Questo mondo fa paura: verso l’anno nuovo prevale la sfiducia
Inflazione, disoccupazione, conflitti, cambiamento climatico. Un sondaggio rivela cosa si aspetta la gente comune dal 2025. Risultato? Prevale una generale sfiducia
C’è meno pessimismo verso la vita di tutti i giorni, c’è una diffusa sfiducia per l’economia globale, una rassegnazione sul proseguimento delle crisi in corso, mentre alcuni timori che un tempo pensavamo potessero verificarsi solo nei film catastrofici o di fantascienza risultano delle opzioni possibili. È così che potremmo sintetizzare il “Predictions 2025 Report” pubblicato dall’Ipsos, uno studio svolto dall’istituto demoscopico coinvolgendo 33 Paesi in cui sono state fatte domande a migliaia di cittadini su un bilancio per l’anno che sta finendo e le prospettive per quello che verrà.
Il 65% degli intervistati ritiene che il 2024 sia stato un anno negativo in generale, e il 51% ritiene lo sia stato anche a livello personale o per la propria famiglia. Un dato in generale negativo, visti anche i numerosi problemi che il mondo sta affrontando, ma in lieve miglioramento rispetto allo scorso anno, quando i due dati erano rispettivamente al 70 e al 53% e che mostra un progressivo miglioramento dal 2021 in poi, rivelando che, per quanto rimanga un dato negativo, il pessimismo sta gradualmente, seppur lentamente, scendendo.
Poche speranze
Pensando al futuro, possiamo dire che gli intervistati guardino al 2025 con ottimismo per la propria situazione personale, ritenendo in larga maggioranza che risolveranno questioni personali che avranno maggiore cura di loro stessi.
La speranza si fa più cauta quando si esce dal personale e si va sulle questioni collettive, con solo poco più della metà convinto che nel proprio Paese aumenterà l’ottimismo e che l’economia globale migliorerà. Non è un caso che proprio l’economia sia vista con estrema sfiducia: la larga maggioranza degli intervistati pensa che i prezzi cresceranno più rapidamente degli stipendi, aumenteranno le tasse, l’inflazione e la disoccupazione, una sfiducia totalmente in linea rispetto allo scorso anno. Sfiducia anche nei confronti dei tassi di interesse, per quanto questa sia in calo rispetto all’anno scorso.
Sul versante tecnologico, circa due terzi degli intervistati sono convinti che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale porti a una perdita di posti di lavoro, mentre poco meno pensa che molte persone vivranno la propria vita in un mondo virtuale.
Solo il 40% pensa che si troverà una cura per il cancro, circa un terzo che si scoprirà vita negli altri pianeti.
Crisi mondiali
Sono però i dati sulle crisi ormai in corso a mostrare quasi una rassegnazione da parte dei cittadini, come abbiamo visto ad esempio sull’intelligenza artificiale e sull’economia. L’80% pensa che le temperature continueranno a crescere e solo un terzo pensa si troverà il modo di fermare i cambiamenti climatici.
Due terzi pensano che l’immigrazione nel proprio Paese aumenterà, appena un terzo che si diventerà più tolleranti gli uni con gli altri e che sarà implementata una giornata lavorativa da quattro giorni. Solo il 27% pensa che la guerra in Ucraina si concluderà, appena il 22 che finiranno i conflitti in Medio Oriente.
Ci sono poi paure più catastrofiche che invece che un remoto timore sembrano essersi trasformate in un’opzione: il 49% degli intervistati pensa che potrebbe essere usata un’arma nucleare in un conflitto, mentre il 47% che ci sarà una nuova pandemia. Il 35%, addirittura, pensa che un sistema di intelligenza artificiale sfugga di mano all’uomo seminando il caos in giro per il mondo.
Sembra che su certi argomenti l’essere umano si sia rassegnato. Starà alla politica e a chi ci governa far tornare la fiducia e scacciare certi pensieri.