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Acca Larentia, passante grida “Viva la Resistenza” e viene identificato dalla Polizia

“Viva la Resistenza, merde!”. Lo ha gridato un giovane durante la cerimonia per il 47esimo anniversario della strage di Acca Larentia, oggi, 7 gennaio 2025, nel quartiere Tuscolano a Roma. Pochi istanti dopo, il ragazzo, che camminava lungo la strada che fiancheggia il luogo della commemorazione, è stato raggiunto e identificato da agenti in borghese delle forze dell’ordine.

“Invece che arrestare i manifestanti per apologia di fascismo, identificano chi si appella la Costituzione”, ha dichiarato il contestatore ai giornalisti presenti sul posto. “È giustissimo commemorare le vittime della lotta politica armata – ha aggiunto il giovane – ma è inaccettabile che questo diventi Predappio, un raduno di neofascisti, di gente che fa il saluto romano e inneggia pubblicamente al Ventennio. È inaccettabile per qualsiasi Paese che abbia subito il fascismo o il nazismo. Forse qualcuno non ha studiato”.

Negli ultimi anni la commemorazione dei fatti di Acca Larentia – davanti alla ex sede del Movimento Sociale Italiano in via Acca Larenzia – ha fatto molto discutere per i saluti romani puntualmente sfoderati da centinaia di militanti di estrema destra, radunati sul posto per ricordare i “camerati caduti”.

Qui, il 7 gennaio 1978, due giovani militanti del Fronte della Gioventù, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, furono uccisi da un gruppo dell’estrema sinistra. Nei successivi scontri con le forze dell’ordine morì anche un terzo attivista della destra sociale, Stefano Recchioni. Proprio una targa dedicata a Recchioni è stata al centro di forti polemiche politiche negli ultimi giorni.

“Chi si è sacrificato nei valori eterni della tradizione è esempio immortale nella rivoluzione”, si legge sulla lastra commemorativa firmata da “I camerati”. La targa, affissa sull’esterno di un palazzo a fine dicembre, è stata fatta rimuovere dal Comune di Roma: “Chi usa la tragedia dei morti di ieri strumentalmente per propagandare nel presente le follie del fascismo di oggi ne infanga la memoria e non merita alcun rispetto”, aveva commentato Enzo Foschi, segretario del Partito Democratico di Roma.

Nelle scorse ore, tuttavia, la lasta è misteriosamente ricomparsa sul muro. “L’unica cosa sensata è costruire la pacificazione ma la pacificazione non si costruisce tirando giù a picconate una targa commemorativa”, ha osservato Fabio Rampelli, deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente vicario della Camera.

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, prendendo le distanze dall’intervento del Comune: “Si poteva scegliere una strada, un percorso, una memoria condivisa”, ha dichiarato il governatore. “Dopo anni ci si sveglia e si fa distruggere quella targa: l’ho trovata una provocazione inutile. Quando il dito indica la luna, che è la pacificazione, un percorso di dialogo, l’imbecille guarda il braccio”, ha aggiunto Rocca.

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