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Home » Ambiente

Clima, per l’Unesco la Grande Barriera Corallina deve essere inserita nell’elenco dei siti naturali “a rischio”

Immagine di copertina
Foto da Pixabay

La Barriera Corallina australiana potrebbe finire nella categoria “a rischio” dei siti Unesco, che indica le aree patrimonio dell’umanità la cui sopravvivenza è minacciata dall’emergenza clima, da guerre o da contingenze politico-economiche. La decisione dovrebbe essere ufficializzata a metà luglio, durante la prossima sessione del Comitato del World Heritage, che si terrà a Fuzhou, in Cina.

A rivelarlo è una raccomandazione dei funzionari delle Nazioni Unite dove si afferma che, nonostante gli sforzi e i risultati ottenuti dal governo australiano, gli obiettivi chiave sul miglioramento della qualità dell’acqua non sono stati raggiunti. Il documento esorta l’Australia a intraprendere “un’azione accelerata a tutti i livelli possibili” sui cambiamenti climatici.

La raccomandazione Unesco ha scatenato la dura reazione governo australiano, e la ministra dell’Ambiente Sussan Ley che ha affermato di aver già telefonato alla direttrice generale dell’Unesco Audrey Azoulay insieme alla ministra degli Esteri australiana Marise Payne. Ley ha dichiarato che il governo si sarebbe “fortemente opposto” alla raccomandazione, esprimendo stupore per quello che ha descritto come un “ribaltone sulle precedenti assicurazioni” da parte dei funzionari Onu, che avevano anticipato che questo passo non sarebbe stato compiuto quest’anno.

“La decisione ha un vizio di fondo, è chiaro che nasconde una motivazione politica”, ha dichiarato Ley. Il sospetto del governo australiano è che la raccomandazione sia stata presa dopo interferenze politiche da parte della Cina, che quest’anno ospiterà la 44ma sessione del comitato Unesco, recuperando quella “saltata” lo scorso anno causa pandemia. I rapporti di Pechino con Canberra infatti sono deteriorati. “Ci appelleremo, ma la Cina ha molto potere, il meeting si svolge in casa loro, quindi non abbiamo molte speranze”, ha spiegato all’agenzia di stampa Reuters una fonte governativa che ha voluto rimanere anonima.

Gli attivisti per l’ambiente, tuttavia, non la pensano come il governo australiano: Canberra, secondo loro, non avrebbe fatto abbastanza nella lotta ai cambiamenti climatici. Gli scienziati hanno sottolineato che l’aumento delle temperature oceaniche ha portato a tre eventi di sbiancamento di massa su larga scala sulla barriera corallina dall’ultima volta che è stata esaminata dal comitato Unesco nel 2015. Il fenomeno, in inglese “bleaching” è dovuto alle ondate di caldo anomale e può portare alla morte del corallo. Se il comitato Unesco seguirà la raccomandazione, sarà la prima volta che un sito del patrimonio mondiale naturale viene inserito nell’elenco “a rischio” principalmente a causa degli impatti della crisi climatica.

Leggi anche: Scoperta in Italia l’unica barriera corallina del Mar Mediterraneo

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