Giudizio universale: i cittadini fanno causa allo Stato per “inazione climatica”. Ecco cosa ha deciso il giudice
203 ricorrenti hanno fatto causa allo Stato italiano per “inazione climatica”, nell’ambito della campagna “Giudizio universale“. Tra questi 24 associazioni, 193 individui e 17 bambini: A Sud, prima ricorrente, gli attivisti di Fridays for Future, Link coordinamento universitario, il climatologo Luca Mercalli e molti altri. Nell’atto di citazione depositato al Tribunale di Roma a giugno del 2021 dagli avvocati della “Rete legalità per il clima” si chiede di dichiarare lo Stato responsabile di non aver intrapreso le azioni necessarie a contrastare l’emergenza climatica, arrecando un danno ai diritti fondamentali dei cittadini che vivono sul territorio di cui è sovrano, primo tra tutti quello alla salute: una “colpa di stato”, come recita l’hashtag dell’azione legale.
La richiesta è anche quella di condannare l’Italia “all’adozione di ogni necessaria iniziativa per l’abbattimento, entro il 2030, delle emissioni nazionali artificiali di CO2 nella misura del 92 per cento rispetto ai livelli del 1990”, scrivono i legali. Il 21 giugno si è tenuta la seconda udienza, in cui per la prima volta le realtà associative, rappresentate dagli avvocati Luca Saltalamacchia e Michele Carducci, hanno presentato in aula le proprie argomentazioni conto l’Avvocatura di Stato.
La posizione dello Stato è quella di sottrarsi al giudizio rivendicando l’immunità delle proprie scelte, ovvero l’impossibilità di giudicarne le condotte. “Lo Stato non ha prodotto alcuna evidenza scientificamente verificabile sull’efficacia delle proprie azioni, né si è scomodata a confutare le evidenze che abbiamo presentato. Si limita, invece, a rilievi formali che intendono di fondo evitare il processo senza mettersi in ascolto delle istanze di protezione presentate dai 203 ricorrenti. Nonostante l’udienza si celebri nel primo giorno di una estate che si preannuncia la più calda della storia, con una crisi idrica senza precedenti, lo Stato continua colpevolmente a sottovalutare l’emergenza climatica e a non assumersi le sue responsabilità. Dentro il tribunale come nei palazzi istituzionali”, ha dichiarato Marica Di Pierri, portavoce dell’Associazione A Sud. Dopo un’ampia discussione la giudice si è riservata di adottare i provvedimenti opportuni. Segui qui gli aggiornamenti.