Green Deal, la strategia europea per l’idrogeno verde
La versione finale dell'atto delegato probabilmente non sarà inviata per l'esame al Consiglio e agli eurodeputati prima dell'inizio del 2025, ha appreso TPI
Una delle misure approvate dalla Commissione Europea nell’ambito del pacchetto Green Deal, caposaldo delle strategie economiche della Commissione von der Leyen 1 del 2020, poi confermata dalla Commissione von der Leyen 2, proprio in questi giorni, è una ambiziosa strategia per l’idrogeno verde come strumento per massimizzare l’apporto delle energie rinnovabili al muovo mix energetico della transizione ecologica. La strategia europea per l’idrogeno viene presentata a luglio 2020 sotto forma di una comunicazione (la COM 301/2020). Le comunicazioni sono atti di indirizzo senza un valore vincolante, per avere il quale, devono poi essere approvati degli atti delegati specifici. Quello per l’idrogeno era stato previsto entro il gennaio 2020. A tutt’oggi ancora non ce n’è alcuna traccia. O per meglio dire è stato fatto circolare un “non paper” come in Europa spesso si fa per sondare il terreno su questioni delicate, che poi è stato rinnegato dai suoi “non autori” anche perché il mondo dell’energia ha dimostrato una forte contraddizione fra innovatori (rinnovabili e idrogeno) e conservatori (fossili e nucleare), con una divisione di fondo nella definizione dell’idrogeno “verde” (da fonti esclusivamente rinnovabili) rispetto all’idrogeno di altri colori (derivato da fossili, rifiuti, e nucleare).
Nel contesto della Hydrogen Week 2024 a Bruxelles questa settimana, la “numero due” della Direzione Generale dell’energia della Commissione, Mechthild Wörsdörfer, ha rivelato che l’atto delegato per l’idrogeno a basse emissioni di carbonio (come viene generosamente definito l’idrogeno non verde) aspetterà l’insediamento dei nuovi Commissari, e comunque non si andrà oltre la fine del mese. La versione finale dell’atto delegato probabilmente non sarà inviata per l’esame al Consiglio e agli eurodeputati prima dell’inizio del 2025 (ha appreso TPI, da fonti attendibili).
Il progetto di testo dovrebbe tener conto anche dei feedback espressi durante la consultazione tecnica dei rappresentanti degli Stati che si è tenuta il 7 novembre scorso. Questo richiederà delle modifiche, e l’avvio della procedura di esame da parte dei colegislatori (Parlamento/Consiglio) sarà ritardato. “Il vantaggio è che il gabinetto della presidente Ursula von der Leyen è molto coinvolto, e non cambierà”, spiega a TPI una fonte alla Commissione che vede questo ulteriore possibile ritardo come una garanzia di stabilità. Durante lo stesso evento, la Wörsdörfer è stata molto evasiva riguardo all’altro atto delegato (molto controverso), che mira a definire l’idrogeno verde. Ma prima o poi la Commissione dovrà prendere il toro per le corna e affrontare la questione. A meno di non voler ammettere che la previsione di 20 milioni di tonnellate di idrogeno verde al 2050 e di 40 mila megawatt di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno al 2030, (previste dalla Comunicazione 301 del 2020) fossero solo parole al vento. E in questo caso poi dovrebbe spiegarlo alle oltre 200 aziende dell’idrogeno che esibiscono le loro tecnologie e agli oltre 6000 visitatori che sono venuti a vederle all’EXPO di Bruxelles in questi giorni.