“Tagliate male”: donna e eroina, lo stigma nella moderna narrazione italiana
“Tagliate male”: donna e eroina, lo stigma nella moderna narrazione italiana. Il libro della sociologa Anna Paola Lacatena, coordinatrice del Gruppo “Questioni di genere e legalità” per la Società Italiana delle Tossicodipendenze.
Nel periodo che conduce dalla seconda metà degli anni 70 alla prima metà degli 80 del secolo scorso, con l’incremento del consumo di stupefacenti tra i giovani e la diffusione di massa dell’eroina, inizia a definirsi una nuova “narrazione” da parte dell’opinione pubblica come conseguenza di una differente percezione del fenomeno e dei suoi protagonisti.
L’immagine del consumatore di sostanze psicotrope viene associata in maniera prevalente a quella dell’eroinomane, gradualmente convertito da vizioso (o malato senza linee guida trattamentali) in soggetto deviante, socialmente pericoloso e, dunque, da punire.
Nella grande, e non sempre inconsapevole, operazione culturale operata dal sistema mediatico sostenuto in questo da una diffusa ignoranza e dall’ignavia della politica, se l’uomo subisce un importante processo di criminalizzazione, la donna si ritrova a pagare il grande prezzo della stigmatizzazione e della marginalizzazione, corroborando il tenace assenso all’approccio proibizionista, quasi completamente inalterato ancora ai giorni nostri.
Inoltre, se la condizione femminile ha vissuto e continua a vivere una sua legittima evoluzione a proposito della dualità: individui di diritto, liberi e uguali, ma anche soggetti incarnati e sessuati, per le donne che utilizzano sostanze, è quasi impossibile svincolarsene.
In prospettiva sociologica, dunque, ed esclusivamente al femminile, il testo intende approfondire la diffusione dell’eroina in Italia dall’Operazione Blue Moon (1970) al primo processo, cosiddetto “delle catene” (1985) a Vincenzo Muccioli, prendendo in considerazione l’invisibilità, la stigmatizzazione, l’incarnazione di triti luoghi comuni associati al connubio donna/eroina.
Se nel periodo considerato (e non solo) poco ci si soffermava sui vissuti pre-avvio della carriera tossicomanica, lasciando che gli stessi incidessero profondamente sulla possibilità di chiedere aiuto e di avviare percorsi di reinserimento nella società, ad oggi, non sembrano esserci stati cambiamenti di prospettiva. Si continua, infatti, a promuovere una visione criminogena della dipendenza mentre nel caso delle donne sarebbe necessario guardare soprattutto a quella vittimogena.
La violenza sessuale, infatti, è uno dei rischi a cui la donna consumatrice più si espone. La stessa sembra non poter contare sulla tutela normativa e sulla solidarietà a fronte di un pervicace stigma e del consueto ricorso al giudizio moralistico.
Un bagaglio complesso, storie difficili e dolorose, rischi amplificati da uno stato di vulnerabilità e debolezza accentuano la necessità di un sostegno e una cura ben più articolata rispetto a quella che oggi Servizio pubblico e Privato Sociale sembrano poter offrire.
Il libro vuole accompagnare il lettore a rivedere quelle posizioni che si sono cristallizzate nei confronti delle consumatrici e dipendenti patologiche provando ad offrirgli una chiave di lettura meno semplicistica ed etichettante, anche e soprattutto attraverso l’esperienza e le parole delle dirette interessate.
All’interno del volume, è possibile leggere due storie di donne ospiti della Comunità San Patrignano – la più conosciuta e influente in Italia in quegli anni- nonché un’intervista ai referenti attuali della stessa Struttura, unitamente alle parole dell’attrice Laura Lattuada, interprete del primo sceneggiato di Rai1 (“Storia di Anna”, 1981) sul tema dell’eroina.
Nel testo è presente un’intervista a Katiuscia (Caterina Piretti), diva dei fotoromanzi, genere particolarmente in voga al tempo e per un periodo dipendente patologica da eroina. Segue la storia, raccontata da un’altra Anna che ha vissuto in prima persona gli effetti dell’etichettamento e della marginalizzazione, finendo per vivere per strada e garantendosi la sussistenza con la prostituzione.
Nel libro è rintracciabile una ricostruzione di come il mondo della politica e dei media abbiano in quel particolare periodo storico contribuito alla definizione del fenomeno e alla costruzione di una serie di luoghi comuni a proposito delle donne consumatici e dipendenti.
Nell’ultimo capitolo è possibile leggere le considerazioni – rilasciate per il libro- dal Prof. Franco Ferrarotti, decano dei sociologi italiani e dal Prof. Luigi Cancrini, psicologo e psicoterapeuta, testimoni e studiosi sin dal primo diffondersi in Italia dell’eroina ad oggi.
Prima dello spazio dedicato alle conclusioni è possibile leggere l’intervista rilasciata per il libro dalla sociologa Linda Montanari dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze di Lisbona.
Il libro, in estrema sintesi, vuole provare a orientare l’attenzione del lettore su come le donne con Disturbo da Uso di Sostanze siano percepite, vissute e trattate e dove tutto ciò si è andato consolidando in chiave moderna. Per rendere più agevole alle stesse la possibilità di chiedere aiuto, perché non sono meno donne di altre, perché non devono restare vittime tutta la vita, perché il rispetto da attribuire alla donna non può essere condizionato da scelte, comportamenti, patologie della stessa.
È possibile ricevere il libro scrivendo direttamente al Dott. Lorenzo Zamboni del Centro Lotta alle Dipendenze (CLAD ONLUS), a questo indirizzo: lorenzo.zamboni88@gmail.com
Il costo è di 10 euro (più spese di spedizione). I proventi andranno alla CLAD ONLUS che realizza campagne educative rivolte alle scuole secondarie di primo e secondo grado ed eventi di sensibilizzazione sul territorio rivolti alla popolazione; promuove e organizza eventi o manifestazioni gratuite utili per i crediti formativi di personale medico sanitario specializzato sulle dipendenze patologiche; finanzia progetti di ricerca e pubblicazioni di testi specialistici, indirizzati agli addetti ai lavori, e di medicina narrativa per informare e sensibilizzare un pubblico sempre più ampio.