Viterbo, Talete Spa vota per il possibile ingresso di un privato nella gestione dell’acqua. I comitati: “Gravissimo scempio”
A Viterbo passa l'indirizzo per l'ingresso di un socio privato con il 40 per cento delle quote nella gestione dell'acqua. Ma i cittadini non ci stanno: decine di persone hanno partecipato al presidio del Comitato "Non ce la Beviamo" fuori dal Palazzo della Provincia per protestare contro l'ente gestore delle risorse idriche Talete Spa
Acqua privatizzata e non più pubblica per un territorio di 350mila persone. Oggi questa non è più solo una minaccia ma un passo reale, dopo il voto favorevole all’ingresso di un socio privato per il 40 per cento delle quote nel Cda di Talete, l’ente gestore delle risorse idriche nella Provincia di Viterbo. Secondo quanto appreso da noi di TPI, su 26 sindaci presenti all’assemblea, 21 hanno detto Sì alla “scelta sul mercato di un player industriale”. Solo 3 sindaci hanno votato contro (i comuni di Bomarzo, Civita Castellana e Soriano) e solo 2 primi cittadini si sono astenuti (quelli di Farnese e Montefiascone).
Privatizzazione selvaggia
Talete Spa è una società pubblica partecipata dai 51 sindaci che fanno parte dell’ATO (l’ambito territoriale ottimale). Al momento, i suoi conti non sono dei più floridi: le morosità accumulate sono oltre 32 milioni di euro. La Talete per salvarsi aveva paventato tre possibili strade: la ricapitalizzazione con nuove quote per rinvigorire le casse della società; i finanziamenti di Arera, l’autorità garante per i consumatori di risorse idriche e energetiche e, in ultimo, proprio l’ingresso di un privato. Il voto di oggi sottolinea la volontà di percorrere la terza via, andando contro le richieste dei cittadini e contro il referendum del 2011, ma soprattutto tradendo lo statuto stesso di Talete, che al momento prevede la gestione totalmente pubblica dell’acqua.
Va ricordato, infatti, che oggi l’indirizzo della ricerca di un partner privato è stato deliberato, ma perché diventi effettivo Talete dovrebbe prima cambiare il suo stesso dna. Nella convenzione di cooperazione (cioè l’atto di costituzione della partecipata, l’accordo tra i sindaci e i vertici di Talete Spa alla sua costituzione nel 2006), agli articoli 12 e 13, si legge chiaramente la natura pubblica della società. Per uno stravolgimento così radicale della tipologia di affidamento (cioè da pubblico a misto pubblico-privato), Talete Spa dovrebbe dunque passare da tutti i Consigli comunali di tutti i comuni che afferiscono all’Ato 1 Lazio Nord prima di approvare un nuovo statuto.
I cittadini si ribellano
Mentre dentro al palazzo della Provincia di Viterbo si decideva – a porte chiuse – di privatizzare un bene fondamentale come l’acqua, fuori dal palazzo decine di cittadini manifestavano contro Talete e contro la mala gestione delle risorse idriche. “L’acqua non può essere privatizzata!”, “Vergogna, l’acqua non è merce!”, “Fermiamo la svendita voluta da Talete”: gli slogan intonati dai comitati per l’acqua pubblica non sono però bastati a fermare la decisione dei vertici di Talete.
“Riteniamo grave e inaccettabile – ha spiegato a TPI Paola Celletti del comitato Non Ce la Beviamo – sottrarsi al confronto con i cittadini quando si gestisce un bene pubblico come l’acqua ma questo è ciò che succede nel Viterbese. Silenzio da parte del presidente dell’Ato Pietro Nocchi e del neo presidente della Talete, che, a fronte di ufficiali richieste di incontro non hanno ad oggi fornito risposta. Un silenzio ancora più colpevole quando è in ballo il tentativo di privatizzare un bene essenziale alla vita di ogni essere umano. Nella schiera dei silenti ci sono molti sindaci che nell’assemblea dei soci di Talete votano in modo contrario rispetto a quanto deciso nei consigli comunali come è avvenuto durante la riunione del dicembre 2019, in cui, coloro che si erano impegnati tramite delibera comunale a non approvare ulteriori aumenti delle tariffe, in camera caritatis hanno invece votato per gli aumenti”.
Il sindaco di Viterbo, sostiene il comitato, “è uno di questi e oggi si dichiara a favore della privatizzazione dimenticandosi che recentemente, in consiglio comunale, è stata approvata proprio quella delibera che vieta l’ingresso dei privati e che lui stesso l’ha votata. Insieme al Comune di Viterbo molti altri Comuni, compresi i maggiori della provincia, hanno deliberato approvando questo atto di giunta che vieta la privatizzazione dell’acqua e gli aumenti ma molti sono i sindaci che stanno facendo il doppio gioco”. “Ancora più grave oggi – ha continuato il Comitato – sarebbe modificare lo statuto di gestione di un servizio pubblico in una assemblea dei soci di una spa di diritto privato, senza passare per il consiglio comunale”.
“Il subentro del privato – ha concluso Paola Celletti – che rischia di far vedere Acea protagonista anche nel territorio viterbese, opera attraverso la richiesta di prestiti a tasso di mercato che dovranno sobbarcarsi i cittadini con bollette ancora più esose. Invitiamo pertanto tutti i cittadini a continuare la battaglia.Noi siamo al fianco di quegli amministratori che portano avanti il proprio mandato coerentemente, rispettando la volontà espressa dalle comunità che rappresentano e lotteremo con tutte le nostre forze contro il tradimento della volontà popolare espressa nel Referendum del 2011 e allo stesso tempo contro la violazione delle disposizioni approvate nei consigli comunali. Siamo pronti a qualsiasi mezzo legale e di piazza per fermare la privatizzazione”.
L’inchiesta Acqua amara
Sulla gestione dell’acqua nella Tuscia TPI ha realizzato una video inchiesta che denuncia come nella provincia italiana con le bollette più care in assoluto, il livello di arsenico contenuto nell’acqua pubblica è il più elevato d’Italia. Tra connivenze politiche e favoritismi ad personam, la mala gestione idrica da parte della società Talete S.p.a. ha trasformato un bene inalienabile come l’acqua in merce su cui lucrare. E con l’ingresso di un socio privato la situazione non potrà che peggiorare. Guarda l’inchiesta video e sostieni il giornalismo libero e indipendente:
L’inchiesta di TPI Acqua Amara è diventata anche una petizione su Change.org per l’acqua pubblica e potabile a Viterbo che ha superato le 30mila firme. Firma anche tu!
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