Record di attivisti ambientali uccisi nel 2020: morti per difendere il Pianeta
Numero record di attivisti ambientali uccisi nel 2020. Secondo il report pubblicato da Global Witness, con l’intensificarsi della crisi climatica, aumenta anche la violenza contro coloro che proteggono la propria terra e il nostro pianeta. Lo scorso anno sono stati assassinati in tutto il mondo 227 attivisti che lottano per l’ambiente, il numero più alto registrato per il secondo anno consecutivo.
Secondo quanto riferito, quasi un terzo degli omicidi è stato collegato allo sfruttamento delle risorse: disboscamento, estrazione mineraria, agroindustria su larga scala, dighe idroelettriche e altre infrastrutture. Il report ha definito le vittime “difensori dell’ambiente” uccisi per proteggere le risorse naturali che devono essere preservate, comprese le foreste, le riserve idriche e gli oceani.
Da quando è stato firmato l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici nel 2015, l’organizzazione afferma che in media ogni settimana sono stati uccisi quattro attivisti ambientali. Nel 2020, più della metà degli omicidi sono avvenuti in Colombia, Messico e Filippine. Maggiormente colpiti i popoli indigeni, il più delle volte in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico. La Colombia ha registrato il numero più alto di uccisioni: 65 attivisti assassinati lo scorso anno.
Tra gli attivisti assassinati la sudafricana Fikile Ntshangase, 65 anni, coinvolta in una disputa legale sull’estensione di una miniera a cielo aperto gestita da Tendele Coal vicino a Somkhele nella provincia di KwaZulu-Natal. È stata uccisa a colpi di arma da fuoco. La figlia, Malungelo Xhakaza, 31 anni, ha dichiarato: “Fino ad oggi non sono stati effettuati arresti nelle indagini sull’omicidio di mia madre. Non c’è stata alcuna responsabilità. Mi sembra che qualcuno voglia che l’espansione della miniera e l’estrazione vadano avanti, a qualunque costo”. Tra gli ambientalisti uccisi lo scorso anno c’è anche Óscar Eyraud Adams, assassinato in Messico nel settembre 2020. Stava lavorando per aiutare la comunità indigena Kumiai in Baja California ad avere un migliore accesso all’acqua.