Ghiacciai in ritirata, picchi di caldo su Rosa e Marmolada: “Scioglimento senza precedenti”
“Ormai li diamo per persi“. Le forti ondate di caldo giorno dopo giorno stanno sfregiando i ghiacciai alpini e per il climatologo Luca Mercalli l’effetto di queste temperature non potrà che portare a una “drammatica riduzione” del ghiaccio sulle montagne italiane, fino alla sua sparizione.
Lunedì a Punta Penia (sulla Marmolada), a 3.343 metri, il termometro è arrivato a +14,3 gradi, mentre la temperatura era a +18 alla stazione di rilevamento meteo posta a 2.606 metri. Uno stress termico mai visto: le temperature non erano così elevate nemmeno il 3 luglio dell’anno scorso, quando l’improvviso collasso di un gigantesco seracco del ghiacciaio della Marmolada travolse e uccise 11 alpinisti.
Il climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli ha spiegato a ilfattoquotidiano.it come la nuova massima registrata sulla Marmolada sia solamente uno dei picchi di caldo preoccupanti che in questi giorni si stanno registrando su tutto l’arco alpino. A Capanna Margherita, ricorda Mercalli, la temperatura è normalmente sotto zero, mentre “già l’altro ieri era arrivata a 7”. Con la massima di 9.2 gradi, misurata questa mattina (ieri, ndr), sul massiccio del Monte Rosa è stato sfiorato il record di caldo, 9.7 gradi, relativo a 4 anni fa.
“La tendenza non è una novità, è in atto da oltre 30 anni. Ormai i record di caldo sono circa 12 volte più frequenti dei record di freddo in tutto il mondo”, ha sottolineato il climatologo. Cosa significa questo per i ghiacciai italiani? “Un massacro. Il ghiaccio fonde a zero gradi, quindi avere 14-15 gradi è come aver dimenticato un freezer con la porta aperta. È solo una questione di tempo, poi il ghiaccio se ne va. Sui ghiacciai alpini negli ultimi 3 decenni queste condizioni sono diventate sempre più frequenti, con un’estate sempre più lunga e un lungo periodo in cui le temperature sono sopra zero gradi”. I picchi come quelli registrati a Capanna Margherita o sulla Marmolada, spiega inoltre Mercalli, “sono ulteriormente deleteri, perché in giornate come questa si possono consumare anche più di 10 centimetri di ghiaccio. Vuol dire consumare in una stagione anche 3-4 metri di ghiaccio in media”.
Una cosa, purtroppo, è certa: “Non c’è nessun segnale che possa in questo momento far pensare a un’inversione di tendenza. Sappiamo che la temperatura non può far altro che salire. Anche se l’umanità decidesse domani mattina di interrompere le emissioni di Co2, la temperatura non smetterebbe subito di aumentare”. Si chiama “effetto inerzia” e Mercalli lo spiega così: “È come l’intossicazione per un corpo umano: un fumatore non si ritrova con i polmoni come nuovi il giorno dopo aver smesso di fumare”. In più, ad oggi il mondo non ha affatto smesso di fumare: “Siamo in pieno aumento di emissioni, alla faccia degli accordi di Parigi”.
I ghiacciai alpini ormai “li diamo per persi. La stima è che verso il 2050 non ci saranno più ghiacciai sotto i 3mila metri e se continuiamo così a fine secolo non ci saranno più i ghiacciai sulle Alpi“. Ma, avverte, “il fenomeno è comune a tutte le catene montuose del mondo, dall’Himalaya alle Ande”.