L’Estetista Cinica e il caso Ferragni: “Sui social si gioca al massacro, bisogna imparare a tacere”
L’Estetista Cinica e il caso Ferragni: “Sui social si gioca al massacro”
Dopo lo sfogo sui social, l’Estetista Cinica torna a parlare di Chiara Ferragni, ma anche della pericolosità dei social.
Intervistata da Repubblica, l’influencer spiega perché ha definito in un video i social degli “hunger games”: “Perché chi ha un vasto seguito deve capire e sapere cosa può dire, e cosa no. Ci sono limiti e confini. Chiara Ferragni è un’amica, quello che le è successo e ha fatto è risaputo e lei ne pagherà le conseguenze. Ma tutti le danno addosso, non vedo perché debba farlo anch’io”.
“Io sono diventata un po’ famosa a 50 anni: chissà quante cazzate avrei fatto, se mi fosse successo a 25. A lei è caduta addosso una tempesta senza precedenti: rispetto alla storia del pandoro, le battute sessiste di Giambruno con la collega sono state valutate un milionesimo. Cosa sarebbe accaduto se certe cose le avesse dette Fedez? Sarebbe venuto giù il mondo. Come minimo ci sarebbe stata una crociata sotto casa di Chiara, le avrebbero gridato di divorziare e portargli via i bambini” aggiunge l’Estetista Cinica.
Su cosa faccia partire l’odio sui social, l’influencer risponde: “La grande popolarità mediatica può generare traffico anche da una semplice frase, specialmente se contro qualcuno. Si scrive per essere letti, non per essere irrilevanti. Però, da qui al gioco al massacro il passo è breve”.
Sui social, infatti, a volte ci comportiamo come dei bambini: “A volte sì, ho sbagliato anch’io. Però, sono le notizie rilanciate in un certo modo a creare il cortocircuito, così si alza l’onda disumana. Molti odiatori sono persone normali con una gigantesca rabbia esistenziale da sfogare. A volte vado a vedere i loro profili, e magari scopro una tranquilla signora col cagnolino. Chi si libera in questo modo del proprio malessere, non pensa che anche noi nel web siamo umani: veniamo visti quasi come creature di fantasia. Quando rispondo a qualche odiatore, provando a spiegare che pure io la sera ceno a casa e guardo la tivù con mio marito, capiscono e a volte si scusano”.
“All’inizio intervenivo come se fossi al bar con le amiche, poi mi sono accorta che la gente mi riconosceva per strada, e che certe mie frasi venivano riportare in home page sui principali siti d’informazione. Così ho capito che il gioco era cambiato. Allora ho imparato anche a tacere: se aspetto un’ora che mi servano a ristorante, poi non ci faccio un post”.
Sulla vicenda della ristoratrice morta, l’influencer afferma: “Però non si può ridurre tutto a Selvaggia Lucarelli, non le si può addebitare ogni responsabilità per quanto accaduto. Chiediamoci cosa si era messo in moto dopo quel messaggio. Io reagisco all’ansia con le goccine calmanti, ma altre persone che tipo di risposta emotiva possono avere, con un microfono sotto il naso e una telecamera puntata addosso? Anche chi riprende una notizia, dev’essere responsabile. Chi fa informazione si domandi dove la stiamo portando”.
E alla domanda del giornalista se milioni di follower possano trasformarsi in una droga, l’Estetista Cinica risponde: “Si impara picchiando il naso. E se sei donna, impari sulla tua pelle. Io vengo sempre chiamata influencer, mai imprenditrice. E dicono che sono furba, non brava, anche se la mia azienda fattura 70 milioni di euro. Fossi maschio mi chiamerebbero genio. Michela Murgia è diventata mainstream quando è morta. Prima che accadesse, non interessava a nessuno del transfemminismo. Argomenti alti e importanti vengono raramente sfiorati o centrifugati in rete, perché non generano ascolti né traffico. Il taglio dei fondi contro i disturbi alimentari non va in tendenza”.
L’influencer, poi, rivela di avere paura di “sbagliare, perché non sono una santa. Paura di quello che mi cadrebbe addosso, di quello che potrebbe capitare alla mia azienda. In Italia, avere successo è imperdonabile. Se hai soldi, di sicuro li hai fatti in qualche modo strano: ecco perché mi dicono furba, e mai brava”.