Ecomondo: come affrontare il rischio di povertà idrica e costruire nuovi modelli per le città del futuro
L'impegno di Acquedotto Pugliese nel corso dell'evento internazionale che si è svolto a Rimini
Ripensare i modelli delle nostre città, i consumi, sfruttare al meglio le risorse naturali come l’acqua. Il cambiamento climatico, i cui effetti sono sempre più frequentemente e in maniera drammatica sotto gli occhi di tutti, impone un netto mutamento nelle abitudini e negli stili di vita di tutti, se vogliamo salvare il pianeta e garantire un futuro alle prossime generazioni.
In tal senso l’acqua è un bene comune che richiede tutela, conoscenza e una gestione sempre più coordinata, efficiente e sostenibile. Di questo e molto altro si è parlato a Ecomondo – The Green Technology Expo – l’evento internazionale di riferimento in Europa e nel Mediterraneo per le tecnologie, i servizi e le soluzioni industriali nei settori della green and circular economy – che si è svolto nella Fiera di Rimini dal 5 all’8 novembre, e a cui hanno preso parte circa 1.600 operatori internazionali da oltre 100 Paesi.
Diffondere la cultura della sostenibilità è uno dei principi fondamentali che muovono l’operato di Acquedotto Pugliese (AQP), che ha animato un importante spazio all’interno di Ecomondo. Un tema fondamentale e non più rinviabile riguarda il modello da dare alle città del domani. È necessaria una gestione innovativa dell’acqua, per far fronte agli eventi climatici estremi sempre più frequenti, dalle prolungate siccità alle alluvioni, che mettono a dura prova i sistemi idrici. Per questo Acquedotto Pugliese ha lanciato il Water Safety Plan, un Piano sulla sicurezza delle acque (Psa) basato sul calcolo preventivo dei potenziali rischi in tutta la filiera idro-potabile.
Water Safety Plan
Un progetto ambizioso presentato nel corso di un panel di Ecomondo dedicato alle città resilienti e alla gestione sostenibile dell’acqua. D’altronde già dal 2018 AQP, con un primo progetto pilota, ha implementato sulla sua rete un Water Safety Plan. Il Piano, che ha un orizzonte a gennaio 2029 per l’applicazione su tutta la rete, si basa su un sistema di mappatura e analisi dei dati che permette anche di garantire un’elevata qualità dell’acqua: la Puglia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, presenta un tasso di conformità dell’acqua potabile del 99,1%, superiore alla media italiana (98,9%). Un dato frutto di investimenti e monitoraggi costanti. Nel solo 2023 i parametri chimici e microbiologici monitorati sono stati 1,6 milioni su oltre 50mila campioni prelevati.
Il Piano prevede la descrizione dell’intera filiera idropotabile – a partire da sorgenti, impianti di potabilizzazione, serbatoi, pozzi, collegamenti, grande adduzione e reti, sino agli abitati ed ai punti di consegna – e permetterà di raggiungere diversi obiettivi che vanno dall’ottimizzare i processi e gli investimenti sino ad anticipare potenziali rischi sul sistema di distribuzione delle acque.
“Partendo nel 2018 dalla filiera pilota del Pertusillo – ha spiegato la direttrice generale di AQP, Francesca Portincasa – siamo stati tra i primi ad attivarci in Italia, dove le norme sui Piani di sicurezza dell’acqua sono state recepite ad aprile 2023. In un sistema fortemente interconnesso come il nostro, con sei schemi idrici che ci rendono un unicum in Europa, questo farà una forte differenza in positivo. Per esempio, affronteremo le attività di controllo non più su base comunale, ma attraverso un modello di zone di fornitura più ampie, ottimizzando gli interventi, mentre la qualità dell’acqua, già ottima, continuerà ad essere analizzata e garantita dai laboratori. Inoltre, la nostra control room, il cervello digitale di AQP, sarà in grado di gestire le segnalazioni di potabilità sospetta attivando alert e relativi interventi”.
Si tratta di tematiche che hanno una netta ricaduta anche dal punto di vista economico. L’economia italiana, infatti, è fortemente condizionata dalla disponibilità idrica: il nostro è il primo Paese nell’area del Mediterraneo allargato per valore aggiunto attivato dalla filiera dell’acqua. Il tutto mentre il cambiamento climatico provoca un impoverimento idrico, e la domanda di acqua aumenta sempre più.
Il report
Come far fronte a tutto questo? Diventa necessario aumentare la cooperazione tra gli Stati, in particolare su temi come i consumi, l’efficientamento, l’interconnessione, il riuso e le fonti alternative. Anche di questo si è parlato a Ecomondo, con la presentazione del paper “Water for the Mediterranean: quale Agenda per i prossimi anni”, realizzato da The European House – Ambrosetti, con il quale si evidenziano criticità, ma soprattutto best practice da mettere a sistema a beneficio di tutti.
