Un sondaggio rivela: influencer decisivi nel rompere i tabù sui disturbi di genere
Circa nove donne italiane su dieci ritengono che i media non dedichino abbastanza attenzione al tema della salute femminile. È quanto emerge da un sondaggio realizzato a livello mondiale da Freeda, digital media company con una community internazionale di oltre 11 milioni di persone.
La platea delle persone intervistate – principalmente fra Italia, Spagna, Regno Unito e Centro e Sud America – è per il 97% donna: il 57% lavora, il 16% è studente, il 43% ha tra i 25 e i 34 anni, il 48% si trova in una relazione, il 31% è single.
Ebbene, fra le intervistate italiane il 92% ritiene che il tema del benessere sessuale e dei disturbi di genere (come l’endometriosi e la vulvodinia) non siano trattati a sufficienza dai media. La percentuale è del 91% per la salute riproduttiva, dell’86% per le mestruazioni e dell’82% per i metodi contraccettivi.
Dove non arrivano i media, arrivano influencer e celebrità. In Italia il 25% sostiene che queste due categorie abbiano contribuito molto alla rottura dei tabù legati ai disturbi di genere, il 32% pensa che abbiano fornito un buon aiuto, mentre solo il 13% è convinto che abbiano fatto poco.
In Spagna aumenta al 44% la percentuale di chi crede che influencer e celebrità contribuiscano a far conoscere queste tematiche. Nel Regno Unito solo il 5% ritiene che il loro apporto sia stato nullo.
A livello globale, per il 44% delle intervistate sono la scuola e l’università la principale fonte di informazioni sulla contraccezione, seguite dagli amici (38%), dalla famiglia (29%) e dai ginecologi (20%). Il 17% si affida invece al web, con una percentuale più alta in Italia (26%) e tra gli under 25 (36%).
E poi c’è il ruolo della politica. A livello mondiale il 61% è contrario alla cosiddetta “Tampon Tax”, sostenendo che la tassazione sugli assorbenti sia troppo elevata.
Inoltre, il 72% delle intervistate è favorevole a una misura come la “Spanish Leave Law”, la legge sul congedo mestruale che ha certificato le mestruazioni come malattia invalidante. La percentuale sale all’80% in Italia, mentre è al 73% in Spagna e al 69% in Regno Unito.
Quanto agli esami ginecologici, il 29% li considera rassicuranti, il 29% stressanti, il 26% imbarazzanti, il 21% superficiali o dolorosi. La fascia degli under 25 anni è quella che percepisce gli esami come più informativi e rassicuranti.
Dal sondaggio emerge anche una nota particolarmente negativa: il 39% delle intervistate a livello globale ha riferito di aver visto i propri sintomi ridimensionati o messi in dubbio dal ginecologo con alcune affermazioni offensive o sminuenti.
Il 46% si sottopone al Pap Test meno di una volta all’anno, mentre il 17% non lo ha mai fatto. Il 41% dichiara di essere vaccinato contro l’HPV (percentuale che sale al 61% fra chi ha meno di 25 anni e che scende al 21% in Italia).
Infine, il 34% delle intervistate prova imbarazzo nel comprare prodotti per il benessere sessuale, con una percentuale più alta in Italia (44%) e tra chi ha meno di 25 anni (45%).
“Sui media tradizionali si parla ancora troppo poco di salute riproduttiva, salute di genere e metodi contraccettivi”, osserva Ivan Lodi, Managing, managing director di Freeda Media Global. “Su questo fronte, nuovi media, influencer e celebrities hanno fatto molto per scardinare tabù radicati e per promuovere un’informazione corretta e trasversale. Da sempre Freeda si muove in questa direzione, incentivando un confronto aperto, proponendo modelli inclusivi e una narrazione aderente alla realtà. La salute sessuale è fortemente connessa al benessere psicofisico; non solo, ci sono in gioco anche diritti fondamentali. Promuovere un dibattito basato su informazioni scientifiche e inclusivo è un dovere e per noi un valore imprescindibile”.