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Home » Ambiente

Summit Onu sul clima: i risultati dell’incontro. Emissioni zero entro il 2050 per 66 paesi e la Russia ratifica l’accordo di Parigi

Immagine di copertina
Credits: AFP

Summit Onu sul clima: si apre a New York il vertice delle Nazioni Unite

È iniziato oggi, 23 settembre, il summit sul clima dell’Onu, il vertice tra i leader del mondo organizzato a latere dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per discutere del problema dell’emergenza climatica che sta provocando il surriscaldamento globale. Il meeting tra i capi di Stato si svolge durante la settimana del clima di Fridays for Future guidata dall’attivista svedese Greta Thunberg, che culminerà con lo sciopero globale del 27 settembre.

L’obiettivo del summit Onu sul clima e l’arrivo a sorpresa di Trump

Il vertice è stato convocato dal Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres e ha l’obiettivo di sollecitare i leader globali a presentare “piani d’azione” concreta per contrastare il cambiamento climatico. All’incontro saranno presenti circa sessanta rappresentanti governativi, tra cui la cancelliera tedesca Angela Merkel, il primo ministro dell’India Narendra Modi e il premier britannico Boris Johnson. Il presidente degli Usa aveva fatto sapere che non si sarebbe presentato al summit sul clima, perché impegnato in un incontro sulla libertà religiosa ma intorno alle 17 del pomeriggio si è presentato a sorpresa al vertice Onu nel palazzo di vetro.

I risultati del summit

Con un comunicato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres rende noto che sono sessantasei i governi che hanno espresso l’intenzione di ridurre le emissioni di Co2 entro il 2050 lanciando una nuova alleanza nota come “Climate Ambition Alliance” : “10 regioni, 102 città, 93 aziende e 12 investitori si sono impegnati nel raggiungere le zero emissioni nette di Co2 entro il 2050”, ha dichiarato.

“L’emergenza climatica è una gara che stiamo perdendo, ma possiamo vincerla”, prosegue il comunicato. Le Nazioni Unite hanno poi fatto sapere che sono 68 i paesi che si sono impegnati a rivedere i loro piani sul clima entro il 2020. Per quella data infatti i 195 paesi che hanno firmato l’accordo di Parigi dovranno presentare i nuovi impegni sul clima. Inoltre, altri 30 paesi proprio durante il summit stanno formando un’alleanza per bloccare la realizzazione di nuove centrali a partire dal 2020.

L’obiettivo è considerato vitale nella prevenzione di catastrofici cambiamenti climatici a lungo termine. Allo stato attuale, solo una ventina di paesi hanno incluso tale impegno nelle leggi nazionali o fatto piani politici concreti per attuarlo. L’Unione europea spera di raggiungere un consenso tra i suoi membri entro il 2020.

Il premier Conte al Summit Onu sul clima

Per l’Italia sta partecipando al summit Giuseppe Conte, accompagnato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa.  “Non c’è il problema di conciliare le posizioni, la collocazione atlantica non ci impedisce di perseguire politiche economiche e sociali che riteniamo più utili per il nostro paese”, ha risposto Conte ad una domanda su come sia possibile conciliare le posizioni italiane sul clima con quelle del presidente Usa Donald Trump.

Presente al summit Onu anche la giovane attivista italiana Federica Gasbarro che in un video inviato all’Ansa ha dichiarato: “Oggi è il giorno più importante, quello del summit dei grandi della Terra. Noi giovani siamo molto curiosi di sapere se il nostro vertice ha portato dei cambiamenti e come hanno saputo interpretare tutte le nostre proposte”.

L’Italia ha aderito assieme ad Austria, Cile e Giappone alla Carbon Neutrality Coalition (Cnc), un’alleanzache vanta già 24 Paesi nata per sviluppare strategie climatiche comuni entro al 2020. Durante il vertice i componenti della coalizione hanno affermato il proprio impegno a rispettare l’accordo di Parigi, a unirsi dietro la scienza e a rispondere alle richieste del movimento giovanile globale per un’azione più forte sul clima.

Vertice Onu sul clima, il grande assente è Donald Trump

L’obiettivo del “Climate action summit Onu” in linea con l’ accordo di Parigi è una riduzione delle emissioni di gas del 45 per cento entro il 2030, attraverso la progressiva decarbonizzazione di tutti gli Stati del pianeta e il ricorso alle nuove energie rinnovabili. Il vertice sul clima si concluderà con una dichiarazione firmata da 30 capi di Stato, tra cui anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Clima, una settimana di manifestazioni in tutto il mondo per difendere il pianeta

Le parole del segretario generale Onu Antonio Guterres

Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres si è detto fiducioso che l’incontro di oggi sul clima possa aprire la strada alla “green economy” e si congratula con le 87 imprese che hanno deciso di aderire all’appello delle Nazioni Unite per la riduzione delle emissioni.

clima onu summit
Credits: Twitter/Antonio Guterres

In un’intervista pubblicata su Repubblica il 23 settembre, Guterres ha poi lanciato un allarme anche sul rapporto tra l’emergenza climatica e l’aumento del fenomeno migratorio: “Basta guardare il moltiplicarsi dei disastri naturali con conseguenze sempre più devastanti. La siccità in Africa, oltre ad affliggere la popolazione locale, costringendola a spostarsi, alimenta i conflitti e il terrorismo. Assistiamo allo scioglimento dei ghiacciai, allo sbiancamento dei coralli, le catene alimentari sono messe a rischio. Il mese di luglio è stato il più caldo della storia”.  Se ridurre le emissioni del 45 per cento entro il 2030 fosse un obiettivo comune a tutti, “sarei avvantaggiato”, afferma, alludendo all’assenza del presidente degli Stati Uniti dal summit Onu, ma si dice comunque fiducioso che la direzione sia quella giusta: “La natura è arrabbiata e con la natura non si scherza. La natura si vendica, passa al contrattacco, e lo stiamo vedendo”.

