La valle radioattiva tra Agrigento e Caltanissetta, dove i tumori sono il 40% in più della media
Nel sud della Sicilia c'è una zona che da anni registra un numero allarmante di morti per cancro. Un gruppo di giovani sta cercando di indagare sul fenomeno con l'aiuto di un rilevatore geiger
Sicilia, la valle radioattiva dove i tumori superano del 40% la media
Mascherina contro l’amianto e rilevatore geiger per conoscere la radioattività dei luoghi e dare una spiegazione alle troppe morti dovute ai tumori. I ragazzi di Campofranco, piccolo centro in provincia di Caltanissetta, non stanno a guardare i compaesani, alcuni giovanissimi, che sono stati uccisi dalla malattia il cui nome è diventato ormai un tabù nel paese.
Nell’area del Vallone, come viene chiamata la zona che comprende i paesi che appartenevano all’area delle miniere (Campofranco, Milena, Sutera, Mussomeli), i dati dell’ultimo rapporto del registro tumori della provincia di Caltanissetta sono impietosi: in totale i casi di cancro sono del 43 per cento superiori alle stime. Il dato sale in maniera vertiginosa nei luoghi della morte se si considerano i tumori ematologici (108 per cento in più rispetto alle stime) e quelli al polmone (+69 per cento).
Eppure nei piccoli paesi, che già devono fare i conti con una emigrazione che sta portando allo svuotamento del territorio, non ci sono industrie, fabbriche o altri elementi inquinanti. In quelle terre rimangono i mostri del passato: su tutte l’ex fabbrica Montecatini, poi Montedison, oggi immenso colosso abbandonato di ferro e amianto. Centinaia di metri di un immobile che si estende lungo la Ss 189, dove sorge una delle più grande miniere di zolfo della Sicilia, quella di Casteltermini.
Sicilia, la valle radioattiva dei tumori: l’ecomostro di Campofranco
Proprio da questo “ecomostro” sono partiti i giovani di Campofranco, che hanno costituto il comitato Basta tumori per indagare con il loro rilevatore geiger sugli strani casi di tumore dell’area del Vallone. Oltre all’amianto infatti, secondo i ragazzi, in quelle zone si nasconde altro: a dare conferma sono le prime rilevazioni, effettuate all’interno di una delle più grandi opere industriali costruite negli anni Sessanta per la lavorazione dei sali potassici e dismessa in maniera poco trasparente negli anni Novanta.
In alcune zone degli immensi capannoni infatti, la radioattività supera il limite di 0,790 microsiviert, rientrando nella cosiddetta soglia di attenzione, la penultima prima dell’allarme, una soglia superiore ai normali tassi di radioattività in natura.
“Nel secondo padiglione del capannone la soglia di radioattività è elevata, siamo in una zona a rischio”, spiega Paolo Di Gesù, membro del comitato Basta tumori. “La nostra ipotesi è stata confermata: in queste zone c’è una radioattività fuori dal normale. Questa è una situazione che non possiamo accettare”.
Con lui altri giovani ragazzi, per un movimento che adesso sta interessando anche gli altri paesi. “Comprare il geiger non è stato difficile”, racconta Emanuele Quarta. “Con un banchetto in piazza abbiamo chiesto ai cittadini un’offerta libera per un argomento che riguarda tutti. È bastato poco: il tema sta a cuore a tutti e in due giorni abbiamo raccolto la somma necessaria per acquistare il rilevatore. Adesso ci chiamano anche da altri paesi per chiedere un’analisi dei territori nelle cittadine dove i tassi di tumore sono alti”.
Sicilia, la valle radioattiva dei tumori: le ex miniere tra amianto e rifiuti tossici
Tra queste c’è anche Racalmuto, dove, grazie al lavoro di un Meetup M5S che ha censito i siti minerari sull’isola, mettendo in evidenza i molti casi di tumore nei paesi che sorgono nei pressi delle miniere, il lavoro di indagine è diventato un’interrogazione, presentata dal Movimento 5 Stelle, che verrà discussa alla Commissione Ue a settembre con lo scopo di individuare risorse economiche per la bonifica.
Oltre alle fabbriche dismesse, il mistero dei tumori nei paesi delle province di Agrigento e Caltanissetta, riguarda infatti anche le miniere ormai chiuse, cave di sali potassici e zolfo, presenti in massa in Sicilia (761 i siti minerari, isola prima in Italia). In questi territori, ormai abbandonati, potrebbero essere presenti rifiuti di diverso genere. Mentre alcuni sono evidenti, come l’amianto, plastica e altro ancora, altri potrebbero essere stati interrati negli anni. Questo è il prossimo obiettivo dei giovani di Campofranco, che insieme ad altri cittadini dei paesi dell’area del Vallone e della provincia di Agrigento, metteranno in atto una grande manifestazione per accendere i riflettori sul caso.