in comando a settembre, e poi il suo contratto è stato tramutato in un tempo indeterminato. Una procedura avvenuta senza aver indetto prima un bando di mobilità, al quale potevano partecipare altre persone interessate (come stabilito dal dlgs 165/2001 all’art 30 comma 1, ndr)”. Un bando, di cui nel sito dell’Agenzia, non c’è traccia.

A puntare i riflettori su quanto starebbe avvenendo dentro Agenas, ci sono anche i sindacati. “Sul personale ci sono scelte paradossali e poco trasparenti – come racconta Paolo Terrasi della Cgil, assieme a Cisl e Uil -. Il direttore di Agenas continua ad attivare nuove consulenze e nuovi contratti a progetto ad altre figure, senza includere chi, dopo aver superato selezioni pubbliche e aver prestato la propria attività per anni, è ora disoccupato. Tutto ciò è intollerabile e sa di epurazione. In tutto questo ci continuano ad arrivare segnalazioni circa l’agevolazione di amici (e forse anche parenti): siamo pronti a fare ricorso in tribunale e alla Corte dei Conti”.

Le assunzioni poco chiare denunciate da lavoratori, precari e sindacati

Tra i casi messi al centro della lente di ingrandimento da dipendenti e precari, c’è il tentativo di assunzione di un giovane fresco di laurea, con alle spalle anni di militanza negli Scout e, come dimostra il suo curriculum vitae pubblicato sul sito di Agenas, con nessuna esperienza lavorativa alle spalle. Stando a quanto raccolto tra i vari testimoni sentiti dentro l’Agenzia, Agenas ha “cercato di assumere questa persona con un contratto a tempo indeterminato”.

Il ragazzo è il figlio di Angela Stefania Adduce, una nota dirigente del ministero dell’Economia e delle Finanze, vicina a Mantoan, spesso invitata a dibatti e incontri dalla stessa Agenas (di cui è stata anche dipendente), e che lo stesso ministro Speranza ha convocato in diversi tavoli per parlare di sanità e gestione finanziaria, sedendo spesso assieme allo stesso ex direttore veneto. Tra le mansioni dell’Adduce rientra anche l’analisi e attività di monitoraggio e previsione della spesa sanitaria.

“Il nome di questo ragazzo è apparso nelle liste di mobilità di Azienda Zero ed è poi stato ripescato da lì e inserito dentro Agenas – racconta un lavoratore -. Azienda Zero, l’ente che controlla le aziende sanitarie del Veneto, ha concesso il nulla osta, il giovane è arrivato al 29° posto in graduatoria, mentre all’Agenzia è stato detto di contattare i candidati a partire dal 27° posto in su. Consideriamo che il ragazzo è nato e cresciuto a Roma, è molto giovane, deve ancora finire la specialistica, ed è un po’ strano che il suo nome figuri in un elenco della pubblica amministrazione di un’azienda veneta”.

Una procedura, denunciata dagli stessi sindacati, di cui non c’è traccia nelle delibere pubblicate sul sito di Agenas, ma che non è passata inosservata ai lavoratori. È bastata infatti una segnalazione della Cgil, Cisl e Uil per spingere poi Mantoan, come spiegano i sindacati, a fare un passo indietro, e a diffondere una nota in cui si recedeva dalla richiesta di contrattualizzare il giovane. Il ragazzo però è stato comunque assunto lo scorso ottobre, come si legge nel sito di Agenas, non più con un posto fisso, ma con un contratto a tempo determinato per tre anni a 30 mila euro all’anno.

Il direttore Mantoan, che preferisce non commentare il caso singolo, spiega che “queste sono solo dicerie: io cerco – ci scrive – di agire sempre secondo atti legittimi”. E alla richiesta di ulteriori informazioni e alla nostra decisione di dare comunque spazio alle denunce dei lavoratori, glissa così, sempre scrivendoci e senza rispondere più alle nostre domande: “Faccia quello che crede, leggeremo e poi decideremo cosa fare”.

Nel frattempo l’episodio di questo ragazzo si è diffuso in tutta l’Agenzia, e ora da qualche giorno il suo incarico, su scelta del diretto interessato, è stato sospeso per tre mesi: una possibilità, quest’ultima, di fatto prevista dal suo stesso contratto. “Il ragazzo in questione sta ancora finendo la specialistica, ma nella maggior parte dei casi i consulenti devono essere persone con esperienza che Agenas decide di assumere solo per necessità. Ed anche la Corte dei Conti è stata chiara su questo punto”.

