Chi se ne frega dell’inquinamento: i super ricchi non abbassano le ali nemmeno di fronte alla crisi climatica
È il mezzo di trasporto più dannoso per l’ambiente. Eppure nell’Ue aumentano i viaggi dei jet privati. In barba alle promesse sul contenimento delle emissioni. E l’Italia è quarta per numero di partenze. Ma c’è chi ha già cominciato a vietare questi voli
Iniqui, inutili, inquinanti, insostenibili: i jet privati sono la forma di trasporto più dannosa per l’ambiente, se si considerano le emissioni per passeggero per chilometro, e nonostante ciò nel 2022 hanno raggiunto livelli record in Europa, arrivando a superare quota 572 mila voli, con un aumento del 64% rispetto all’anno precedente. Mentre gli scienziati dell’IPCC (il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici, ndr) gridano al mondo intero che il tempo per agire è praticamente già scaduto, mentre l’Unione europea fissa come obiettivo la neutralità carbonica entro il 2050, mentre il pianeta macina con il passare degli anni record su record per quanto riguarda le temperature medie registrate, ogni giorno sopra le nostre teste viaggiano più di 1.500 aerei con a bordo appena una manciata di persone, generando emissioni superiori fra le 5 e le 14 volte rispetto a quelle dei voli commerciali.
I dati arrivano da uno studio condotto dalla società olandese di consulenza ambientale CE Delft per conto di Greenpeace, e i risultati evidenziano anche un altro paradosso: poco più della metà delle tratte percorse da jet privati, il 55%, sono inferiori ai 750 chilometri, in molti casi percorribili con alternative più sostenibili come il treno. Inoltre, circa il 40% dei voli sono vuoti se non per il pilota, che sta portando l’aereo nel punto dal quale il proprietario intende partire. Chi sceglie di viaggiare in questo modo, certamente perché può economicamente permetterselo, rappresenta soltanto una piccolissima parte della popolazione, eppure è capace di superare – in quanto a emissioni prodotte annualmente – quelle di 550 mila cittadini europei. Un’ingiustizia ambientale ma anche sociale: nel 2018 la metà di tutta la CO₂ prodotta dal trasporto aereo è stata causata dell’1% della popolazione mondiale, mentre l’80% delle persone nel mondo non ha mai volato in vita sua.
Brevi distanze
In Europa l’Italia è al quarto posto per numero di voli di jet privati, con 55.624 partenze nel 2022, in crescita del 61% rispetto al 2021. Un trend che ha raddoppiato le emissioni di CO₂ rispetto all’anno precedente, attestandole negli ultimi dati disponibili a quota 266.100 tonnellate: sono le emissioni medie prodotte da più di 50mila italiani in un anno. Un volo privato su dieci nel Vecchio Continente è partito dal nostro Paese, i cui aeroporti maggiormente frequentati dai jet di lusso sono quelli di Milano Linate, Roma Ciampino e Olbia Costa Smeralda.
In particolare, la tratta che collega Roma con Milano è tra le più frequentate del continente, sebbene alcuni treni dell’alta velocità possano coprire la distanza in appena tre ore. Secondo lo studio commissionato da Greenpeace diversi spostamenti via aria avvengono anche su tratte brevissime, come quella tra Verona e Brescia: la distanza che le separa è di appena 44 chilometri, inoltre le due città sono collegate da un treno diretto che parte ogni 30 minuti e ne impiega 35 per arrivare a destinazione. Proprio a Verona c’è stato a inizio aprile il Vinitaly, e secondo un monitoraggio pubblicato sull’account Twitter “Jet dei ricchi”, un gruppo di ricercatori che tramite i social aggiorna costantemente sul traffico aereo in Italia dei voli privati, almeno cinque “vip” sono atterrati in città nel giorno dell’inaugurazione, percorrendo distanze brevissime. Un Falcon partito da Perugia «pare abbia passato il resto della giornata orbitando sopra Verona senza scopo apparente».
In Italia operano quotidianamente circa 200 jet privati, cui si sommano i moltissimi mezzi che arrivano ogni giorno dall’estero: ognuno di questi in meno di due ore rilascia nell’aria lo stesso quantitativo di anidride carbonica che una persona media emette in un anno per tutti i suoi trasporti. «Mentre l’Europa e l’Italia sono alle prese con una terribile siccità, la crescita allarmante dei voli privati è in totale contrasto con gli allarmi della comunità scientifica, secondo cui occorre ridurre immediatamente le emissioni di CO₂ per evitare una catastrofe climatica», denuncia a TPI Federico Spadini, referente per i Trasporti di Greenpeace Italia. «Il settore dell’aviazione è poco regolamentato dal punto di vista fiscale – ribadisce – ad esempio non c’è tassa sul cherosene. Nonostante sia il più inquinante, gode di sgravi fiscali e zone d’ombra di cui altri settori, sempre in questo ambito, non beneficiano». In particolare oggi che il mondo si trova a vivere una forte crisi energetica, lo spreco di risorse appare «immorale» agli occhi delle persone.
Le alternative possibili
Con una petizione rivolta al governo Meloni, l’associazione ambientalista ha chiesto di accelerare nella lotta alla crisi energetica e climatica. «Siamo soddisfatti di come sta andando – commenta Spadini – abbiamo superato le 70mila firme. Questo atto ci serve per sensibilizzare le persone rispetto al ruolo attivo del nostro esecutivo. Abbiamo toccato diversi temi, alcuni di questi a noi molto cari».
Sul piatto alcune proposte tra le quali la messa al bando dei jet privati, la tassazione al 100% degli extra-profitti delle industrie fossili e l’introduzione del cosiddetto “biglietto climatico” per un trasporto pubblico più sostenibile e accessibile. Di quest’ultimo si è tornati a parlare con insistenza da quando nelle maggiori città italiane i ticket di autobus e metropolitane sono aumentati di prezzo come conseguenza indiretta del conflitto in Ucraina: rendere gratuiti o molto convenienti gli abbonamenti al TPL avrebbe un significativo vantaggio economico per i cittadini, in particolare quelli nelle fasce di reddito più basse, che sarebbero incentivati a non utilizzare l’auto quando non necessario, con ulteriore riduzione delle spese per il carburante. In estate, in Germania chiunque poteva viaggiare per il Paese su treni e autobus per soli 9 euro al mese: in tre mesi l’iniziativa ha fatto sì che venissero venduti 27 milioni di biglietti, risparmiando quasi 2 milioni di tonnellate di CO₂.
Qualcosa, intanto, si muove: i gruppi di arrivisti climatici hanno iniziato a prendere di mira i jet, con interventi diretti come il blocco degli aeroporti. Lo scorso 19 novembre è toccato allo scalo di Ciampino, poi a febbraio i movimenti Extinction Rebellion e Ultima Generazione hanno invaso l’aeroporto di Milano Linate dove tempo prima si erano incatenati. In Olanda, Greenpeace aveva coordinato l’assedio di centinaia di attivisti all’aeroporto di Schiphol, ad Amsterdam, arrivando a invaderne la pista. Ed è notizia di pochi giorni fa che proprio lo scalo della Capitale dei Paesi Bassi – uno dei più grandi d’Europa – ha annunciato l’abolizione dei voli di jet privati entro il 2025. «Un’ottima decisione per il clima del pianeta e anche la salute delle persone che abitano nei dintorni», il commento dell’associazione ambientalista. «Se vogliamo evitare la catastrofe climatica – ha aggiunto Spadini – dobbiamo ridurre immediatamente i consumi di combustibili fossili, a partire da quelli più superflui. Ora è il momento di vietare i jet privati anche in Italia e in tutta Europa».