Ambiente, Luca Mercalli a TPI: “Alcuni interessi economici ostacolano le battaglie sul clima”
Il meteorologo ha ricordato che per cambiare le cose, bisogna iniziare a trasformare la propria vita
Di recente ha pubblicato un testo Non c’è più tempo. Come reagire agli allarmi ambientali (Einaudi), ma la sua vocazione ecologista ha avuto inizio molti anni fa. È oggi intervistato da TPI il responsabile dell’Osservatorio Meteorologico del Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, Luca Mercalli. L’Orologio dell’apocalisse (Doomsday Clock), ovvero l’iniziativa ideata nel 1947 dagli scienziati della rivista Bulletin of the Atomic Scientists dell’Università di Chicago, ci ricorda che mancano soltanto due minuti alla mezzanotte del mondo. Non a caso, Mercalli non è per nulla ottimista sul futuro, anzi, ritiene che lo scenario mondiale potrebbe essere ancora peggiore di come ci viene presentato. Il meteorologo ci ricorda che per cambiare le cose, bisogna iniziare a cambiare da oggi le nostre vite.
Un bel momento di partecipazione, non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo. Tuttavia, è un momento che giunge tardivo perché già quindici anni fa c’erano gli elementi e le evidenze scientifiche per scendere in campo. Oggi, forse, per favorevoli combinazioni di eventi, dagli appelli di Greta, fino alla condivisioni rapide sul web, abbiamo riscontrato questo risultato. Per la serie, meglio tardi che mai. Dopo aver visto migliaia di giovani riflettere sul futuro, ora però viene il momento più difficile, ovvero trasformare questi slogan in impegni concreti. Io ero presente alla manifestazione di Torino, dove mi sono complimentato con gli studenti, ma ho ricordato loro che però poi la sostenibilità si fa con i comportamenti concreti e non con le parole. Quindi, da un lato vedremo come ognuno, da domani in poi, si impegnerà personalmente: dalla rinuncia agli oggetti superflui al risparmio di energia; dall’altro, i giovani tutti insieme dovranno mantenere alta la pressione sulle istituzioni.
Persino questo è uno sbaglio. Undici, dodici anni sono soltanto stime prive di fondamento. Siamo già in una situazione irreversibile. Quella cifra rappresenta soltanto il prossimo scalino che abbiamo davanti, ora già abbiamo aumentato la temperatura della Terra di un grado, ciò è il risultato della mancanza di provvedimenti che dovevano essere presi negli ultimi quarant’anni. L’Accordo di Parigi ci dice che se riduciamo l’emissioni di CO2 a partire dal 2020, possiamo rimanere sotto un grado e mezzo, se aspettiamo però ancora undici anni magari i gradi diventeranno tre, poi quattro, poi cinque e così via. È un continuo spostare avanti un traguardo. Il danno è già in corso. Il malato non può più guarire, può solo alleviare la gravità del sintomo.
Assolutamente no. Siamo soltanto a un punto d’inizio, un qualcosa che è stato sicuramente tanto rispetto al nulla, non mi aspetto un improvviso cambiamento. Questo deve essere lo stimolo da cui partire, per mettere in primo piano la questione ambientale. Ad esempio, se pensiamo che Papa Francesco ha fatto un’enciclica Laudato si’ nel 2015 e non è servita a nulla… C’è sempre il rischio che la spinta propulsiva si esaurisca entro una settimana, i giovani che sono scesi in piazza devono far in modo che questo non accada.
Intanto faceva freddo soltanto nella metà degli Stati Uniti, perché nell’altra metà si andava a fuoco, mentre lui diceva queste stupidaggini. Sì, stupidaggini, io uso proprio questa parola. Questi discorsi in bocca al Presidente del più importante stato del mondo sono una vergogna. La scienza ha appurato le responsabilità umane nel cambiamento climatico, Trump non è uno scienziato, è solo una persona qualunque che con tanti soldi è diventata Presidente degli Usa. Egli non è deputato a dare commenti di tipo scientifico sul clima. Crea un danno enorme a livello mondiale, perché ritarda i provvedimenti. Ovviamente ci sono dietro anche interessi economici, sono tanti che ci guadagnano nel frenare queste politiche di rinnovamento.
Il governo italiano si muove come si muove l’Europa, quindi da tempo siamo sulla buona strada. A casa nostra decliniamo le linee guida dell’Unione in modo diverso, non siamo un paese messo così male rispetto al resto del mondo. L’Italia però soffre anche per le sue contraddizioni, non c’è un modo univoco di procedere. Abbiamo esempi di eccellenza, come il Trentino-Alto Adige, tuttavia contemporaneamente assistiamo alla cementificazione della Pianura Padana. Per la raccolta differenziata abbiamo l’esempio virtuosissimo della provincia di Treviso, ma abbiamo anche la Terra dei Fuochi. In Italia non siamo capaci di prendere dall’esempio migliore e trasformarlo in prassi. Se lo facessimo, saremmo fra i migliori al mondo. Ci sono anche esempi d’eccellenza tra le aziende in Italia, mentre Confindustria è ancora schiacciata dall’idea che il progresso sia rappresentato dalle grandi opere e dal cemento. Sprechiamo tanta potenzialità.
Non vedo una parte politica precisa, forse i Verdi Europei. Però vedo che questo movimento è ancora troppo debole e troppo poco conosciuto. Dei partiti tradizionali e di quelli che saltano sul carro del vincitore all’ultimo minuto ho poca fiducia. In Italia, l’ambientalismo è sempre stato qualcosa di nicchia e quella piccola parte che si sentiva rappresentata dai partiti “verdi” si è vista come tradita da certe alleanze sconsiderate, che hanno portato alla svendita di alcune battaglie. Questo processo ha determinato l’estinzione di tali partiti. Questa parte di elettorato non è rappresentata semplicemente, ci vorrebbe qualcosa di nuovo, quei giovani potrebbero pensare a un movimento per un futuro sostenibile.
Non possono essere soltanto tre i consigli, perché tutti i nostri comportamenti hanno un impatto negativo sull’ambiente. Va cambiata tutta la nostra vita. Ognuno deve fare quel che può, in base alle sue possibilità, in base al luogo dove vive.