Il rapporto Oxfam sulla relazione tra il clima e il fenomeno migratorio

Oxfam ha lanciato oggi l’allarme sul rapporto del cambiamento climatico e l’aumento delle migrazioni: “La sopravvivenza di decine di milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, e in particolare in Africa, dipende già oggi e dipenderà sempre di più nel prossimo futuro dalla capacità di adattarsi e resistere all’impatto del cambiamento climatico e di eventi sempre più estremi, come siccità prolungate e durissime, alluvioni, cicloni e uragani. I 48 Paesi più poveri del pianeta ricevono da 2,4 a 3,4 miliardi di dollari l’anno in aiuti e finanziamenti diretti a ridurre l’impatto della crisi climatica. Una cifra irrisoria che equivale a meno di 1 centesimo di dollaro al giorno”, scrive l’organizzazione che lotta contro le disuguaglianze.

La Russia ratifica l’accordo di Parigi

Il primo ministro russo Dmitry Medvedev, intanto, ha dichiarato di aver firmato una risoluzione relativa alla ratifica dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici: “È importante che il nostro Paese partecipi a questo processo: la minaccia dei cambiamenti climatici potrebbe compromettere l’equilibrio ambientale, mettere a rischio lo sviluppo di successo di molti settori chiave, come l’agricoltura, e, soprattutto, la sicurezza della nostra gente che vive sul permafrost”, ha detto Medvedev in una riunione con i vice primi ministri.

“Stiamo svolgendo lavori nell’ambito del Progetto Nazionale Ecologico e cerchiamo di ridurre le emissioni che inquinano l’aria e di ripristinare le foreste: ora dovremo anche tenere presente l’adempimento degli obblighi internazionali che mirano a ridurre le emissioni di gas serra”, ha detto Medvedev affermando di aver già ordinato di elaborare regolamenti che adeguano l’accordo di Parigi alle leggi russe.

Il vice primo ministro Alexei Gordeyev ha dichiarato che il documento sarà pronto entro il 2020. “Secondo il ministero delle Finanze, adotteremo il documento entro la fine di quest’anno”, ha detto Gordeyev. “La ratifica dell’accordo di Parigi renderà la Russia un vero e proprio player nella formazione della moderna agenda globale sul clima. Ciò è particolarmente importante in quanto la Russia si colloca al quarto posto nel mondo per emissioni di gas serra e qualsiasi misura normativa deve tenere conto dei nostri interessi nazionali nella massima misura: questo principio è la pietra angolare delle norme e dei regolamenti che ora vengono creati a livello nazionale”, ha affermato. Una legge federale sarà il documento principale per quanto riguarda la regolamentazione statale delle emissioni di gas serra e il suo progetto è pronto. Il documento sarà adottato nel corso dell’anno e entro la fine dell’anno dovrebbero essere preparate strategie di sviluppo a lungo termine che prevedono bassi livelli di emissioni di gas a effetto serra fino al 2050.

L’intervento di Greta Thunberg

Al vertice sul clima dell’Onu è intervenuta anche la giovane attivista Greta Thunberg che non ha risparmiato le accuse ai leader mondiali: “Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia. Ci state deludendo, ma i giovani stanno iniziando a capire il vostro tradimento, gli occhi di tutte le generazioni future sono su di voi, e se sceglierete di fallire non vi perdoneremo mai. Il mondo si sta svegliando e il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no”, ha dichiarato.

La giovane attivista Greta Thunberg insieme ad altri 16 ragazzi tra gli otto e i quindici anni ha inoltre presentato una denuncia contro 5 potenze globali (Argentina, Brasile, Francia, Germania e Turchia) al Comitato dell’Onu sui diritti dell’infanzia, con l’accusa di essere stata privata del diritto di essere bambina. I firmatari del reclamo provengono da 12 diversi paesi del mondo e sostengono che l’incapacità degli stati membri di affrontare la crisi climatica costituisca una violazione dei diritti dei minori.

La denuncia di Greta Thunberg: ci hanno privato del “diritto all’infanzia”

Il videomessaggio di Papa Francesco al vertice Onu sul clima

Anche il Papa ha espresso le sue critiche affermando che gli impegni dei paesi inquinanti sono ancora troppo deboli: “A 4 anni dallo ‘storico’ accordo di Parigi si osserva come gli impegni assunti dagli Stati siano ancora molto ‘fluidi’ e lontani dal raggiungere gli obiettivi fissati. È necessario chiedersi se vi sia una reale volontà politica di destinare maggiori risorse umane, finanziarie e tecnologiche per mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico e aiutare le popolazioni più povere e vulnerabili, che sono quelle che ne soffrono maggiormente”.

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