Per il personale l’Agenzia spende circa 10 milioni di euro all’anno, due dei quali sono destinati ai lavoratori a tempo determinato, mentre 7 milioni circa vengono spesi per le collaborazioni, i contratti a progetto, e le consulenze. Stando ai dati, esaminati dalla Corte dei Conti nel 2018, in Agenas risultavano attive 280 collaborazioni esterne, tra partite Iva e co.co.co. Una serie di pratiche segnalate dagli stessi contabili, che si raccomandavano di ridurre in particolare le consulenze ritenute troppe e, soprattutto, troppo onerose.

Lavoratori, precari e sindacati si preparano a fare causa ad Agenas

Da una parte dunque i licenziati di Agenas si preparano a fare ricorsi in tribunale e a rivolgersi alla Corte dei Conti, prevedendo una causa a cui i piani alti si stanno già preparando. Tant’è che Agenas ha già stanziato, in una nota diffusa ancora a marzo, ben 5 milioni di euro a titolo risarcitorio per aver stipulato per oltre un decennio una serie di contratti co.co.co., al di fuori dei presupposti di legge, “in quanto tale personale è stato utilizzato per lavori di ordinaria amministrazione al pari del personale di ruolo”.

Ma scavando tra le storie dei lavoratori, emerge anche il clima stressante in cui i dipendenti, che oggi sono 120 (con una 30 di collaboratori), sembra stiano vivendo. A seguito infatti del mancato rinnovamento dei 70 precari, il personale risulta sotto organico. “L’ufficio che si occupa di formazione è stato il più colpito: fino a dicembre erano in 40, e ora sono in 12 a lavorarci – ci spiega un dipendente -. Ma la nostra situazione è molto simile a quella che si può riscontrare in altri uffici, tutti sottodimensionati. Noi ci occupiamo del controllo del sistema di formazione sanitario, che riguarda oltre un milione e 200 mila professionisti. Monitoriamo tutto il sistema di provider privati che organizza eventi di formazione negli ospedali, ma nell’ultimo anno non siamo riusciti a fare nemmeno un’ispezione. Ci limitiamo a svolgere solo funzioni amministrative perché siamo troppo pochi. Non c’è quindi attualmente alcun tipo di controllo nel campo della formazione medico-sanitaria”.

Nel frattempo sembra, a quanto ci riferiscono i lavoratori, che a farsi sentire ci sia anche la pressione psicologica esercitata da Mantoan nei confronti dei dipendenti. “Il clima da quando è arrivato il nuovo direttore è terribile. Tutti hanno paura di lui – ci racconta un lavoratore di Agenas, ma oltre a lui anche tutti gli altri assunti sentiti -. Dopo che sono usciti i primi articoli (in particolare il primo pubblicato da La Verità a firma di Fabio Amendolara, ndr), la situazione è precipitata e ora tutti hanno paura di parlare perché temono di perdere il posto o di subire mobbing al lavoro”.

Nonostante la difficoltà nel parlare con la stampa, dipendenti e precari hanno comunque deciso, dopo diverse settimane, di unirsi per chiedere al Ministero di fare qualcosa per ripristinare il posto dei lavoratori lasciati a casa. Se da una parte Mantoan ci ribadisce che su questo ha le mani legate e che serve una legge, dall’altro lato da Agenas ci spiegano che si può comunque fare qualcosa. “La legge consente di richiamare il personale esperto con contratti di lavoro autonomo – ci racconta un dipendente -. Un’operazione che non è stata fatta. Sembra che Mantoan preferisca puntare su collaboratori e consulenti di sua fiducia, piuttosto che reintegrare alcuni dei nostri precari. Inoltre c’è la sensazione che il ministro Speranza sia un po’ bloccato dall’apparato burocratico, guidato dal capo di gabinetto Goffredo Zaccardi che ha un filo diretto con Mantoan”.

Un legame ricostruito dall’Espresso, lo scorso novembre, dai giornalisti Paolo Biondani e Andrea Tornago, che hanno analizzato il rapporto, molto stretto, tra Mantoan e Zaccardi. A documentare quanto sia radicato il legame tra i due burocrati è una serie di atti giudiziari della Procura di Padova, riportati dall’Espresso. Nessuno dei due funzionari è mai stato accusato di nulla, ma l’ex dirigente veneto è stato intercettato durante le indagini che hanno coinvolto il suo autista, accusato di omicidio stradale, che secondo l’accusa fu graziato da una perizia falsa, firmata da un big veneto della medicina legale. È proprio in quei giorni che il direttore di Agenas, intercettato, parlerà del suo rapporto con Zaccardi, che sembra averlo salvato più volte nel corso della sua più recente carriera politica.

Leggi anche: 1. Coronavirus, il Veneto aveva la ricetta per scovare i contagiati asintomatici. Ma ha temporeggiato / 2. Vi mostriamo la lettera che Crisanti inviò alla Sanità Veneta raccontando una “piccola bugia” sui tamponi agli asintomatici

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