Gherardo Guidi: “Durante il lockdown la notte mi sognavo le serate. Ora la Capannina riapre con molta più passione che negli anni prima della Pandemia”
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Faccia a faccia tra Gherardo Guidi, il patron del mitico locale La Capannina, e Luca Telese. I sogni e il futuro successi e insuccessi dell’imprenditore. La passione e il prossimo Capodanno.
Pubblichiamo un estratto dell’intervista uscito su StradeNuove.net
Quando vado a trovare Gherardo Guidi alla Capannina, poco prima che tutto riparta, ci ritroviamo sul palco del locale che ha fatto la storia della Versilia e del costume italiano. Io e lui, seduti su due sedie, sul palco di legno a gradoni che ha ospitato tutte le orchestre e le star di un secolo. L’uomo che ama far girare la giostra, e che ha scelto ogni volta in meglio per le sue serate, questa volta racconta e si racconta. Per una volta il protagonista unico del cartellone è lui.
Tu vuoi sapere da me cosa ho imparato dal Covid?
Ehhhhh….
Sai, la Capannina ci può insegnare molto su questo tema…
Intanto è nata molto prima che arrivassi io, nel 1929.
Oh, certo! Nel 1939 aveva preso fuoco ed era andata distrutta. Ma l’avevano ricostruita subito, e nella forma che vedi.
Scherzi? La Capannina è questo. Sono venuti, architetti di grido, a dirmi che la dovevo rifare da capo, che avevano delle idee, ma io non ho mai toccato nulla. Guardati intorno.
Solo restauro. È semplice, elegante. È così. E non è solo mia. C’è gente che mi dice: “Io vengo qui da sempre”
Dopo quel rogo la Capannina ha iniziato la sua seconda vita e non si è fermata più. Se non due volte.
Un anno, nel 1943, per colpa della guerra.
L’anno scorso, per il Covid. Ma calcola che nel 1943 avevano dovuto mandare i miliziani, per essere sicuri che fosse chiusa. Perché qui non voleva chiudere nessuno. Dal 1960, come è noto, l’ho presa in mano io.
Si, perché noi siamo come la vita: sia se piove o se fa bel tempo, sia che si soffra, o che si goda, noi siamo sempre aperti. E adesso che torna la vita dopo la pandemia torniamo come prima, con qualche insegnamento in più.
Tu devi sapere che mentre eravamo chiusi, durante il lockdown e anche dopo, io la notte mi sognavo le serate di capodanno che avevano fatto qui.
Si, mi è mancata molto la gente, lo spettacolo, la libertà. Torno ad aprire con maggiore consapevolezza di prima.
Con molta più passione che negli ultimi anni prima della Pandemia.