La luna e i falò, la graphic novel sull’ultimo capolavoro di Cesare Pavese
La luna e i falò, la nuova graphic tra colori, emozioni e cameo di Pavese
Sono passati 70 anni dalla morte di Cesare Pavese e così, il Public Domain Day del 2021 (il primo di gennaio) ha svincolato le opere dello scrittore dalla protezione dei diritti d’autore. Sono passati tanti anni, ma le essenze e gli stati d’animo dei personaggi raccontati da Pavese nei suoi romanzi rimangono sempre moderni, attuali. E ciò che non passa di moda, torna sempre, riconquista con il suo eterno fascino, in qualsiasi abito rivisitato si presenti. Marino Magliani e Marco D’Aponte sono tra i primi ad aver colto l’occasione di dare nuova forma ai capolavori usciti dalla penna di Cesare Pavese, La luna e i falò: dal loro lavoro di squadra ne è nata la nuova graphic novel, edita da Tunué e in uscita il 4 febbraio.
Magliani alle prese con la sceneggiatura e D’Aponte con i disegni hanno reso omaggio all’ultima opera pavesiana, quella che condensa e consacra il talento di uno dei più grandi intellettuali italiani del XX secolo. TPI si è fatto raccontare direttamente dagli esperti Magliani e D’Aponte che cosa significa trasformare le parole in volti, paesaggi e colori e soprattutto svelare i dettagli che rendono il loro prodotto un’opera straordinaria. L’impresa è stata impervia, anche per due veterani come loro nel campo della fumettistica. “Per noi è stata una sfida, abbiamo dovuto lavorare sulle ricorrenti riflessioni, flashback, ripetizioni di tempi e di concetti che si ripropongono più volte nel libro, difficili da sintetizzare e da tradurre nelle vignette”, spiega Magliani.
La prima novità, aspetto originale e geniale all’interno del fumetto, sono scene e pagine in bianco e nero, inserite nella storia. Il confine tra l’invenzione e la realtà è così sottile e la storia del ritorno di Anguilla nelle sue colline langhesi, dopo aver cercato a Genova e in America di conoscere il mondo, è così autobiografica che gli ideatori del fumetto hanno deciso di inserirci lo stesso Cesare Pavese, come spettatore della sua creatura. E non solo. Talvolta ne è partecipante attivo e si ritrova a dialogare con il suo alter ego, Anguilla, o con l’amico di sempre Pinolo (Nuto, nel libro), che in questa commedia è il suo Virgilio, colui che lo guida alla riscoperta di luoghi, persone e credenze sopiti nella sua memoria.
“Pavese, che non aveva fatto la Resistenza, voleva restituire ad Anguilla quella Resistenza che lui non conosceva, attraverso la voce di Nuto, i corpi dei morti di guerra che la terra restituisce, il racconto della morte di Santina per mano dei partigiani, la bellissima ragazza figlia dei suoi vecchi padroni” racconta Magliani. Le incursioni in bianco e nero di Pavese sono un valore aggiunto, un elemento chiave per esplicitare le frustrazioni dell’autore, il cumulo delle ferite e delle delusioni di una vita, e sono il mezzo usato per ripercorrere l’ultimo capitolo di vita dello scrittore prima del suo suicidio nell’hotel Roma a Torino, il 27 agosto del 1950.
Continua Magliani: “La luna e i falò non è solo il romanzo del ritorno, è il tentativo di Pavese di tornare alla sua terra mitica e simbolica per rimanerci e non finire poi in quella stanza di albergo e togliersi la vita.” Il tragico finale è preceduto da alcune chiamate alle donne che Pavese ha amato, presenti nelle ultime pagine del fumetto. Donne che sono andate avanti, che l’hanno abbandonato e che se l’avessero soccorso in quel momento avrebbero soltanto rimandato quella sorte ormai decisa e ineluttabile. La realizzazione della graphic novel ha richiesto una grande dedizione e precisione, per garantire fedeltà al linguaggio pavesiano, pieno di regionalismi e ai paesaggi protagonisti di lunghe descrizioni nel libro.
D’Aponte, disegnatore del fumetto, rivela poi qualche particolare del backstage pre-creazione: “Ovviamente abbiamo visitato i luoghi teatro del racconto, ma abbiamo dovuto usare anche l’immaginazione…a parte la Mora che esiste ancora, molti elementi della storia non ci sono più, come la Gaminella, la ferrata del treno, la corposità del Belbo, che ora è un fiumiciattolo. Ma ci si poteva provare a ricreare gli scenari con la fantasia, d’altronde Fellini si è inventato la Roma antica”. Nelle scelte raffigurative di D’Aponte intervengono effetti di colore che richiamano l’Espressionismo e che diventano vere e proprie tavole pittoriche.
Le tonalità prevalenti sono il verde della natura e della campagna e il rosso del fuoco, dei falò, ma anche della paura e delle scene di violenza, che D’Aponte non ama raffigurare: “Sulle crudeltà narrate da Pavese ha dovuto trovare soluzioni alternative, non mi piace disegnare scene cruente. La figura di Santina durante la sua fucilazione sembra infatti una sagoma, un cartonato del tiro a segno con i buchi neri provocati dalle pallottole, senza sangue.” Se i luoghi si possono in parte ritrovare e ricopiare e in parte immaginare, come funziona per i personaggi? D’Aponte ha soddisfatto anche questa curiosità.
“Nuto è stato il più semplice da disegnare, perché ci sono diverse foto di Pinolo – il personaggio che rappresenta – a cui ho fatto riferimento. Le ragazze sono stereotipi, richiami delle donne del cinema dell’epoca. Per Anguilla invece avevo solo indizi caratteriali, Pavese dice che è uomo “solido” ma non lo descrive fisicamente. Pensando quindi a un uomo sui quarant’anni, dal fisico ancora atletico, con la mascella grossa, mi sono lasciato ispirare da Jean Gabin e Raf Vallone…e così pian piano è venuto fuori Anguilla.”
Per chi si chiede a chi è rivolta La luna e i falò in questa nuova veste, fatta di una sceneggiatura fedele all’originale ma moderna e di una rappresentazione grafica realizzata a mano con gli acquerelli, la risposta è: per tutti. Per gli appassionati di Pavese, del genere graphic novel ancora acerbo in Italia, per i più giovani che si avvicinano alla cultura e per chi ama l’arte. Perché questa è arte. Tabucchi diceva che l’orecchio e la bocca sono troppo vicini per non contaminarsi. E allora la musica, il cinema, la letteratura, la pittura, il disegno possono contaminarsi, tirare fuori un prodotto nuovo ed eccellente. Possono diventare arte.