Cop27, nasce un “fondo di riparazione” per i danni ambientali. Ma manca l’accordo sui combustibili fossili
Tra i risultati più significativi raggiunti alla Cop 27 c’è l’istituzione di un fondo per il “Loss and damage”, alimentato dai Paesi più ricchi, responsabili dei danni ambientali nei territori in via di sviluppo, più vulnerabili di fronte al cambiamento climatico. Erano circa trent’anni che si parlava della necessità di una “riparazione” a carico dei maggiori inquinatori, con questi ultimi che vi si erano sempre opposti. Ma la presidenza egiziana di Cop27, guidata da Sameh Shoukry, ha voluto fortemente che il tema fosse al primo punto dell’agenda della Conferenza di Sharm el Sheikh. Una soluzione accolta con favore dai Paesi africani, mentre Usa, Europa, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Giappone chiedono a gran voce di non essere gli unici contributori del fondo, facendo pressione anche su altre potenze economiche, a cominciare dalla Cina.
Un comitato istituito nel corso della Cop27 stabilirà quali saranno i “Paesi vulnerabili” che potranno attingere dal fondo “Loss and damage”. Chi ha ceduto sulle riparazioni ha chiesto che nel documento finale venisse inserito una esplicita menzione alla graduale riduzione di tutte le fonti fossili, fissando il picco delle emissioni al 2025. Nella “cover decision”, il documento che riassume le decisioni politiche, manca però questo passaggio. “A Sharm abbiamo visto un esplicito tentativo da parte di imprese e paesi produttori di gas e petrolio di rallentare una transizione necessaria e ormai inevitabile”, dice Giulia Giordano, responsabile dei programmi internazionali del think thank italiano “Ecco”.
Frans Timmermans, capo delegazione Ue, non nasconde il suo disappunto “Accettiamo questo accordo con riluttanza. Gli amici sono veri amici solo se si dicono anche quello che l’altro non vorrebbe sentire. Siamo orgogliosi di aver contribuito a risolvere il problema del Loss and damage, ma sulle riduzioni delle emissioni qui abbiamo perso una occasione e molto tempo, rispetto alla Cop26 di Glasgow. Da domani ci metteremo al lavoro per rimediare alla Cop28 di Dubai. Siamo a 1,2 gradi di riscaldamento e abbiamo sentito in questi giorni quali effetti questo stia già provocando. Ma la soluzione non è finanziare un fondo per rimediare ai danni, è investire le nostre risorse per ridurre drasticamente il rilascio di gas serra nell’atmosfera”.