Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 11:50
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Costume

Le due domande che Steve Jobs faceva ai dipendenti per capire cosa andava male

Immagine di copertina

L'ex Ceo Apple aveva una tecnica infallibile per capire tutto in poco tempo

Steve Jobs, le due domande ai dipendenti per capire cosa non andava

Steve Jobs, nel periodo in cui è stato Ceo di Apple, era anche presidente e maggior investitore della Pixar.

Ogni tanto faceva delle incursioni alle riunioni della casa di produzione cinematografica, dove doveva capire in poco tempo cosa stesse succedendo, nonché il grado di partecipazione e coinvolgimento dei suoi dipendenti.

Per iniziare, Jobs organizzava gli incontri con i vari team della Pixar: una dozzina di persone per volta, racconta Andy Raskin, esperto in comunicazione strategica professionale di San Francisco in un post su Medium.

A ogni incontro sceglieva una persona e chiedeva cosa secondo lui non funzionasse alla Pixar.

La persona rispondeva, e poi Jobs chiedeva agli altri se erano d’accordo.

Allo stesso modo, sceglieva casualmente un altro dipendente e domandava: “Dimmi cosa funziona alla Pixar”.

A ogni incontro Steve Jobs continuava così alternando le due domande fino a che non sentiva di aver capito i problemi della squadra.

Era il modo di Jobs di estrapolare risposte e opinioni dai dipendenti evitando la solita frase: “Avete domande?”, “Avete suggerimenti”, a cui normalmente nessun dipendente risponde.

Scegliere piccoli gruppi di impiegati e porre loro domande meditate, come faceva Steve Jobs, evita l’opzione “nessuna domanda?”.

Angie Morgan, veterana dei marine e coautrice di “Spark: How to Lead Yourself and Others to Greater Success”, suggerisce di chiedere:

“Puoi, per piacere, dirmi due cose che sto facendo davvero bene in questa circostanza e due aree in cui ritieni che io possa migliorare?”

Secondo l’ex dirigente di Google e Apple Kim Scott, un’altra buona domanda da porre è:

“C’è qualcosa che potrei fare o smettere di fare che renderebbe più semplice lavorare con me?”

Ispirandosi a Jobs, Raskin ha scritto di avere provato a chiedere:

“Qual è la cosa che ho fatto oggi che ha creato più confusione?”

La domanda su cui cadono più candidati ai colloqui Tesla
Ti potrebbe interessare
Costume / Filippo De André parla del papà Cristiano: "Con lui non ho rapporti"
Costume / Prestiti online: quali sono gli aspetti da valutare quando si sceglie tra tasso fisso e variabile
Costume / “Trump is not my president. E grazie ar c***o sei de Ostia”: lo striscione apparso a Roma diventa virale
Ti potrebbe interessare
Costume / Filippo De André parla del papà Cristiano: "Con lui non ho rapporti"
Costume / Prestiti online: quali sono gli aspetti da valutare quando si sceglie tra tasso fisso e variabile
Costume / “Trump is not my president. E grazie ar c***o sei de Ostia”: lo striscione apparso a Roma diventa virale
Costume / Digital Angels presenta la nuova brand identity e il nuovo logo
Costume / Frasi per il 1 novembre 2024: aforismi, citazioni e auguri per la Festa di tutti i Santi
Costume / Sostenibilità e benessere: come piccole scelte migliorano la vita quotidiana
Costume / Allevamenti di Pangasio e certificazione ASC
Costume / No, l’Obesità non è solo un problema di peso
Costume / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Costume / Dentifrici Dr. Sheffield’s: efficacia, gusto e sostenibilità con l’antica ricetta naturale