L’inquinamento dell’aria uccide più del fumo, degli incidenti stradali e delle guerre: toglie due anni di vita
Le polveri sottili riducono l’aspettativa di vita globale di 2,2 anni rispetto alla situazione che si avrebbe se fossero rispettate le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità
L’inquinamento dell’aria causa più morti del fumo, degli incidenti automobilistici, dell’Hiv. Le polveri sottili uccidono più del doppio di alcol e droghe e 44 volte più delle guerre e del terrorismo. E in India se si respirasse aria pulita si vivrebbe 9 anni di più. A Milano, invece, si guadagnerebbe quasi un anno di vita. Sono i dati allarmanti dell’Air Quality Life Index (Aqli) il report dall’Energy Policy Institute elaborato dall’Università di Chicago.
Secondo il rapporto “l’inquinamento atmosferico da particolato (PM10), che è principalmente il risultato della combustione di combustibili fossili, è la forma più mortale di inquinamento atmosferico a livello globale. Riduce l’aspettativa di vita globale di 2,2 anni rispetto alla situazione che si avrebbe se fossero rispettate le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità”.
“In un anno particolare come quello del Covid appare sempre più evidente l’importanza delle politiche per la riduzione dei combustibili fossili, che contribuiscono sia all’inquinamento che al cambiamento climatico”, afferma il professor Michael Greenstone, creatore dell’Aqli insieme ai colleghi dall’Energy Policy Institute dell’università di Chicago. “Questo indice dimostra i vantaggi che queste politiche potrebbero apportare per migliorare la nostra salute e allungare la nostra vita“.
“Gli eventi dell’anno passato ci ricordano che questo non è un problema che i Paesi in via di sviluppo devono risolvere da soli”, afferma Ken Lee, direttore dell’Aqli. “L’inquinamento atmosferico causato dai combustibili fossili è un problema globale che richiede politiche forti su ogni fronte, anche da parte dei negoziatori mondiali sul clima che si riuniranno nei prossimi mesi”.