Controlli e omertà negli allevamenti: le domande degli animalisti alla ministra Giulia Grillo
A ridosso del grande sciopero sul clima, gli animalisti italiani rivolgono alla ministra della Salute Giulia Grillo una serie di domande sul tema degli allevamenti che, come è noto, giocano un ruolo fondamentale per l’impatto ambientale.
Quanti sono i controlli svolti negli allevamenti e come vengono verificati? Qual è la posizione del ministero della salute sul tema delle gabbie? In che modo il ministero garantisce trasparenza nell’utilizzo dei soldi dei contribuenti? Sono queste le questioni poste dall’associazione italiana Animal Equality, che si batte per i diritti degli animali.
L’urgenza di porre queste domande è emersa dopo una puntata di Tg2 Post andata in onda il 13 marzo, con un confronto proprio sul tema degli allevamenti intensivi. In studio erano presenti Guglielmo Golinelli, allevatore e deputato della Lega Nord, e Silvio Borrello, Direttore Generale del Ministero della Sanità. Matteo Cupi, Direttore Esecutivo Animal Equality, era in collegamento da Milano.
Durante la puntata, secondo Animal Equality, i rappresentanti dell’industria e persino quelli del Ministero della Salute “si sono trincerati dietro silenzi e omissioni che nascondono la verità degli allevamenti intensivi, una realtà fatta di sofferenze, illegalità e mancati controlli”.
“L’intero approccio omissivo e approssimativo del rappresentante del Ministero” – si legge nel comunicato dell’associazione – “ci lascia con domande inquietanti sulla sicurezza alimentare in Italia, sulla tutela degli interessi dei cittadini italiani e degli animali, esseri senzienti e portatori di diritti – elemento chiave riconosciuto anche dal Trattato di Lisbona”.
Per questo, gli animalisti hanno stilato delle domande che rivolgono direttamente alla ministra della Salute Giulia Grillo.
Di seguito le domande rivolte dagli animalisti alla ministra Giulia Grillo, con le relative argomentazioni:
Borrello sostiene di aver già disposto controlli negli allevamenti di maiali mostrati dal Tg2, controlli effettuati da veterinari del servizio sanitario nazionale accompagnati dai Carabinieri del NAS. Vogliamo però ricordare che solo pochi mesi fa, proprio con Piergiorgio Giacovazzo del Tg2, siamo entrati per la seconda volta in un allevamento di galline ovaiole in gabbia completamente infestato da acari rossi (quindi a rischio salmonella), pieno di cadaveri, sporcizia e topi morti. Questo allevamento era già stato segnalato ai NAS nel 2017 e nel 2018, che hanno sempre sostenuto di non aver trovato nulla. Com’è possibile che invece i nostri investigatori, con riprese tracciate e geolocalizzate e accompagnati anche da un giornalista RAI abbiano invece trovato una situazione gravissima? Come vengono effettuati questi controlli? Riteniamo che non sia sufficiente aggrapparsi a spiegazioni approssimative di fronte a situazioni che mettono seriamente a rischio la salute pubblica e degli animali, che sia indice di poca responsabilità e serietà non fornire spiegazioni sufficienti e, anzi, sostenere in modo scorretto che si tratta solo di “casi isolati”. Solo pochi giorni fa sono stati condannati due veterinari che lavoravano presso un macello Italcarni a Brescia proprio perché non controllavano gli abusi che venivano commessi regolarmente al suo interno. Pretendiamo quindi delle spiegazioni, perché l’istituzione al servizio del cittadino – e che spende soldi pubblici – ha il dovere di agire e di dimostrare chiaramente di aver agito e controllato.
Perché Borrello non ha detto nulla sul tema delle gabbie? Sia nel servizio sui maiali, sia nel servizio sulle galline emerge ancora una volta la terribile condizione delle gabbie, in cui sono rinchiusi più di 300 milioni di animali in tutta Europa. Più di 140 organizzazioni chiedono l’eliminazione delle gabbie, con il sostegno dell’Intergruppo per i diritti animali del Parlamento e di decine di parlamentari europei, senza contare che lo stesso Ministro della Salute Giulia Grillo ha firmato la petizione per chiederne la cancellazione. Perché di fronte alle immagini andate in onda ieri sera il rappresentante del Ministero non ha espresso queste problematiche? Perché non ha specificato che anche l’Efsa – l’Autorità europea per la sicurezza alimentare – ha dichiarato in un parere molto recente che negli allevamenti in gabbia c’è un rischio maggiore che si sviluppi la salmonella, mettendo quindi a rischio la salute dei consumatori?
Il settore degli allevamenti intensivi raccoglie miliardi di euro di sussidi a livello europeo, soldi dei contribuenti che vanno a sostenere un comparto che ad oggi conta migliaia di allevamenti e milioni di capi allevati, un comparto che causa inquinamento, sofferenze animali e mette a rischio la salute dei consumatori. Perché non è stato spiegato nel dettaglio in che modo il Ministero sta lavorando con i veterinari pubblici per garantire i diritti dei consumatori e di chi invece sceglie di non consumare carne e derivati ma finanzia indirettamente questo sistema con le tasse? Le iniziative del Ministero rientrano in un piano di azione che serve a difendere i diritti dei cittadini e degli animali, e proprio per questo ci chiediamo, in che modo viene garantita trasparenza sulle spese e sulle attività effettuate? Borrello sembrava suggerire che gli allevamenti problematici siano solo “casi isolati”, una posizione molto grave da parte di un funzionario pubblico che dovrebbe invece spiegare su cosa si basa questa sua posizione e dovrebbe dimostrare preoccupazione per la salute dei cittadini e degli animali in qualunque caso e ad ogni costo. Perché non è così?