Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 17:47
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Ambiente

Scoperto un nuovo buco dell’ozono: è sette volte più grande

Immagine di copertina

Un buco dell’ozono sette volte più grande di quello che sovrasta il Polo Sud. L’incredibile scoperta degli scienziati dell’Università di Waterloo, in Canada, riguarda un altro buco dell’ozono, scoperto sopra le regioni tropicali. A differenza di quello dell’Antartico, quest’ultimo non risentirebbe del variare delle stagioni e resterebbe quindi “aperto” tutto l’anno. Lo scienziato Qing-Bin Lu, a capo del team, spiega che sarebbe presente da oltre 30 anni.

Il buco dell’ozono è un assottigliamento dello strato dell’atmosfera che protegge la Terra dalle radiazioni solari. Per essere definito tale, la perdita di ozono in quell’area deve essere maggiore del 25 per cento rispetto alle regioni considerate stabili.

“Sembra incredibile che non sia stato scoperto in precedenza – ha commentato Lu in un’intervista rilasciata alla testata inglese The Independent – ma esistono alcune sfide intrinseche nel fare questa scoperta. I tropici – ha continuato lo scienziato – costituiscono metà della superficie del pianeta e ospitano circa la metà della popolazione mondiale. La presenza di questa singolarità costituisce motivo di preoccupazione globale”.

Nell’area appena scoperta lo strato di ozono è dell’80 per cento più sottile rispetto ai valori standard. Per estensione, commentano gli esperti, questo buco è circa sette volte più grande rispetto a quello presente in Antartide. Il buco nell’ozono, ha aggiunto Lu, “può provocare un aumento delle radiazioni Uv”, causando un aumento dei rischi di tumori della pelle, cataratta e altri effetti negativi sull’intero ecosistema tropicale.

“Non avevamo mai osservato questa singolarità – commenta Lu – i dati preliminari suggeriscono che diverse popolazioni tropicali sono già a rischio di sperimentare conseguenze negative a causa delle radiazioni, che raggiungono livelli più elevati del previsto”. Questa scoperta, precisano gli studiosi, potrebbe inoltre rivelarsi cruciale per comprendere meglio il cambiamento climatico globale.

Ti potrebbe interessare
Ambiente / Il fisico Nicola Conenna a TPI: “La strategia del Governo Meloni sull’idrogeno arriva in ritardo ed è insufficiente”
Ambiente / La lunga marcia dell’idrogeno verde nell’Unione europea
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Ti potrebbe interessare
Ambiente / Il fisico Nicola Conenna a TPI: “La strategia del Governo Meloni sull’idrogeno arriva in ritardo ed è insufficiente”
Ambiente / La lunga marcia dell’idrogeno verde nell’Unione europea
Ambiente / È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
Ambiente / Clima senza pace: Ricchi VS Poveri
Ambiente / Chicco Testa a TPI: “Contro i gas serra la soluzione è tornare al nucleare”
Ambiente / E le scorie che fine fanno?
Ambiente / Quei reattori Made in Italy
Ambiente / Il prof. Di Castelnuovo a TPI: “Il nucleare? Costi enormi e i tempi sono troppo lunghi: ecco perché dico no”
Ambiente / Il nuovo nucleare? “Si creeranno 117mila posti di lavoro in Italia”
Ambiente / La mappa dei mini-reattori