Londra è la città più magnetica e vivibile al mondo
La classifica del Global Power City Index 2020
Secondo la classifica del Global Power City Index (Gpci) che valuta l’attrattiva e i livelli di vivibilità di oltre 40 città al mondo, Londra si posiziona al primo posto per il nono anno consecutivo. Quest’anno, per la prima volta, l’indice compilato dalla giapponese Mori Memorial Foundation, ha tenuto in considerazione l’impatto del Coronavirus sullo stile di vita dei cittadini delle metropoli a livello globale.
Dopo Londra nella classifica troviamo New York e Tokyo. L’ordine è lo stesso dello scorso anno. Salgono in classifica Parigi e Singapore, rispettivamente al quarto e al quinto posto. E c’è anche una italiana tra le più vivibili città del mondo. È Milano. L’unica rappresentante del nostro Paese. Occupa la 39esima posizione su un totale di 48 centri urbani dell’intero globo.
Per definizione della fondazione Mori la classifica del Gpci Index studia il livello di ‘magnetismo’ dei grandi centri urbani, e la loro capacità di attrarre l’alto numero di residenti e le aziende da diverse sedi. Le città in esame sono valutate in base a cinque criteri principali: l’aspetto economico, la Ricerca e Sviluppo, le attività culturali, il livello di vivibilità nel campo sociale, l’idoneità ambientale, e la funzionalità del sistema dei trasporti. L’Europa è il continente con il maggior numero di città presenti in classifica, a quota 17, seguita dall’Asia con 13, e dal Nord-America con 8.
Nell’anno segnato dalla pandemia del Covid-19, ha spiegato il professore emerito della Meiji University e Direttore esecutivo della Mori Memorial Foundation, Hiroo Ichikawa, diversi indicatori sono stati aggiornati per meglio interpretare l’evoluzione dei cambiamenti esterni, tra cui la disponibilità di alternative agli spazi di lavoro tradizionali, o la capacita di trasmissione dati dei collegamenti internet, in linea con le necessità create dallo stato di emergenza sanitaria. Circa il 70% delle persone intervistate ha detto di aver subito dei cambiamenti del proprio stile di vita, mentre il 40% si è detta favorevole a utilizzare in egual misura la propria abitazione e l’ufficio come sede di lavoro dopo la fine della pandemia. Alla domanda su quanto abbia inciso la diffusione del virus sulla eventualità di spostare la propria residenza, i cittadini di Londra, New York e Tokyo giudicano la possibilità piuttosto remota, rispettivamente il 69, il 53 e il 58%. Secondo quanto riporta Ansa, l’indice Gpci è stato pubblicato per la prima volta nel 2008 su un campione iniziale di 30 città e attualmente raggiunge 48 centri urbani.