Amazzonia, l’allarme del WWF: la deforestazione sta raggiungendo un punto di non ritorno
Torna la campagna del WWF "A Natale mettici il cuore”
C’è un problema serio nel mondo ed è la deforestazione dell’Amazzonia. Il 18% della foresta amazzonica, infatti, è stato completamente perso e un ulteriore 17% è degradato. Un tema affatto distante o secondario, ma che riguarda il futuro di tutti noi. Secondo il “Living Amazon Report” del WWF la continua perdita di questo bioma avrebbe ripercussioni sul sostentamento di circa 47 milioni di persone, metterebbe a repentaglio la sicurezza alimentare e renderebbe impossibile mantenere il riscaldamento del pianeta al di sotto di 1,5 °C. Unendosi all’appello delle organizzazioni indigene amazzoniche, il WWF sollecita uno sforzo globale per proteggere l’80% dell’Amazzonia e renderla ecologicamente sana.
Con la campagna “A Natale mettici il cuore” è possibile regalare l’adozione di una specie iconica a rischio e sostenere il WWF per proteggerla. Nel nostro pianeta c’è un sistema naturale che come pochi altri svolge un ruolo fondamentale per il funzionamento della biosfera, consentendo la vita per come la conosciamo. Un sistema che è oggi ai limiti del collasso a causa dell’uomo. Stiamo parlando dell’Amazzonia, 6,7 milioni di km2 che comprendono il più grande complesso di foreste e fiumi del mondo, ospitando circa il 10% della biodiversità mondiale. Nonostante il gruppo di esperti scientifici per l’Amazzonia (SPA) abbia già avvertito, durante la COP26, che l’Amazzonia si trovava di fronte a un punto di non ritorno, a un anno di distanza la deforestazione sta ancora accelerando anziché diminuire. Dato confermato dall’INPE (agenzia brasiliana incaricata di monitorare la deforestazione) che afferma che la deforestazione nella prima metà del 2022 è stata la più alta registrata dal 2016, suggerendo che sarà il quarto anno consecutivo di livelli record di deforestazione in Brasile.
Durante l’appena conclusa COP27, il WWF ha pubblicato il “Living Amazon Report” per comunicare lo stato dell’Amazzonia e invitare l’umanità a riconoscere la ricchezza della natura, i suoi servizi ecosistemici e come tutto sia interconnesso, per ispirare l’azione oltre i confini dei Paesi e agire con urgenza per salvarla. Il “Living Amazon Report” del WWF sostiene che le minacce dell’Amazzonia devono essere fermate attraverso misure urgenti con l’obiettivo di proteggerne l’80% entro il 2025. Basandosi sulle ultime ricerche disponibili, il Report dimostra che, senza un’azione immediata, la foresta amazzonica potrebbe raggiungere un punto di non ritorno, con gravi conseguenze per il sostentamento dei 47 milioni di persone che vivono nell’area (511 gruppi di popolazioni indigene), per il 10% della biodiversità del pianeta e per il cambiamento climatico. A grave rischio sarebbero anche alcune specie iconiche come il giaguaro.
Impatti dell’azione umana
Dal Report risulta che il 18% delle foreste amazzoniche è stato convertito ad altri usi e un ulteriore 17% è altamente degradato, principalmente a causa dell’espansione dell’agricoltura e dell’allevamento di bestiame, nonché dell’accaparramento di terre e della speculazione. La perdita di foreste è anche associata al disboscamento insostenibile e illegale, agli incendi incontrollati e alle infrastrutture mal pianificate.
Il report avverte inoltre che l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C non potrà essere raggiunto se la foresta amazzonica andrà persa. Il carbonio immagazzinato per secoli in Amazzonia verrebbe infatti rilasciato a un ritmo accelerato a causa della deforestazione, degli incendi – intensificati dal cambiamento climatico – e delle attività produttive non sostenibili.
