Earth day Med, a Palermo il Festival del clima nel Mediterraneo

L’attuale complesso contesto geopolitico internazionale, caratterizzato da conflitti, reali e commerciali, pone il Mediterraneo al centro nella gestione delle sfide economiche, sociali e climatiche del prossimo futuro.
Secondo l’IPCC, il panel intergovernativo sul cambiamento climatico, “il Mediterraneo è uno dei luoghi più importanti e vulnerabili ai cambiamenti climatici”. La regione è stata infatti definita un hotspot climatico, ovvero un’area in cui gli impatti del cambiamento climatico si manifestano con maggiore rapidità che in altre parti del pianeta. Ciò nonostante, non esiste, ancora, una voce comune che rappresenti i Paesi del Mediterraneo, che si trovano ad affrontare la sfida più complessa della contemporaneità profondamente divisi.
Nella settimana del Earth day in Italia da Palermo si rilancia e si lavora ad allargare il dibattito, Il Festival sul clima nel Mediterraneo – Earth Day Med offre uno spazio di dialogo per la costruzione di una voce comune per il Mediterraneo. L’edizione 2025 vedrà la convergenza di reti internazionali e mediterranee come: Rhizome cities e l’evento di rete del progetto Building bridges una piattaforma per i cittadini e le municipalità che mira a creare percorsi di partecipazione diretta delle comunità, MATTCCH – Mediterranean Alliance of Think Tank on climate change una rete di 25 istituzioni in tutto il bacino che si concentra sulla formazione del processo politico in materia di energia e clima. Il Comitato scientifico è tutto al femminiale con Giulia Giordano di ECCO il think tank per il clima, Maria Giovanna Parisi, docente all’Università di Palermo, Francesca Greco, Marie Curie Research Fellow all’Università di Bergamo, Chiara Pirovano di Està-Economia e Sostenibilità.
“Siamo orgogliosi di essere riusciti ad attirare partner internazionali importanti che vedono nel festival una grande potenzialità di crescita e di polarizzare a Palermo il dibattito pubblico sul cambiamento climatico della regione mediterranea riuscendo a mettere in rete istituzioni, organizzazioni ambientali, studenti e attivisti locali, nazionali ed internazionali per fare squadra e lavorare a strategie per un ecologia condivisa” Patrizia Pozzo Fondazione Studio Rizoma e co – founder del Earth day Med.
Il Festival alterna panel di esperti e dibattiti pubblici a momenti di gioco, apprendimento, di workshop e, si rivolge ad un target trasversale (famiglie, attivisti, studenti, società civile) per sensibilizzare alle tematiche ambientali perché oggi più che mai è cruciale l’azione di ogni singolo individuo per fronteggiare la crisi climatica e preservare il pianeta alle generazioni future.
Tra le iniziative di questa edizione c’è TeraMed, promossa dal think tank per il clima ECCO. Si tratta di una proposta regionale ambiziosa ed importante, con l’obiettivo di raggiungere 1 TW di capacità di energia rinnovabile installata nel Mediterraneo entro il 2030, in linea con gli obiettivi della COP28. Già supportata da una rete di attori internazionali, come Global Renewable Alliance, IRENA e l’Unione per il Mediterraneo l’iniziativa TeraMed propone sia target energetici, sia strumenti e visione politica per realizzarli. L’iniziativa promuove investimenti strategici, attraverso sinergie tra pubblico e privato e favorendo l’integrazione delle reti energetiche mediterranee. Questo significa gettare le basi per un futuro di cooperazione e sviluppo condiviso. L’energia rinnovabile può essere una leva per garantire stabilità politica, crescita economica e sicurezza per tutti i paesi della regione. L’Europa e l’Italia devono smettere di oscillare tra nuove alleanze fossili e impegni per le rinnovabili. La cooperazione energetica è la chiave per un Mediterraneo resiliente, stabile e prospero. Il cambiamento climatico ci impone di scegliere: divisione o integrazione? Competizione o crescita condivisa?
C’è la school of water education coordinata da Francesca Greco (Marie Curie Research Fellow all’Università di Bergamo) e supportata dalla Fondazione studio Rizoma che coordina anche l’intero festival. Tra gli Obiettivi: la creazione di alleanze di apprendimento per generare risposte congiunte può diventare un primo passo per dare risposte comuni ad un problema destinato a crescere in termini di importanza e di emergenza; la riduzione del divario di conoscenze sulla gestione delle risorse territoriali ed idriche per la sicurezza alimentare ed energetica in modo sostenibile in sinergia con gli ecosistemi naturali e compatibile con il rispettivo contesto socio-economico. La scuola mette a disposizione gratuitamente la sua equipe e i suoi docenti per corsi di formazione sui territori rivolti ad associazioni, comitati, cooperative sociali, scuole e giovani attivisti. Saranno gratuiti e rivolti ad attivisti e attiviste impegnate sui territori per la giustizia sociale, ambientale ed idrologica valorizzando soprattutto impegno e passione
Ma c’è anche il Centro di Sostenibilità e Transizione Ecologica dell’Università di Palermo, diretto dal Prof. Maurizio Cellura, la cui attività di ricerca interdisciplinare è volta ad identificare i nessi tra acqua, cibo, energia e ecosistemi nel contesto del Mediterraneo, per assicurare il rispetto del principio del “Do not Significant Harm”.Tra le sinergie attivate nell’ecosistema collaborativo innescato dalle molteplici iniziative in atto va segnalata anche l’esperienza di apprendimento costituita dalla lezione zero, sviluppata dal Centro di Sostenibilità e Transizione Ecologica dell’Università di Palermo in collaborazione con l’ASVIS e la Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS).
Proprio nel Mediterraneo potrebbe svilupparsi un modello globale per vincere la sfida climatica. Se da un lato, la transizione ecologica è un dovere, dall’altro rappresenta un’opportunità imperdibile per avviare un nuovo ciclo di sviluppo, giusto e sostenibile. Il Mediterraneo possiede il potenziale rinnovabile del Sud, la spinta alla decarbonizzazione del Nord, oltre alle competenze tecnologiche per adattarsi e innovare. Ma per farlo, serve una visione comune. Possiamo renderlo un ponte di opportunità o lasciarlo diventare una linea di frattura. La scelta è nostra, e il tempo è adesso.