Animali: stop in circhi e vendita nei negozi
Giro di vite in Francia per salvaguardare il patrimonio animale. No alla detenzione di cetacei nei delfinari e all’allevamento di specie per la produzione di pellicce. Una vera rivoluzione per la protezione di specie
Gli animali non sono oggetti e la Francia lo ha urlato forte in un traguardo storico che può essere d’esempio per tutta Europa. È infatti di pochi giorni fa la notizia che questa Nazione ha raggiunto un traguardo storico per il benessere animale. Loic Dombreval, coautore del disegno di legge, lo definisce un «accordo storico». L’approvazione è avvenuta in una commissione mista composta in egual misura da sette rappresentanti di entrambe le Camere. Tante le nuove leggi che includono il rispetto delle altre specie.
Finalmente sì è detto basta all’allevamento degli animali da pelliccia, tra cui visoni e altre specie. Entro il 2024 dovranno anche chiudere i negozi che vendono animali domestici e ci sarà un più ferreo controllo della vendita di animali online per contrastare il traffico illegale di animali. Questo, secondo i legislatori francesi, diminuirebbe gli acquisti compulsivi e farebbe crescere la consapevolezza su cosa significhi adottare un animale, incentivando le adozioni di animali sfortunati dai rifugi. È stato infatti creato anche l’Osservatorio per la Protezione degli Animali e lo stanziamento di 15 milioni di euro per sostenere 300 tra canili e gattili.
Inoltre, quando saranno acquistati animali, si riceverà un “certificato di conoscenza”, che descriverà le caratteristiche etologiche degli esemplari. Un enorme traguardo per il benessere animale e la gestione responsabile degli animali da compagnia. Inasprite anche le pene in caso di gravi maltrattamenti e atti di crudeltà nei confronti degli animali e in caso di abbandono, con pene previste fino a 5 anni di reclusione e multe fino a 75.000 euro. Questo è ulteriormente importante per la Francia che detiene il triste primato di abbandono di cani e gatti a livello europeo.
Ma non è tutto: entro il 2028 gli animali selvatici non potranno più esibirsi nei circhi ed entro 2 anni sarà vietato l’acquisto e la riproduzione di individui destinati alle esibizioni circensi, mentre entro 5 anni, i cetacei non potranno più essere detenuti nei delfinari.
La senatrice Anne Chain-Larché lo definisce un testo “equilibrato” che “crea dei nuovi strumenti di lotta contro il maltrattamento animale”. Gli animalisti di tutto il mondo festeggiano ed invidiano la Francia per questo grande passo verso il progresso e il rispetto animale, ma chiedono un ban totale all’utilizzo di animali nei circhi in tutta Europa. “Chiediamo un divieto a livello europeo, poiché i divieti a livello nazionale non impediranno ai circhi di spostarsi, con tutti i relativi rischi per la salute e la sicurezza, e le difficoltà per gli animali”, hanno spiegato i portavoce della campagna Stop Circus Suffering.
E in Italia? In risposta alle delibere di prevenzione di pandemie e malattie zoonotiche, nei mesi scorsi è stata approvata un’importante legge che vieterà la detenzione di animali selvatici ed esotici come pet. Addio quindi alla vendita di ricci africani, a pappagalli in gabbia e a suricati al guinzaglio. E entro maggio 2022 si attendono i decreti attuativi.
Una bella notizia che aveva già un buon precedente, nel 2017 infatti erano stati mossi i primi importanti passi per l’abolizione degli animali negli spettacoli circensi con l’approvazione di una legge delega che prevedeva un graduale superamento degli animali dai circhi. Ma a questa legge, a causa delle varie crisi di governo, ancora oggi mancano i decreti attuativi. È importante ricordare, però, che secondo un recente sondaggio Eurispes il 71% degli italiani è contrario alla spettacolarizzazione degli animali nei circhi. E che numerosi etologi, veterinari, scienziati si sono schierati scientificamente ed eticamente contro all’utilizzo degli animali nei circhi, condannandone lo stato di benessere psicofisico.
Non aspettiamo altro, quindi, che si riprenda in mano la legge delega e che venga finalmente nel nostro Paese rispettata la volontà dell’opinione pubblica e di quella scientifica, anche alla luce di quanto fatto dai nostri vicini di frontiera. Noi speriamo che sia d’ispirazione e buon esempio.
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