Smart working e E-commerce: come reinventarsi e salvare il pianeta senza superpoteri
Twitter conferma che i suoi dipendenti potranno lavorare da remoto a tempo indeterminato e, con loro, anche i dipendenti Google e Facebook, a casa sicuramente fino alle fine del 2020. Amazon e Microsoft vanno leggermente più cauti: lavoro da remoto fino ad ottobre. Ma oltre il digitale, c’;è di più. Pensiamo al fashion: Bulgari ha deciso che il lavoro da casa sarà una costante, in futuro. Con quali vantaggi? Più efficienza, meno costi, con due fattori di rischio da monitorare: l’alienazione e il cosiddetto overload, il sovraccarico, la mole variegata di informazioni da gestire contemporaneamente per prendere decisioni.
Siamo chiamati a rispondere a decine di messaggi, chat, e-mail e siamo chiamati a farlo continuamente con la consapevolezza che procrastinare è impossibile e dare feedback immediati rischia di contribuire a formare nel nostro interlocutore la convinzione che saremo sempre solerti allo stesso modo. Se per una volta non forniamo risposte immediate, penserà che l’email non sia giunta a destinazione, dando il via ad una successiva comunicazione per accertarsi che sia stata ricevuta. Un loop, in pratica. Per uscirne vittoriosi serve metodo, oltre alla santa pazienza.
Spesso si pensa che sia più facile lavorare da casa e chi sperimenta questa forma alternativa di svolgimento del lavoro ormai da anni, come molti di noi, sa perfettamente che è l’opposto. Bombardati dalla comunicazione e dalla lista quotidiana dei “to do”, poi c’è la parte concreta: bisogna produrre davvero, analizzare, scrivere, riportare dati, ricostruire strategie, creare. E gli altri? Chi non può lavorare dal salotto dovrà tornare in ufficio, in fabbrica, dentro i negozi. Molti, in questi giorni, lo hanno già fatto.
Enea ha pubblicato la prima indagine nazionale realizzata con 29 amministrazioni pubbliche e i risultati sono tutti volti a evidenziare una serie di vantaggi dello smart working capaci di superare di gran lunga svantaggi e fattori di rischio: miglioramento della qualità della vita, flessibilità, possibilità di conciliare meglio sfera privata e vita professionale, ma non solo. I riflessi della “remotizzazione” incidono largamente anche sul piano ambientale e sull’inquinamento, riducendo gli spostamenti e i livelli di congestione.
Durante questa pandemia, si sono ridotti consumi ed emissioni, ciò significa che lavorare da casa si traduce non soltanto in una semplice scelta individuale, bensì con riflessi per la collettività. Ciò che immagino, alla luce di queste ricerche e considerazioni, non è un mero ritorno ai posti di combattimento, ma un reiventarsi costante anche da parte di quelle categorie di lavoratori che sfuggono all’inquadramento del classico smart worker.
Solo a titolo esemplificativo, chi l’ha detto che l’artigianato debba sopravvivere solo nella sua forma originaria? Esiste una fitta rete di artigiani che da tempo sta sperimentando l’uso del web marketing nel settore, ossia comunicare e vendere online i propri prodotti. Ciò consente anche uno svecchiamento della figura nell’immaginario collettivo: non dobbiamo concepirli più come mestieri desueti o destinati a scomparire, ma come prosecuzione di una tradizione e di una professionalità reinventata in chiave digitale.
Sarà possibile investire in piccoli store online, negli e-commerce, soprattutto per chi già ogni giorno apre la porta del proprio negozietto in città, magari riducendo anche l’orario lavorativo. Da un lato è possibile la ripartenza grazie all’incontro con i clienti, dall’altro si profila l’opportunità di estendere la rete di clienti e interessati ai propri prodotti offerti anche online. Considerato che molte persone continueranno a lavorare ancora da casa e che sarà un trend crescente anche in futuro, la pausa lavoro non sarà più al bar, di conseguenza la navigazione online agevolerà a sua volta il digitale e gli acquisti al suo interno. A spalancare la porta è una nuova epoca, la sensazione è che ci convenga entrare senza esitazione.
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