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Disastro ambientale a Mauritius, una “marea nera” di benzina avanza nelle acque cristalline dell’isola

Immagine di copertina
L'immagine aerea della "marea nera" che avanza nelle acque delle isole Mauritius. Credit: EPA/PIERRE DALAIS

La nave giapponese che si è arenata lo scorso 25 luglio nella barriera corallina continua a perdere carburante. Sono già fuoriuscite oltre mille tonnellate di benzina. Il premier dello Stato isolano ha lanciato l'allarme: "Il cargo rischia di spezzarsi in due". I volontari sono impegnati da giorni per costruire "barriere galleggianti" contro la "marea nera" che avanza

Disastro ambientale a Mauritius, più di mille tonnellate di benzina in mare: “La nave rischia di spezzarsi”

È ormai una marea nera quella che avanza nelle acque cristalline dell’isola di Mauritius, lo Stato insulare nell’oceano Indiano, famoso per le sue spiagge paradisiache. Dalla portarinfuse MV Wakashio, la nave giapponese che si è arenata lo scorso 25 luglio nella barriera corallina, sono già fuoriuscite oltre mille tonnellate di carburante. Le correnti e i venti oggi hanno ampliato la fuoriuscita di petrolio. Intanto è corsa contro il tempo di attivisti e volontari per cercare di contenere il disastro: la gente del posto sta costruendo barriere assorbenti di paglia in sacchi di tessuto nel tentativo di assorbire il carburante. Secondo gli ambientalisti, si profila una delle peggiori crisi ambientali nella storia del Paese africano.

Il cargo portarinfuse si sta squarciando ulteriormente e rischia di rompersi del tutto. L’allarme è stato lanciato dal premier dello Stato isolano, Pravind Kumar Jugnauth. “I tecnici e i subacquei hanno trovato diverse crepe e questo significa che il cargo può spezzarsi in due“, ha detto Jugnauth durante una conferenza stampa in serata, secondo il sito defimedia.info.

Intanto il primo ministro ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale spiegando chiaramente che l’isola non ha le risorse né le capacità per far fronte al disastro. “È uno dei disastri ecologici più gravi dell’isola e si è verificato nella laguna più grande e una delle più belle del Paese”, ha denunciato Mokshanand Sunil Dowarkasing, consulente ambientale a Mauritius ed ex capo strategie di Greenpeace Africa. “La marea nera ha già raggiunto le nostre coste. Qui dove mi trovo è già contaminato dal carburante. Posso dire, per esperienza, che questa zona non sarà più quella di una volta. L’abbiamo già uccisa, ci vorranno almeno cento anni per riporla a quello che era“.

mauritius petroliera
I volontari locali. Credit: EPA/LAURA MOROSOLI

Il disastro ambientale avviene, e da lì si dipana, a Sud-Est dell’isola, al largo della zona denominata Pointe d’Esny, dove la nave portarinfuse MV Wakashio, rimasta incagliata in una barriera corallina, da qualche giorno espelle carburante in direzione delle vicine spiagge e lagune. Secondo Dowarkasing, il flusso di carburante fuoriuscito è leggermente diminuito nelle ultime ore grazie agli sforzi delle autorità per svuotare i serbatoi della nave, ma non si è ancora fermato. L’area costiera interessata dallo sversamento raggiunge tra i 15 e i 20 chilometri.

La MV Wakashio, di proprietà giapponese ma registrata a Panama, si è arenata il 25 luglio: navigava dalla Cina verso il Brasile con un equipaggio di una ventina di persone che sono state tutte evacuate. Al momento dell’incidente il cargo non trasportava merci, ma circa 200 tonnellate di gasolio e 3.800 di petrolio per il proprio consumo. Dopo diversi giorni con la nave bloccata, il governo mauriziano giovedì ha confermato che nella nave si era aperta una breccia e che il carburante stava uscendo in mare, mettendo a rischio le barriere coralline, le spiagge e le lagune vicine. Lo ha confermato anche l’armatore della nave, Nagashiki Shipping, spiegando che la breccia si è creata “a causa del maltempo e del costante martellamento” delle onde.

Il governo ha fatto richiesta ufficiale di aiuto alla Francia, uno dei suoi partner internazionali più importanti e un Paese che ha un territorio d’oltremare molto vicino a Mauritius, l’isola di La Reunion. E la Francia, con il presidente Emmanuel Macron, ha già risposto: “Quando la biodiversità è in pericolo, c’è un urgente bisogno di agire. La Francia c’è. Accanto al popolo mauriziano”; e ha annunciato l’invio di  attrezzature e materiale da La Reunion.

Intanto, in attesa dell’arrivo dei soccorsi, i volontari sulle spiagge della zona sono impegnati a pulire e costruire barriere per cercare di contenere l’espansione del petrolio. La zona è una regione di barriere coralline in fase di ricostituzione da circa quindici anni e anche di grande diversità marina e terrestre, con importanti riserve naturali a pochi chilometri di distanza. Appena a sud si trova il Blue-Bay Marine Park, un’area di grande valore ecologico e turistico dove già si intravedono tracce di petrolio: se contaminata, sarebbe un enorme disastro per Mauritius.

Mauritius
Credit: EPA

Lo stesso si teme per l’isola delle Aigrettes, uno spazio faunistico che ospita specie endemiche di camaleonti e altri rettili mauriziani e che si trova a poche centinaia di metri a Nord dell’area del relitto. Il disastro non è solo naturale, ma anche economico, perché nell’area vivono centinaia di famiglie che traggono sostentamento da turismo e pesca. “Non siamo preparati a far fronte una crisi ecologica di tale portata su un’isola tanto piccola”, ha ammesso sconsolato Dowarkasing. “È un eco-ecidio e anche il governo non si è mosso correttamente”.

Le immagini aeree e le riprese dei droni hanno mostrato chilometri di costa ricoperte da una spessa melma nera. Secondo gli ambientalisti, è stata la risposta lenta del governo e il mare mosso che stanno trasformando quello che poteva essere un piccolo incidente in un disastro ecologico ed economico. La nave si è arenata due settimane fa. Ma poi le onde impetuose hanno spaccato lo scafo e giovedì è cominciato la fuoriuscita del carburante del motore. A bordo della nave dovrebbero essere rimaste circa 2.500 tonnellate di carburante. Nel fine settimana c’è stato un massiccio afflusso di persone per collaborare alla pulizia e alla costruzione di barriere di contenimento. Le organizzazioni locali hanno anche lanciato una campagna di raccolta fondi attraverso il sito web www.crowdfund.mu e chiedono aiuto al resto del mondo sotto lo slogan “Mauritius Oil Spill Cleaning 2020 – MV Wakashio“.

Leggi anche: 1. La splendida cascata sottomarina a Mauritius/ 2. Disastro ambientale in Russia: tonnellate di gasolio di una centrale si riversano nel fiume in Siberia

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