Il primo sì alla legge sulle armi
È partito oggi formalmente l'iter per la discussione della legge sul controllo delle armi, ma la strada è ancora lunghissima
Fra tre giorni saranno passati esattamente 4 mesi dal massacro della scuola di Sandy Hook, dove a seguito di una sparatoria hanno perso la vita 26 persone, la maggior parte bambini. Da quello stesso giorno in America si è iniziato a discutere di armi e di leggi per limitarne la sregolata diffusione. Obama ha più volte chiedo una riforma radicale, con l’introduzione di forti controlli sugli aspiranti acquirenti di armi, multe salate a chi ne vende e rivende senza permesso, nonchè il divieto di fucili semi-automatici.
La maggioranza repubblicana alla Camera si è da subito opposta, incalzata dalle generose lobby delle armi (la National Rifle Association, NRA, in primis) gridando all’incostuzionalità della proposta del Presidente, che sarebbe andata a scardinare il famigerato secondo emendamento. L’opinione pubblica però, dopo l’ennesimo massacro, si è fatta sentire e ha chiesto che qualcosa venisse fatto.
I due partiti si sono messi al tavolo dei negoziati mesi fa e hanno provato a colmare la grandissima distanza nelle loro reciproche posizioni. Il Vicepresidente Joe Biden da una parte e il senatore del Nevada Harry Reid dall’altra hanno provato a trovare un punto in comune, sapendo entrambi che senza un compromesso nè il partito dell’elefantino nè quello del asinello avrebbero potuto esultare. I democratici hanno bisogno dell’appoggio di almeno una parte dei congressmen del GOP per raggiungere la maggioranza in entrambe le camere e, dall’altra parte, i reppublicani devono appoggiare una legge, seppur il più possibile limitata, legge sulle armi per rispondere alle richieste dei propri elettori.
Finalmente, con la votazione di oggi pomeriggio al Senato (finita 68 a 31), presenziata anche dalle famiglie delle vittime della scuola di Sandy Hook, può avviarsi il dibattito in aula. I prossimi step saranno la disccusione dalle legge e tutti gli emendamenti con il finale voto. Ma la strada per chi vuole un più forte controllo delle armi è tutta in salita: se, infatti, è facile che passi una legge che introduca dei più strutturati controlli incrociati per gli acquirenti di armi (fedina penale, condizioni psico-fisiche, precedenti, etc); è quasi impossibile che si riesca ad inserire la messa al bando della armi semi-automatiche e altre norme che restringano l’utilizzo e il commercio di armi.
Il risultato è appeso a un filo fragilissimo: in ballo non c’è una semplice legge ma anche molti equilibri politici concatenati. Leadership di partito, rapporto con gli elettori, relazione con i finanziatori e ovviamente il solito braccio di ferro tra Casa Bianca e partito repubblicano. Appoggiare una o l’altra posizione, soprattutto all’interno del GOP, è un rischio difficile da calcolare e da assumersi.
Dalla scorsa settimana, ad esempio, Marco Rubio (in odore di presidenziali 2016) e altri repubblicani ruspanti hanno formato un gruppo che si vuole oppore alla legge. Da una parte l’azzardo potrebbe ripagarli sul piano dell’immagine, ma dall’altra l’intransigenza potrebbe affosare ogni loro speranza di scalata del partito.
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