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Lo psichiatra: “Di fronte al Coronavirus i malati si sentono più ‘normali’ e i ‘normali’ si sentono malati”

Immagine di copertina
Credit: Ansa

“Questo è il tempo della cura, non dell’odio. Un tempo di ascolto e di dolore condiviso che fa bene a tutti, anche ai miei pazienti che coltivano dentro di sé le più terribili delle fantasie”. Il professor Luigi Cancrini, tra i più grandi psichiatri italiani, in una bellissima intervista di Repubblica esterna le sue riflessioni sull’impatto sociale e psicologico del Coronavirus.

Questi giorni di isolamento imposti dall’emergenza sanitaria sono “un’opportunità per scoprire vicinanza e solidarietà, ossia le risorse più importanti per vivere meglio”, spiega lo psichiatra Cancrini.

E a chi paragona il Coronavirus alla guerra il professore risponde: “La guerra è il tempo dell’odio. In guerra per sopravvivere si è costretti a uccidere l’altro, come recita la canzone di De André: Piero muore perché esita a sparare contro il nemico, e paga con la vita la sua premura verso l’avversario. Invece questo di oggi è il tempo della vicinanza e della solidarietà. Il nemico è esterno all’umanità e gli uomini sono costretti a unirsi per far fronte alla comune minaccia”.

“Quando il nemico è comune a tutti, la paura ci fa scoprire la prossimità”, commenta Cancrini. “Mi ha colpito lo slogan: resta a casa, così fai bene a te stesso e agli altri. L’idea che aiutando se stessi si aiuta l’altro mette in moto un movimento emotivo che fa crescere la solidarietà”.

Lo psichiatra parla anche dei suoi pazienti, nei quali ha riscontrato un cambiamento causato dall’isolamento. “Mi colpisce la reazione di quelli con disturbi psicotici, capaci di elaborare le fantasie più terribili, proiettate all’esterno dal loro mondo interiore. Ora che questa figura minacciosa si sostanzia nell’immaginario di tutti, questi pazienti si sentono più “normali”, uguali agli altri. E quindi stanno meglio”, racconta il professore.

“Molti malati gravi migliorano in tempo di guerra. E diminuiscono i suicidi, perché nel pericolo prevale l’istinto di sopravvivenza. Per la mente umana avere a che fare con un nemico interno è molto peggio che avere a che fare con un nemico esterno da cui ci si difende insieme agli altri”, spiega.

E quando tutto questo sarà finito “Torneremo ad abbracciarci e a baciarci con maggiore entusiasmo, rivalutando tutte quelle cose che davamo per scontate”, conclude il professore.

Leggi anche: 1. Psicopandemia: la paura del Coronavirus e gli effetti psicologici su tutti noi /2. Coronavirus, Paolo Crepet a TPI: “Siate asociali? Frase terrificante, siamo in mano a dei pazzi”
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