Nadia Toffa, il commosso racconto di mamma Margherita: “Continuo la sua missione. A Natale ce la porteremo nel cuore”
Nadia Toffa, il commosso racconto di mamma Margherita: “Continuo la sua missione. A Natale ce la porteremo nel cuore”
“So che può sembrare assurdo, ma io non la sento ancora morta. La sento vivissima, vicina. Ho nascosto la sua tomba in un posto segreto per darle pace dopo che ho saputo che qualcuno la cercava per i cimiteri bresciani”. Sono le commosse parole di Margherita Rebuffoni, la madre di Nadia Toffa, giornalista de Le Iene scomparsa lo scorso 13 agosto a causa di un cancro, in un’intervista a Repubblica realizzata da Brunella Giovara.
Questo non sarà un Natale come gli altri per la famiglia della giornalista bresciana strappata alla vita da un tumore al cervello, vista la drammatica assenza di un “posto a tavola” importante. “Andremo a pranzo fuori, portandocela dietro, nel cuore”, racconta l’elegante signora di 71 anni che quella figlia perduta, nei suoi ultimi mesi di vita, quelli della malattia, non l’ha mai lasciata sola.
“Mi sono trasferita a casa sua – spiega – a Milano e siamo vissute insieme, dormivamo nel lettone, non l’ho lasciata mai sola, il tempo di fare la spesa e risalire. E la notte, vedevo la luce del suo telefono, lei faticava a dormire e quindi scriveva, con due dita, velocissima, ha scritto 450 testi così. Dopo, ne abbiamo fatto il libro “Non fate i bravi”. Era impegnativa, era un turbine, ogni giorno aveva un’idea”. Nadia era “iperattiva” e lo era perché questa era la sua personalità, ma anche perché cercava di distrarsi dalla sua malattia, da quei pensieri che intravedevano già un triste destino.
Il male di Nadia non era un male doloroso, ma che logorava più che altro il suo animo per la paura di non svegliarsi più, un giorno. E Margherita c’era in quei momenti di depressione come in quelli di euforia della figlia, di quella Nadia a cui oggi, venerdì 20 dicembre 2019, viene intitolato il reparto di Oncoematologia pediatrica dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto.
Proprio per quel reparto, d’altronde, come per quella città dai mille problemi, soprattutto ambientali, di cui è cittadina onoraria, Nadia aveva fatto molto, riuscendo a raccogliere ben 500mila euro da destinargli attraverso una campagna di cui la giornalista è stata testimonial. Quei proventi sono infatti stati raccolti attraverso la vendita di magliette con su scritto “Ie jesche pacce pe te” (“io esco pazzo per te”).
Ma nell’intervista a Repubblica la madre di Nadia non racconta solo della grande solidarietà dei cittadini pugliesi e delle iniziative che hanno ricordato e ricorderanno sua figlia, ma anche di quell’odio che in tanti hanno riversato sui social. “. “Ho fatto tre anni di Psicologia all’università, ho lasciato perché avevo tre figlie da seguire. Capisco certi comportamenti, a volte sono esibizionisti che esistono per il post che scrivono. Ci sono quelli che scrivono “finalmente sei crepata”. Quando lei era viva, le dicevo di non leggere i post, ma lei li leggeva. Oggi ce ne sono di meno, forse si sono vergognati. Ma ci sono”.
“Comunque – continua la signora Margherita – io vado in televisione perché ho una missione da compiere, e me l’ha affidata Nadia. Devo raccontare, devo spiegare, la Fondazione che porta il suo nome esige il mio impegno, perciò Nadia è immortale”. Margherita non ha intenzione di fermarsi, perché quei 500mila euro devono essere solo un punto di partenza per aiutare la ricerca nel campo dell’oncologia pediatrica. Per aiutare Taranto, portando avanti la missione di Nadia.
“Mi diceva che non dovevo sentirmi mutilata, sapeva che i genitori che perdono un figlio si sentono così”, ha detto infine Margherita alla giornalista di Repubblica.