Quei dieci miliardi di mozziconi che ogni giorno pesano sull’ambiente. E sulla nostra coscienza
Contenuto redatto in collaborazione con Philip Morris Italia
Contrariamente a quanto molti pensano, la tipologia di rifiuti più frequentemente ritrovata nei mari non è la plastica o il petrolio, bensì i mozziconi di sigaretta. Ogni giorno, nel mondo, ne vengono dispersi ben 10 miliardi e ciascuno di essi impiega vari anni per degradare, a causa della loro composizione: triacetato di cellulosa, carta fine, cenere, resti di tabacco, catrame e altre sostanze derivanti dalla combustione. Se carta e tabacco si degradano in maniera rapida, la cellulosa impiega invece da un mese a 12 anni.
Complessivamente, quindi, l’impatto dei mozziconi dipende in gran parte dalle condizioni biofisiche circostanti e non è paragonabile a quello delle materie plastiche convenzionali – che richiedono centinaia di anni -, ma rappresenta comunque un’insidia molto forte per l’ambiente, anche per via dello scarso grado di consapevolezza da parte dei cittadini. Un fumatore su due, infatti, tende a sottovalutare le conseguenze del gesto che quotidianamente viene compiuto disperdendo il mozzicone nell’ambiente, il cosiddetto “littering”. È quanto emerge dall’indagine condotta dai promotori della campagna #Cambiagesto, lanciata nel 2019 proprio per sensibilizzare i fumatori sulla nocività di un’abitudine ormai consolidata, soprattutto nei centri urbani, dove la mancanza di contenitori idonei fornisce il pretesto per un malvezzo che viene rinforzato da un comportamento imitativo e non adeguatamente stigmatizzato sul piano sociale.
C’è di più: oltre a danneggiare l’ambiente, gettare per terra un mozzicone di sigaretta può nuocere gravemente anche alle proprie tasche, in quanto la legge in vigore dal 2016 prevede multe da 60 a 300 euro. L’articolo 40 della Legge 28 dicembre 2015, n. 221, prevede inoltre che tali somme vadano destinate a un fondo per il finanziamento di campagne educative e di installazione di raccoglitori per mozziconi. Purtroppo, però, l’applicazione di questa normativa è molto lacunosa, come è facile riscontrare sia nel centro delle città, sia nelle spiagge o nei parchi, dove ai fumatori viene spesso consentito di lasciare una sgradita traccia del loro passaggio. E il problema di fondo è che queste tracce non sono riciclabili, in quanto il processo di depurazione richiederebbe elevate quantità di acqua e sostanze chimiche, risultando così sconveniente sia dal punto di vista ambientale che da quello economico. Gli unici tentativi di riciclo finora condotti riguardano esperimenti di laboratorio non replicabili su scala industriale.
Si è anche provato a introdurre diverse tipologie di filtri, in materiale biodegradabile, ma il risultato è stato fallimentare per via di problematiche tecniche e dell’alterazione del gusto della sigaretta, che ha provocato reazioni negative nei consumatori. Inoltre, nemmeno i filtri biodegradabili sono privi di residui potenzialmente tossici generati dalla combustione, che nel caso di dispersione nell’ambiente si riversano nell’acqua o nel suolo, con il rischio di venire ingerite dagli animali. Non diminuisce nemmeno il rischio di incendi, se non si adottano comportamenti più responsabili. Al momento, il trattamento più efficiente dei mozziconi è quello dei rifiuti solidi urbani, raccolti e trattati per recuperare energia. Possono ad esempio essere usati come combustibile: sono biomasse (perché formati da tabacco e cellulosa), hanno un elevato potere calorifico e possono essere considerati fonte di energia rinnovabile.
Allo stato dell’arte, dunque, è necessario intervenire sui comportamenti individuali: oltre a sensibilizzare i cittadini sui pericoli per la salute derivanti dal fumo di sigaretta, bisogna anche prevenire la dispersione dei mozziconi nell’ambiente. È su questi aspetti che lavora la campagna #Cambiagesto, promossa e finanziata da Philip Morris Italia con il supporto di H+, E.R.I.C.A. e Retake. Dopo aver toccato Palermo, Firenze, Salerno, Livorno e Bari, nell’anno in corso ha proseguito il proprio tour a Padova, Vercelli, Genova e Bologna, per poi arrivare all’evento conclusivo previsto a Milano nel mese di gennaio.
L’approccio che utilizza è quello del “nudging”: una tecnica gentile di stimolo nei confronti di chi è chiamato a modificare le proprie abitudini, contrapposta all’approccio aggressivo e colpevolizzante che spesso viene adottato nei confronti dei fumatori, con il risultato di produrre reazioni difensive di negazione del problema. Solo facendo leva sulla responsabilità individuale, invece, sarà possibile apportare un reale cambiamento e contribuire a preservare l’ambiente.
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