“L’Amazzonia sta iniziando a mostrare segni di avvicinamento a un punto di non ritorno: le stagioni stanno cambiando, l’acqua di superficie si sta perdendo, i fiumi sono sempre più disconnessi e inquinati e le foreste sono sottoposte a un’immensa pressione a causa della deforestazione e degli incendi. Tutto ciò potrebbe portare a cambiamenti irreversibili nel prossimo futuro, con la conseguente perdita di uno dei pilastri della stabilità planetaria in termini di clima e biodiversità, nonché di insostituibili baluardi della diversità culturale e delle conoscenze ancestrali” afferma Isabella Pratesi, Direttore di Conservazione del WWF Italia, aggiungendo che “la perdita dell’Amazzonia modificherebbe drasticamente le caratteristiche climatiche del Sud America, incidendo sulla sicurezza alimentare dell’intera regione e intensificando gli effetti nocivi del cambiamento climatico, che in ultima analisi si ripercuoterebbero sull’intero pianeta. L’obiettivo comune di contenere il riscaldamento della Terra entro 1,5°C rispetto al periodo pre-industriale non potrà essere raggiunto se questo bioma viene perso, data l’immensa quantità di CO2 che immagazzina”.
Il giaguaro
Il più grande felino delle Americhe nonché una delle specie più emblematiche dell’Amazzonia, il giaguaro, ha bisogno di grandi aree di territorio per soddisfare i suoi bisogni essenziali; per questo la distruzione dell’habitat è una delle principali minacce alla sua sopravvivenza. Il giaguaro (Panthera onca) ha visto ridursi negli ultimi anni il suo areale di più del 50%. Ma questa è solo la punta dell’iceberg: a minacciare la sopravvivenza di questo straordinario felino, presente in 18 Paesi tra America centrale e settentrionale, è anche la persecuzione diretta da parte dell’uomo. Il commercio illegale di fauna selvatica è responsabile di migliaia di esemplari uccisi ogni anno. Inoltre, con l’aumento delle predazioni di bestiame domestico da parte di giaguari affamati per la progressiva scomparsa delle loro prede, si stanno inasprendo purtroppo i conflitti con le comunità locali. Il WWF ha da sempre intrapreso campagne a scala locale o regionale per la conservazione di questa specie iconica, ma i soli 170.000 individui rimasti ad oggi in natura e il trend negativo della popolazione richiede, oggi, un’azione a livello internazionale.
L’unica soluzione è agire subito
Durante l’evento di lancio del Report alla COP27, è stato fatto un appello globale alle principali parti interessate in diversi settori affinché si uniscano all’iniziativa per proteggere almeno l’80% dell’Amazzonia. Secondo il WWF, per fare ciò sarà necessario estendere quel mosaico di aree e territori indigeni protetti che attualmente copre solo metà dell’Amazzonia, oltre ad un impegno politico consono che affronti direttamente i principali fattori di perdita dell’Amazzonia quali la deforestazione, l’estrazione mineraria illegale, la corruzione, lo sfruttamento indiscriminato di fauna e di altre risorse naturali, e le infrastrutture progettate senza considerare il loro impatto sull’ ecosistema.
“Il raggiungimento dell’obiettivo di proteggere l’80% dell’Amazzonia entro il 2025 fa parte di uno sforzo globale per assicurare un’Amazzonia ecologicamente sana. É necessaria un’azione urgente per evitare ripercussioni globali e per garantire che questa regione possa continuare a regolare il clima del pianeta e a fornire benefici ambientali e culturali al mondo intero” conclude Isabella Pratesi.
La Campagna WWF “A Natale mettici il cuore”
Le foto o i video in cui ci imbattiamo sui social media, spesso ritraggono proprio specie simbolo come il giaguaro, la tigre, il koala, l’elefante o il leopardo delle nevi e non esitiamo a mettere un “like” o un “cuore” con un clic dal nostro smartphone. I like sui social, però, non bastano a proteggere questi animali, che come abbiamo visto sono sempre più minacciati. Il WWF Italia, a Natale, vuole spronare ognuno di noi a passare dall’intenzione all’azione: riparte così la campagna “A Natale mettici il cuore”, con l’obiettivo di spingere le persone a regalarsi o donare ad altri, in occasione del Natale, l’adozione di una delle specie simbolo che senza il nostro aiuto rischiamo di perdere per sempre. Con un’adozione simbolica sul sito adozioni.wwf.it si sosterranno i progetti di conservazione WWF a tutela della natura, proprio quella natura senza la quale non possiamo vivere perché ci fornisce tra le atre cose cibo, ossigeno, acqua potabile, medicinali e difesa dagli eventi estremi.