“La ricetta della felicità? Avere una persona su cui contare”: ecco come combattere la depressione
I due fratelli veneti, il primo psichiatra a capo del dipartimento di Harvard, il secondo psicologo citato in tutto il mondo, presentano la loro cura alla malattia del nuovo millennio
La risposta alla depressione è italiana: le voci della felicità sono quelle di Maurizio e Giovanni Fava
In America, Maurizio Fava doveva rimanere solo 3-4 anni dopo gli studi in medicina a Padova, invece domani, 1 ottobre diventerà il direttore della specialità di psichiatria ad Harvard grazie ai suoi studi condotti sulla depressione e la sua cura, e gli anni trascorsi sul suolo americano diventeranno 34.
Assieme a suo fratello, Giovanni Fava, psicoanalista, porta la ricetta della felicità nel mondo. Neanche a dirlo, all’italiana. Amore, amicizia e affetti: contro la depressione, “love is the answer”, lo diceva anche Einstein. I due fratelli cresciuti a Valdagno, nel Veneto popolare e operaio, oggi sono dei luminari a livello internazionale. “Nella psichiatria, sono il secondo italiano più citato al mondo”, racconta Maurizio Fava a Repubblica, in un’intervista di Riccardo Luna, “mio fratello nella psicologia è il terzo”.
La vita di Maurizio Fava è volta alla ricerca di una risposta alla domanda: “Perché siamo sempre più depressi?”. “Abbiamo fatto tanti studi, ma non abbiamo ancora capito le cause della depressone”. La malattia del nostro tempo in Italia colpisce il 5 per cento della popolazione adulta. Parliamo di 3 milioni di persone solo nel nostro Paese. Alcuni la attribuiscono allo stress, all’inquinamento o all’alimentazione”, spiega Maurizio Fava a Luna, “Il cervello è sensibile a tutte queste cose, ma non si è capito il fattore scatenante. E questo limita la possibilità di guarire davvero”.
Le sue ricerche hanno dato risultati incoraggianti: risale appena a due anni fa l’esperimento che avrebbe potuto portare alla scoperta della “molecola della depressione”. Una scoperta poi in parte smentita da un test successivo. La soluzione però non poi così lontana. “Spesso, quando uno interrompe il farmaco, la depressione torna”, spiega lo psichiatra Maurizio Fava. “Una vera cura contro la depressione non esiste”. È a questo punto che entra in campo la competenza del fratello, Giovanni Fava, che ha sviluppato la sua carriera prima a Bologna e poi a Buffalo, nello stato di New York. Sua la teoria della “Well being Therapy”, secondo la quale psicologia e psichiatria devono andare di pari passo e sostenersi a vicenda.
“Io e mio fratello siamo complementari come un doppio tennistico”, racconta Giovanni Fava a Repubblica. “Quando vedo un paziente gli dico: lei era fuori strada, i farmaci l’hanno rimessa in carreggiata, però se continua a guidare come guidava prima, fuori strada ci torna”.
I farmaci, secondo la teoria dei Fava, devono essere integrati a un benessere che riguarda anche altri aspetti della vita del paziente. “Abbiamo escogitato una terapia sequenziale: i farmaci nella fase acuta seguiti da sedute di psicoterapia orientate al cambiamento dello stile di vita”. Documentare gli episodi felici, ad esempio, è un primo passo per capire quale sia la causa della loro interruzione.
E sul perché la depressione riguarda perlopiù i giovani, gli studiosi rispondono: “La depressione giovanile nasce dal fatto di non vedere prospettive, dovremmo dimostrare che non è così. Mentre di una cosa sono sicuri: “La ricetta della felicità?”, risponde Maurizio Fava: “si è scoperto che l’elemento determinante per stare bene non è l’assenza di problemi, ma avere una persona su cui contare“.