Il report raccoglie numeri chiave, competenze strategiche e infrastrutture rilevanti nel Mediterraneo allargato, un’area da 1,3 miliardi di abitanti e 12,5 trilioni di dollari di Pil, che si estende dall’Atlantico al Golfo Persico e include 45 Paesi, tutti chiamati a fare i conti con il cambiamento climatico.
In questo scenario la Puglia rappresenta un hub strategico, per la sua posizione geografica e come modello per la gestione dell’acqua in situazioni estreme: mancanza di fonti primarie e scarse precipitazioni. Sfide alle quali si è saputo far fronte con un’infrastruttura unica, eccezionalmente complessa e interconnessa, e con costanti investimenti.
“L’interconnessione, non solo infrastrutturale ma anche delle competenze, è la nostra cifra ed è per noi una priorità – ha sottolineato il presidente di AQP, Domenico Laforgia –. Questo ci consente, anche in una congiuntura di crisi idrica come quella che stiamo vivendo, di sviluppare una resilienza impraticabile per chi opera su scala più piccola. È importante che tutti accelerino sulla strada di una maggiore integrazione”.
Il report parte innanzitutto da alcuni dati: le Nazioni Unite hanno stimato che la domanda idrica urbana globale aumenterà dell’80% entro il 2050. Inoltre la popolazione del Mediterraneo allargato è in forte crescita, e si stima che si arriverà nel 2050 a 1,7 miliardi di abitanti e a un amento dei prelievi di acqua potabile del 30% rispetto ai valori attuali, con conseguenze potenzialmente molto gravi. Lo studio evidenzia poi come entro il 2050 la maggior parte dei Paesi del Mediterraneo sarà colpita da impoverimento idrico oltre il 75% (rapporto tra il consumo totale di acqua e le riserve idriche rinnovabili disponibili), ed è già soggetta a uno stress idrico elevato.
Questa scarsità idrica, legata ai fenomeni meteorologici estremi, minaccia la sicurezza alimentare e la stabilità delle comunità, con un conseguente aumento dei conflitti legati all’accesso e al controllo delle risorse idriche. Comunità che finiscono poi per essere costrette a emigrare, in cerca di maggiore stabilità e sicurezza. I disastri legati al cambiamento climatico hanno quindi importanti ricadute anche sul piano geopolitico, eppure i governi sembrano sottovalutare l’importanza strategica di gestire la risorsa idrica.
Il report presentato a Ecomondo si sofferma poi sulle tecnologie legate alla filiera dell’acqua. L’area del Mediterraneo allargato si è specializzata in tecnologie differenti rispetto a quelle più diffuse a livello globale: nel 2023 gli investimenti si sono concentrati su disinfezione, sensori e sistemi di controllo, mentre nel resto del mondo è la dissalazione termica che conquista il primo posto.
Come detto, questi temi hanno anche un forte impatto economico. Complessivamente nell’area del Mediterraneo circa 2mila miliardi di dollari, pari ad un settimo del Pil, dipendono direttamente dall’acqua. Nel 2022, l’Italia è stata prima nel Mediterraneo per valore aggiunto generato dalla filiera acqua, con 328,1 miliardi di dollari, e seconda per fatturato (24,1 miliardi di dollari), dietro solo alla Francia. A livello di ciclo idrico integrato, nel Mediterraneo gli investimenti sono cresciuti di oltre il 35% nell’ultimo decennio: da 32 miliardi nel 2014 a 43,3 miliardi nel 2023. In Italia, nello stesso periodo questi hanno segnato un +42,7%, passando dai 2,4 miliardi del 2014 ai 3,5 miliardi del 2023.
Water for life AQP Award
A volte, poi, può essere utile guardare a quanto accade lontano da noi, cercando esempi virtuosi da imitare. Un modello positivo è in tal senso la città di Copenaghen, che è stata premiata con il riconoscimento internazionale dedicato alla sostenibilità “Water for life AQP Award”. Da un punto di vista della gestione dell’acqua, la capitale danese si presenta come un case study per le pratiche di raccolta dell’acqua piovana – anche in condizioni di precipitazioni estreme – e il suo successivo utilizzo per scopi civili, ad esempio l’irrigazione, lo scarico dei servizi igienici e la pulizia delle strade, ma anche la costruzione di infrastrutture verdi o lo sviluppo e riprogettazione di parchi e aree naturali adatti per poter fungere da bacini idrici.
Le parole chiave, quindi, sono progettazione, cooperazione, investimenti e sostenibilità. Per ottimizzare e sfruttare con consapevolezza una risorsa imprescindibile per il futuro del mondo qual è l’acqua.