L’Italia dice “no” all’abolizione dell’ora legale: le 3 ragioni
Abolizione ora legale, l’Italia dice no: i 3 motivi
L’Unione europea ha chiesto ai Paesi membri di decidere se abolire o mantenere il cambio ora solare/ora legale a partire da marzo 2021. L’Italia si è detta contraria e ha deciso di mantenere intatta la situazione attuale.
A giugno il governo M5s – Lega ha depositato a Bruxelles una richiesta formale per mantenere l’alternanza di fuso orario. Le motivazioni che hanno spinto il nostro Paese a dire no all’abolizione dell’ora legale sono essenzialmente tre.
Come riporta il Corriere della Sera, la prima ragione riguarda “la mancanza di una valutazione d’impatto dalla quale si possa evincere, in modo esaustivo, il quadro dei vantaggi e degli svantaggi”.
Vale a dire, non sono state presentate prove scientifiche in grado di dimostrare che i due cambiamenti di fuso orario possano danneggiare l’equilibrio psico fisico.
Il secondo motivo è di ordine economico. “Grazie all’ora legale, che per sei mesi l’anno ci consente di accendere le luci un’ora dopo, l’Italia e gli italiani risparmiano un bel gruzzoletto. Al documento depositato a Bruxelles il governo ne ha allegato un altro, preparato da Terna, il gestore dei tralicci dell’alta tensione, che quantifica questo risparmio in 100 milioni di euro l’anno”, scrive il Corriere.
E infine, il terzo dubbio riguarda l’eventualità che le “singole scelte degli Stati membri possano creare un mosaico di fusi orari, con il rischio di non garantire il corretto funzionamento del mercato interno. Si vorrebbe fare ordine, ma c’è il rischio di aumentare il caos. Per questo l’invito dell’Unione europea potrebbe non rispettare i “principi di proporzionalità e sussidiarietà”.